Il “Gay Pride” accanto alla Moschea di Cordoba

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Il “Gay Pride” accanto alla Moschea di Cordoba

07 Agosto 2010

A Roma, storicamente città aperta, c’è lo Stato del Vaticano, una miriade di chiese e parrocchie, ma anche spazio per il Gay Pride, la manifestazione dell’orgoglio omosessuale in cui, tra gli altri, si prende in giro anche il papa. A qualcuno più ortodosso di altri potrà stare sullo stomaco che nella città eterna – cuore della cristianità – si svolgano manifestazioni del genere, così come ai gay fondamentalisti piacerebbe che la chiesa cattolica non rompesse le scatole, ma gli uni e gli altri convivono nella complicata ma tutto sommato laica capitale italiana.

Anche New York è una città laica, forse più di Roma, e anche a New York ci sono chiese, sinagoghe e moschee. In particolare ce n’è una, la grande moschea di Cordoba, che alcune associazioni islamiche hanno proposto di costruire nei pressi di Ground Zero, lì dove un manipolo di terroristi islamici distrusse il simbolo del capitalismo e della società cosmopolita. Molte voci di conservatori americani si sono levate alte e sdegnate dall’eventualità che il sindaco della Grande Mela possa concedere la costruzione della moschea, e anche noi dell’Occidentale siamo intervenuti per criticare una decisione che non sarebbe un bel regalo fatto ai familiari delle vittime dell’11 Settembre.

A pensarci bene, però, se si negasse alle associazioni islamiche di costruire la moschea di Ground Zero, l’America verrebbe meno a quel modello di nazione libera e tollerante dove ognuno può praticare la sua fede religiosa, come pure, se le associazioni in questione acquistassero degli edifici non si potrebbe negargli di usare come vogliono la loro proprietà privata.

Ma c’è un altro modo per difendere i valori laici della società americana. Un principio precauzionale, se così si può dire. Se dovessero iniziare i lavori della moschea di Cordoba, il sindaco Bloomberg potrebbe a sua volta favorire l’apertura di strip-club nella zona, o legalizzare la prostituzione nelle strade adiacenti alla grande moschea. Potrebbe assegnare agenti di polizia di origine ebraica al controllo del quartiere, oppure permettere la vendita di marijuana per scopi terapeutici. Infine, dare il via al rituale gay pride, sempre a un tiro di schioppo dalla nuova moschea di Cordoba.