Il giornalismo online va “all’assalto” del Pulitzer

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Il giornalismo online va “all’assalto” del Pulitzer

13 Aprile 2010

È tempo di rivoluzione per l’agone giornalistico per eccellenza targato Usa. Il premio Pulitzer è finito dritto dritto nelle mani di un quotidiano che vive esclusivamente su Internet. Si tratta della testata on-line e no-profit ProPublica.org, che ha ottenuto l’ambito riconoscimento per un’inchiesta – nello stile più puro dell’investigative journalism – incentrato sulle morti “controverse”, verificatesi in un ospedale di New Orleans ai tempi del passaggio dell’uragano Katrina, che devastò la città nell’agosto 2005, provocando 1836 morti. A essere premiato è stato l’articolo-inchiesta intitolato The Deadly Choices at Memorial, firmato della reporter Sheri Fink in collaborazione con il New York Times Magazine.

Ciò che rende particolarmente significativa questa vittoria è il fatto che si compie un passo decisivo verso la definitiva legittimazione del rapporto che il web intrattiene con la notizia. Questa difficile relazione appare, da qualche ora, sicuramente meno complicata. Per la prima volta – nonostante il dilagare da diversi anni di blog e aggregatori di notizie –, con il massimo riconoscimento per il giornalismo, si rende giustizia a chi con impegno e serietà fa informazione sul web e che spesso vede negati i propri meriti dagli editori della carta stampata e dal legislatore, che si ostinano a non riconoscere aiuti alle imprese che investono in questo settore.

Il premio costituisce anche l’occasione per riabilitare il giornalismo d’inchiesta, giudicato da tutti in crisi da molti anni, a causa della scarsa attenzione degli editori e della mancanza di risorse, e rappresenta il primo riconoscimento per una collaborazione tra due ‘fucine dell’informazione’. “Stiamo assistendo ad un proliferare di partnership”, ha affermato alla BBC Sig Gissler, amministratore del Premio Pulitzer dal 2002.

Il sito di ProPublica è nato per frenare la crisi del giornalismo investigativo in tempi in cui i giornali tradizionali stentano a far tornare i conti, tra calo di investimenti pubblicitari e calo di lettori-acquirenti, che hanno abbandonato l’edicola e preferiscono informarsi via Internet. In particolare l’agenzia, nata per finanziare le inchieste di 32 reporter, pubblica le inchieste prima sul sito e poi in maniera gratuita sulle altre testate giornalistiche, allo scopo infatti di offrirne la massima visibilità possibile.

Nelle altre categorie si sono affermati – come è accaduto in passato – il Washington Post, vincitore di quattro premi, di cui uno per i servizi sulla guerra in Iraq, e il New York Times che ha conquistato tre titoli, tra i quali uno sulla carne contaminata e l’altro sui pericoli causati dall’uso dei cellulari mentre si guida. Il premio per il giornalismo di servizio pubblico è andato al piccolo Bristol Herald Courier della Virginia meridionale, 29 mila copie di tiratura, per aver rivelato quante aziende del settore energetico non pagano le royalties sui diritti di trivellazione. Paul Harding ha vinto il premio per la fiction con il romanzo Tinkers, mentre il premio per il miglior dramma teatrale è andato al musical Next to Normal di Tom Kitt, libretto di Brian Yorkey. Liqauat Ahamad ha vinto per la sezione Storia con un libro su I Signori della finanza: i banchieri che hanno spezzato il mondo, mentre il premio per la biografia è andato a una storia della vita di Cornelius Vanderbilt di T.J. Stiles.  Ancora, per Editorial Cartooning ha vinto Mark Fiore con un cartone animato che ha avuto il merito di mostrare, a detta dei giurati, uno “spirito pungente, una ricerca approfondita e una particolare capacità di rendere fruibili e immediate questioni complesse”.

Nato nel 1917, esclusivamente per la carta stampata, il ‘premio dei premi’ per il giornalismo viene assegnato ogni anno dalla scuola di giornalismo della Columbia University ed è stato aperto all’online nel 2009. A distanza di un solo anno dall’innovazione, dunque, un sito web riesce ad accaparrarsi l’ambito premio e a strappare il generoso assegno da 10 mila dollari. Probabilmente è stata proprio la strategica collaborazione con il New York Times Magazine a fare da vetrina all’inchiesta ‘incoronata’ ieri sera. Questo elemento potrebbe diventare una buona prassi di scambio virtuoso tra testate cartacee e online.