“Il Giappone avrà nuove centrali. Come l’Ucraina dopo Chernobyl”
21 Marzo 2011
di RS
L’attenzione della stampa e dei media internazionali si è concentrata sulla centrale giapponese di Fukushima, annunciando un disastro nucleare imminente. Ma da ieri la situazione sta tornando alla normalità. Grazie al ripristino dell’energia elettrico sono state rimesse in azione in azione le pompe che servono a versare acqua nelle piscine di stoccaggio. Come pure i test sul cibo ordinati dalle autorità giapponesi hanno confermato la presenza di radioattività a dei livelli che non vengono considerati dannosi per la salute umana. Era necessario un allarme così grande da coprire quello per le conseguenze dello tsunami? Ne parliamo con il professor Franco Battaglia, docente di Chimica Ambientale all’Università di Roma Tor Vergata e Roma Tre, tra i fondatori della associazione Galileo 2001 per la libertà e la dignità della Scienza.
Professor Battaglia, il Giappone corre ancora dei rischi con la centrale di Fukushima?
L’emergenza sta rientrando ma proviamo a immaginare lo scenario peggiore: se tutta la radioattività di quei reattori fosse dispersa e diluita nell’ambiente, da un punto di vista sanitario sarebbe irrilevante.
E da un punto di vista economico?
Il Giappone non è stato colpito dalla crisi di Fukushima (che non ha causato alcun morto ma reso inservibili 4 reattori), bensì da un terremoto con tsunami che ha causato distruzione e morte. Questo è il vero problema del Giappone.
Adesso al Giappone servirà più petrolio?
Il Giappone potrà fare a meno dei 4 reattori nucleari di Fukushima e sicuramente si prodigherà a costruirne di nuovi in sostituzione. Esattamente come ha fatto l’Ucraina, che dopo Chernobyl ha costruito 6 nuovi reattori e ora la metà della sua EE è da nucleare.
Le centrali giapponesi avrebbero resistito se non ci fosse stato lo tsunami?
I 55 reattori nucleari giapponesi hanno tutti resistito al terremoto. Una sola centrale, investita dallo tsunami, ha avuto i problemi noti. Spiacevoli quanto si vuole, ma che non hanno causato alcun morto né alcuno è stato investito da dosi di radioattività con significanza sanitaria. Nessuno.
Dal Giappone all’Italia. Il ministro Romani chiede “una pausa di riflessione” dopo gli eventi di Fukushima.
Gli Italiani si meriterebbero una classe dirigente più responsabile, non dei cacasotto elettorali.
Si può paragonare il rischio sismico a cui sono sottoposte le centrali giapponesi a quello che c’è in Italia?
Il terremoto in Giappone è stato oltre 1000 volte più intenso di quello dell’Aquila.
Prevede che il referendum del 12 giugno sul nucleare si farà e che impatto avrà la crisi giapponese sul voto in Italia?
Non so se il governo o il parlamento possano farlo, ma spero che rimandino il referendum per evitare che si vada a votare colti da un’onda emotiva e irrazionale.
In Giappone le procedure di early warning hanno funzionato? E cosa dovremmo fare in Italia per garantire la maggiore sicurezza possibile?
Il nucleare è la tecnologia di produzione d’EE più sicura che c’è, in assoluto. Bisognerebbe fare informazione corretta. Ma vedo che nessuno, a livello istituzionale, se ne assume l’onere.
La Francia e la Slovenia, i Paesi che hanno già delle centrali e sono più vicini all’Italia, come stanno messi a sicurezza?
Come sopra: il nucleare è la tecnologia di produzione d’EE più sicura che c’è, in assoluto. Lo dimostrano Chernobyl (ove non vi è stato alcun morto e alcuna conseguenza sanitaria in nessuno tra la popolazione, anche se la disinformazione imperante ha strillato il contrario; ripeto: nessuno è morto e nessuno ha avuto conseguenze sanitarie dalle radiazioni) e, al momento, il Giappone.