Il gioco sporco di Dagospia e dell’Espresso

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Il gioco sporco di Dagospia e dell’Espresso

03 Aprile 2013

di Ronin

Dieci e un quarto, tre meno dieci, quattro e mezza. Nel breve volgere di una giornata Dagospia ci racconta questo mondo e quell’altro (più quell’altro che questo) su uno dei "Quirinale Boys" targato Pdl. S’inizia con "Monte dei Saggi", dove apprendiamo che d’ora in avanti partecipare a un convegno equivale a una chiamata in correità nello scandalo Monte Paschi. Si prosegue con Berlusconi, che vuole, testuale, "mandare affanculo i saggi" (pure con tutta la buona volontà, il Cav. potrebbe riuscirci in sette giorni?!). Si conclude col solito "inciucione" da sfera di cristallo.

Erezione massima per il sottobosco politico-giornalistico a cui prude il ditino sul tablet. Quel pubblico di addetti ai lavori o presunti tali, un po’ frustrati, che hanno sostituito l’informazione con l’onanismo nevrotico del web: il titolone supercafonal di "Dago", la sbirciatina a Internet con annessa risatina (cattiva). Magari non capisci niente di quello che leggi, ma ridi uguale, lo fanno tutti. Che scoramento… eppure sarebbe ingeneroso prendersela con quell’aristofreak di D’Agostino, il quale, tra un tatuaggio e l’altro, ha capito quanto sono cerebrolesi i suoi polli e quotidiniamente li spenna a colpi di spetteguless. Alimentando il maramaldesco complottismo degli insider, certo, persi per un pomeriggio intero a baloccare su quale avversario ribaldo o compagno di partito risentito si nasconde dietro il gossip, ma va bene così, fantasticare non ha mai fatto male a nessuno.

Così come sarebbe inutile aspettarsi da Dago (che pure, prima di sgrillettarsi, fu berlusconiano) una riflessione semiseria sul fatto che Napolitano tra i saggi ha scelto qualche liberale che la legittimazione per scrivere le riforme ce l’ha (dopo che per anni gli italiani sono stati riprogrammati con la storia dell’inadeguatezza genetica della cultura di destra). Insomma, il problema non è Dago ma chi lo imbocca. A preoccupare è la fonte di certe notizie. Quella vera, non la farlocca. Spieghiamoci meglio.

Il dago-e-incolla del mattino, infatti, quello sui fantomatici convegni di Mps che avrebbero ospitato senatori del Pdl, è farina dell’Espresso. La centrale del fango non è un sito trash, ma il fiore all’occhiello dell’industria culturale sedicente guardiana di giustizia e verità. L’impressione è che dopo aver scoperto di non essere unico depositario del Verbo, e forse nel timore che il Capo dello Stato impedisca giochetti sulla sua successione (così come ha impedito fino adesso quelli di Bersani), il signor qualcuno si sia molto innervosito. Da qui la delegittimazione, anticamera dell’intimidazione. Tanto c’è Dago a fare casino in rete, tra dubbi e sospetti, in un gioco sporco.