Il governo a caccia di evasori: carcere e redditi pubblicati on line dai Comuni

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Il governo a caccia di evasori: carcere e redditi pubblicati on line dai Comuni

01 Settembre 2011

E’ il giorno degli emendamenti del governo alla manovra. Dopo il passo falso sui riscatti pensionistici (leva militare e laurea) si comincia a capire di più. Quattro punti che riassumono le correzioni al decreto che da martedì sarà nell’Aula di Palazzo Madama. Piatto forte, una strategia capillare e serrata nella lotta all’evasione fiscale che mette in campo anche i Comuni.

Carcere immediato per chi evade oltre tre milioni di euro, niente sospensione condizionale della pena. Agli enti locali viene assegnato un ruolo diretto nella caccia agli evasori e potranno pubblicare on line sui loro siti le dichiarazioni dei redditi dei contribuenti. Nell’emendamento si stabiliscono i criteri per la pubblicazione “dei dati relativi alle dichiarazioni con riferimento a determinate categorie di contribuenti, cioè di reddito”. Il tutto accompagnato da modalità di trasmissione per “garantire la necessaria riservatezza”. Una iniziativa che nelle intenzioni del ministro Tremonti serve come “deterrente” e come “azione preventiva” per scoraggiare chi decide di non pagare le tasse. Non solo: nella stessa direzione va il fatto che nella dichiarazione dei redditi i cittadini “dovranno indicare anche le banche e gli operatori finanziari con i quali hanno rapporti”, si legge nell’emendamento firmato dal titolare di via XX Settembre. Ai Comuni, inoltre andrà per intero il gettito previsto dalla Robin tax sull’energia (1,8 miliardi) non più diviso a metà coi ministeri. E a compensare la riduzione dei tagli agli enti locali saranno le entrate derivanti dalla lotta all’evasione fiscale.

Nel pacchetto governativo viene archiviato definitivamente il contributo di solidarietà pari al 5 per cento sui redditi superiori ai 90mila euro e del 10 per cento per quelli oltre i 150mila euro per i privati. Restano in vigore le norme precedenti alla manovra di ferragosto che prevedevano il taglio degli stipendi più alti del pubblico impiego (e non tassazione Irpef) e il prelievo sulle cosiddette ‘pensioni d’oro’.

Per quanto riguarda i piccoli Comuni, il governo prevede l’obbligatorietà dell’accorpamento delle funzioni per quei municipi con meno di mille abitanti che dovranno quindi mettersi insieme per garantire lo svolgimento delle attività amministrative. Dalla norma restano fuori le isole che hanno un solo municipio e il comune di Campione d’Italia.

Giro di vite anche sulle coop. Gli utili netti annuali saranno tassati di più: in un emendamento firmato dal ministri dell’Economia e dal relatore del testo, il senatore Azzollini, è previsto in particolare un aumento del 30-40 per cento del peso degli utili nella formazione della base imponibile. L’intero pacchetto governativo, ha ribadito Tremonti, è a saldi invariati e con copertura finanziaria.

Se l’opposizione – Bersani e Casini in testa –  smonta la manovra del governo, critiche arrivano anche dal fronte sindacale (Cisl e Uil) e dagli stessi enti locali. Il sindaco di Roma Alemanno definisce i nuovi testi “non soddisfacenti e inacettabili” facendo intendere che in Parlamento i suoi daranno battaglia per apportate ulteriori modifiche, mentre Vasco Errani presidente della Conferenza delle Regioni denuncia “lo squilibrio tra i tagli allo Stato centrale e quelli alle autonomie locali”.  Ma critiche arrivano anche da settori della maggioranza: è il caso del governatore della Lombardia Formigoni secondo il quale “il federalismo fiscale è seppellito definitivamente” perché “oggi le Regioni hanno meno autonomia di ieri”. Polemiche e clima incandescente.

La giornata politica si era aperta con la conversazione di Berlusconi col direttore de Il Tempo Mario Sechi, nella quale assicura che la copertura “ci sarà” perché sui saldi “ci stiamo lavorando e siamo sicuri di fare bene”.  Il premier ripercorre poi la vicenda delle norme sulle pensioni entrate nel decreto e sparite ventiquattrore dopo. Un provvedimento che il Cav. definisce “assolutamente marginale, entrato all’ultimo minuto nella discussione durante il vertice di maggioranza (ad Arcore, lunedì scorso, ndr). Riguardava un numero minimo di soggetti e non avevamo neppure quantificato i risparmi. Ma la Lega aveva mostrato un’apertura al suggerimento venuto dai ministri Sacconi e Tremonti per cui ne avevamo dato comunicazione ufficiale in chiusura di vertice”. La sera stessa, Berlusconi ricorda di aver ricevuto le telefonate dei leader di Cisl Raffaele Bonanni e di Uil Luigi Angeletti “i quali hanno spiegato che si tratta di diritti acquisiti e di una norma a rischio di incostituzionalità. A quel punto abbiamo fatto la cosa giusta accogliendo le loro osservazioni e l’abbiamo ritirata senza alcun problema, perché non abbiamo timori di sorta sulla copertura della manovra”.

In tutto ciò, ci sono due aspetti da capire. Il primo: benissimo la lotta all’evasione fiscale che questo governo, diversamente dai precedenti, ha saputo prendere di petto riportando nelle casse dello Stato più di un miliardo, ma il gettito che ne deriverà è difficilmente quantificabile dal momento che si fonda essenzialmente su una previsione. Il secondo: la pubblicazione della dichiarazione dei redditi on line o l’obbligo di indicare la propria banca o il proprio operatore finanziario se da un lato potranno sicuramente avere un effetto deterrente sui soliti furbetti, dall’altro segnalano una sorta di occhiuta intromissione da parte dello Stato nella sfera del privato, difficilmente conciliabili con la filosofia del ’94 e solo giustificabili con la straordinarietà della situazione economico-finanziaria, non solo italiana.