Il G8 di Toronto è finito nel caos

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Il G8 di Toronto è finito nel caos

28 Giugno 2010

Va in scena il G20 e, com’è d’obbligo, le strade della città che ospita il vertice dei Paesi più industrializzati si trasformano in un carosello di McDonald’s e banche dai vetri frantumati, cassonetti della spazzatura usati per creare delle barricate, auto della polizia date alle fiamme. Un piccolo esercito di rivoltosi, il tristo blocco nero ma anche anarchici della middle class e con il volto scoperto, si sono praticamente impossessati della città canadese, mentre Obama e i leader europei parlavano di stimoli alla crescita piuttosto che della riduzione del debito pubblico.

"Questa non è la nostra Toronto", ha detto sconsolato il sindaco della città, spiegando che la polizia ha effettuato almeno 103 arresti e che si sta cercando di porre un freno a questa discesa nel caos. Un inferno programmato, che tutti si aspettavano, che ormai non è più neppure dettato da qualche motivazione ideologica precisa, ma da un brutale nichilismo, una soddisfazione luddista ben rappresentata dal giovane mezzo nudo che balla ubriaco sul tetto di un’auto della polizia, tra lazzi e schiamazzi. Morale: i cittadini di Toronto restano chiusi prigionieri nelle loro case e nei prossimi mesi dovranno pagare il casino di queste giornate, perché in fondo, a pagare è sempre il contribuente. La proprietà privata? Qualcosa che si può mettere tranquillamente fra parentesi. 

La responsabilità, però, è anche delle autorità canadesi, che hanno condannato le violenze ma hanno fatto poco e niente per evitarle. La polizia di Toronto, in ossequio ai principi della correttezza politica che dominano a quelle latitudini, ha usato il guanto di velluto per contenere i disordini. Così i "tughs" che hanno messo a ferro e fuoco la città, legittimati dal basso profilo tenuto dalle forze dell’ordine, il cui unico scopo è stato impedire ai "manifestanti" di raggiungere la zona rossa del vertice, si sono sentiti in dovere di ripetere i loro gesti di violenza over and over again.

Il bello è che nei giorni scorsi le autorità avevano annunciato nuove misure di sicurezza, armando di tutto punto gli agenti con gas urticanti e proiettili di plastica, ma tutto questo poi non è servito a niente visto che il "contenimento" delle proteste si è trasformato nel loro dilagare senza resistenze. "La libertà di espressione è un principio della nostra democrazia," ha detto il portavoce del premier Harper durante una conferenza stampa, "ma quelli che oggi hanno scatenato le violenze non hanno nulla a che fare con lo stile di vita canadese". L’impressione è che la polizia, armata di tutto punto, abbia semplicemente fatto da spettatore a quanto stava accadendo. Mentre il governo, nonostante le dichiarazioni di prammatica, ha mantenuto una sorta di pericolosa neutralità fra chi deve far rispettare la legge e chi è fuorilegge.  

Il ministro delle finanze dell’Ontario è stato attaccato e preso a male parole durante una registrazione per un programma televisivo. Ieri, un’auto carica di bombole di gas è stata fermata durante dei controlli della polizia; il conducente era armato di una balestra artigianale. Nei giorni scorsi, il 37enne Byron Sonne era stato arrestato in casa sua dove stava allegramente preparando degli esplosivi. Senza scomodare Bolzaneto, viene da chiedersi quanto sia stata utile la "prudenza" invocata dalle autorità.