Il Governatore Chiodi: “Torneremo a vivere anche grazie al summit”

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Il Governatore Chiodi: “Torneremo a vivere anche grazie al summit”

23 Aprile 2009

Non sono passate nemmeno dodici ore dall’annuncio "shock" del premier – "Il G8 si farà a L’Aquila" – e il governatore dell’Abruzzo Gianni Chiodi è già al lavoro per mettere in moto la macchina organizzativa dell’evento che porterà nella città colpita dal terremoto qualcosa come venticinquemila persone. "E’ un’occasione storica e unica per la nostra terra, che porterà un contributo importantissimo alla ricostruzione", commenta soddisfatto al termine del Consiglio dei ministri che Berlusconi ha voluto proprio a L’Aquila.

Nonostante l’Abruzzo sia la priorità nazionale, di fronte alla quale in questo momento tutto o quasi passa in secondo piano, anche nella giornata di oggi non sono mancate polemiche strumentali, montate ad hoc per “creare il caso”. E il caso, sul quale soprattutto la sinistra s’è  scatenata nello spazio di poche ore intasando agenzie di stampa e siti on line, riguarda proprio lo spostamento del G8 dalla Sardegna (arcipelago della Maddalena) all’Abruzzo. Mossa strategica del premier Silvio Berlusconi che da un po’ di giorni ci stava pensando ed oggi ha portato al Consiglio dei ministri, dal quale è uscito con l’ok in tasca. Mossa strategica ma pure di sostanza visto che in un colpo solo il summit degli otto grandi della terra a pochi passi dalle case e dalle chiese sventrate dal sisma avrà un duplice effetto: catapultare l’immagine del capoluogo abruzzese in tutto il mondo e offrire una utilissima opportunità di rilancio del sistema produttivo regionale andato in corto circuito a causa del terremoto.

E nella giornata in cui ai fatti concreti – dagli otto miliardi di euro per la ricostruzione, alle misure di sostegno per edificare case e ridare fiato a famiglie e imprese senza ricorrere alla leva della pressione fiscale –  si sovrappone il solito teatrino dei “no”, la migliore risposta arriva proprio dalla Sardegna, che pure nell’evento internazionale aveva puntato molto (specie dopo la partenza dei militari americani dalla base de La Maddalena) per risollevare l’economia locale, contando anche di incassare in termini turistici l’effetto mediatico che a livello mondiale un vertice del genere porta sempre con sé. La risposta sta nel gesto di disponibilità mostrato dal governatore dell’Isola Ugo Cappellacci, “il segno più evidente della grande solidarietà di quella regione” come lo ha definito il presidente dell’Abruzzo Gianni Chiodi. Indubbio che “per l’Aquila e per l’intera regione si tratta di un’occasione storica e unica che collocherà il nostro territorio su una vetrina internazionale di prestigio assoluto”, osserva Chiodi pronto insieme agli aquilani “anche a giocare quest’ultima scommessa perché sono convinto che sarà utile per la ricostruzione”.  La Sardegna dunque “cede” all’Abruzzo la sua potenziale “lotteria di capodanno” e non poteva essere diversamente stando alle parole che il giorno del sisma Cappellacci pronunciò nella telefonata a Chiodi. Ed è lo stesso presidente abruzzese a ricordarlo, anche come segno di gratitudine: “Mi disse che qualunque cosa serviva, la Sardegna era pronta a fare la propria parte. Sta facendo molto e lo considero un gesto straordinario”.

Ma cosa significa per L’Aquila ospitare il G8 e soprattutto come gestire un evento di questa portata dal punto di vista logistico? “E’ già tutto a posto – dice il presidente Chiodi -, nel senso che la proposta che oggi il premier Berlusconi ha portato al Consiglio dei ministri non è stata estemporanea, bensì è il frutto di un lavoro di analisi e valutazioni che andava avanti da una decina di giorni. In questo senso, sono state già eseguite tutte le verifiche di fattibilità anche dal punto di vista della sicurezza, con l’impegno diretto del ministro dell’Interno Maroni”. Chiodi poi spiega che sarà un summit “molto più sobrio, anche in considerazione della crisi internazionale che stiamo vivendo. A questo si aggiunge un altro elemento importante: il risparmio di una cifra importante che supera i 250 milioni di euro e che sarà destinata per un fine nobile, ovvero la ricostruzione del tessuto  socio-economico della nostra città. Per L’Aquila, questo significa moltissimo. Significa che la vita va avanti e che da una tragedia può rinascere una città migliori. Si tratta di una decisione che al tempo stesso restituisce alla popolazione ottimismo e al tempo stesso voglia di misurarsi anche su temi molto impegnativi e difficili: questo crea una grande motivazione nella popolazione aquilana che si traduce nella voglia di ricominciare a lavorare, a riaprire i negozi, a produrre, a far riaprire le aziende”.

Certo, i numeri del G8 sono imponenti: si stimano circa venticinquemila persone tra delegazioni dei Paesi partecipanti, forze dell’ordine e giornalisti accreditati. E da questo punto di vista diventa strategico anche l’aspetto logistico. Ma il governatore dell’Abruzzo non si scompone e annuncia che il quartier generale del summit sarà ospitato nella Scuola nazionale della Guardia di Finanza, a Coppito. “Una struttura modernissima dotata di ogni comfort, con centri congressi, sale riunioni, che a regime è in grado di ospitare settemila persone. C’è poi una logistica già operativa anche per il decollo e l’atterraggio degli elicotteri. Per quanto riguarda le delegazioni, va considerato che la distanza da Roma è di soli venti minuti e che sono a disposizione le strutture alberghiere della costa abruzzese facilmente raggiungibili da L’Aquila in mezzora” spiega Chiodi  che si sofferma su un altro risultato, altrettanto importante: le misure varate dal governo in un decreto ad hoc nel Cdm a L’Aquila. Chiodi le  considera “pienamente rispondenti a tutte le esigenze che avevamo prospettato e soprattutto si tratta di un provvedimento varato in tempi rapidissimi e questo fa ben sperare per l’attività di ricostruzione, rispetto al passato”. In particolare Chiodi evidenzia la validità del meccanismo suggerito dal ministro Tremonti di “accreditare in un conto corrente bancario somme a disposizione dei privati per far gestire direttamente a loro i lavori di ristrutturazione o acquisto di nuovo appartamento. Questa soluzione non farà altro che agevolare e facilitare l’opera di ricostruzione rendendo tutto più trasparente, evitando in questo modo il rischio di infiltrazioni mafiose perché tutto è rimesso nelle mani del privato che si rivolgerà alle imprese e a professionisti di fiducia che conoscono”.

Un lavoro incessante, “quasi come in una catena di montaggio” – osserva il governatore abruzzese – che da quella maledetta notte del 6 aprile non si è mai interrotto. Con la presenza del premier (in Abruzzo si è recato otto volte in meno di un mese) accanto alla gente che vive nelle tendopoli. Chiodi lo sa bene e nel giorno che di fatto segna la ripartenza della sua regione ci tiene a ricordarlo: “Subito dopo i funerali solenni noi abbiamo subito iniziato a lavorare seriamente avendo una continua interlocuzione con il governo. Tutto ciò che abbiamo chiesto e le cose più importanti sulle quali avevamo concentrato le nostre attenzioni, sono state garantite nel provvedimento del Consiglio dei ministri e in molti casi anche migliorate”.  Sarà proprio lui a seguire i lavori del dopo terremoto: il governo lo ha nominato commissario esecutivo. Sono tre gli obiettivi che indica: “La trasparenza nella fase della ricostruzione, la qualità della ricostruzione e la velocità della  ricostruzione. Obiettivi importanti che potranno essere raggiunti solo lavorando in stretto raccordo con il ministro delle Infrastrutture, trattandosi di legislazione concorrente tra Stato e Regione, e coinvolgendo gli enti locali interessati, a cominciare dal Comune de L’Aquila e dalla Provincia”.

Un ruolo di coordinamento, dunque nei vari settori di intervento – dalla ricostruzione del tessuto socio-economico, alla tutela dei beni storici e artistici, alla ricostruzione degli immobili pubblici distrutti dal sisma – “che per la prima volta non avrà una procedura a compartimenti stagni, bensì una progressione comune e costante, nell’ambito di un disegno unitario”. E i tempi per rimettere in piedi la città? Chiodi ipotizza un periodo di cinque anni “perché oggi la situazione vede una città e una comunità ridotte in ginocchio dalla violenza del terremoto, quindi sarà un impegno complesso che richiederà sicuramente cinque anni. Ma gli aquilani sono gente tosta, abituata ad una vita dura e tuttavia sono persone toste, che non mollano mai”.

La comunicazione si interrompe, Chiodi sta raggiungendo in auto l’ennesimo briefing con il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, ma prima che cada la linea trova un secondo per ribadire un concetto: “Oggi si torna a vivere”.