Il Governo cambia la blocca processi ma il Pd promette battaglia
11 Luglio 2008
di Sara Valeri
La "blocca processi" rimane ma cambia il suo impianto. Il governo ha infatti presentato stamattina alla Camera due emendamenti al Decreto sicurezza che modificano la portata della sospensione dei procedimenti Una mossa che non soddisfa l’opposizione, pronta ugualmente a dare battaglia.
Alla luce delle modifiche, dovranno essere celebrati subito i processi che prevedono il rito per direttissima, quelli con imputati detenuti e quelli per reati più gravi come mafia, terrorismo e anche incidenti sul lavoro. In più i capi degli uffici giudiziari, si legge nell’emendamento, nell’individuare i criteri di rinvio, dovranno tener conto della "gravità e della concreta offensività del reato, del pregiudizio che può derivare dal ritardo per la formazione della prova e per l’accertamento dei fatti, nonché dell’interesse della persona offesa". In questo modo, spiegano i tecnici di Largo Arenula, "si renderà possibile la celebrazione dei processi qualificati dalla legge come prioritari senza, al contempo, introdurre alcuna automatica e necessaria sospensione dei procedimenti ‘non prioritari’e creando pertanto uno strumento flessibile e adeguabile alle esigenze di ogni singolo ufficio e alle, spesso notevolmente distinte, realtà locali".
Ancora: il rinvio, che non potrà superare i 18 mesi, sospende anche i termini di prescrizione e non potrà essere disposto se l’imputato si oppone e se è già stata chiusa la fase del dibattimento. Gli elenchi delle priorità disposti dai singoli Capi degli uffici dovranno essere comunicati al Csm e al Guardasigilli che esprimerà la sua valutazione in sede di relazione annuale alle Camere sull’amministrazione della Giustizia. La parte civile potrà trasferire l’azione in sede civile. E in questo caso i termini a comparire saranno abbreviati fino alla metà e il giudice dovrà dare precedenza a queste azioni "trasferite".
Nell’emendamento che riguarda esclusivamente l’elenco delle priorità, si amplia la lista dei procedimenti che dovranno essere celebrati prima degli altri. I "prioritari" dovranno così essere quelli nei quali l’imputato è detenuto o in stato di fermo; quelli che riguardano reati come mafia e terrorismo, ma anche incidenti sul lavoro e circolazione stradale, immigrazione clandestina e reati che siano puniti con pene superiori ai quattro anni; quelli nei quali ci sono casi di recidiva reiterata.
"Sarà il magistrato a decidere sull’eventuale sospensione, per un anno e mezzo, di quei processi ritenuti non urgenti per reati coperti, in tutto o in parte, da condono", ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano sottolineando che allo stesso modo il magistrato "lo potrà fare ragionando sia sul grado di offensività del reato stesso, esaminato con riferimento al caso specifico, sia avendo riguardo all’interesse della persona offesa. Con l’emendamento presentato oggi abbiamo affidato alla valutazione dei magistrati il compito di rendere al massimo l’efficacia della norma", ha aggiunto il Guardasigilli. "Così – conclude Alfano – anche i reati che saranno definiti "formalmente" non urgenti potranno andare a trattazione in virtù della valutazione che il magistrato avrà fatto sui casi concreti".
“Vogliono costringerci a mettere la fiducia, vista la presentazione di quasi 1.200 emendamenti al decreto sicurezza, che è del tutto sproporzionata e ingiustificata”. Elio Vito, ministro per i Rapporti con il Parlamento mostra ai giornalisti un dettaglio delle proposte di modifica al decreto e attacca l’opposizione per la presentazione di moltissime proposte di modifica al testo del decreto che il governo ha emendato con le norme che cambiano la cosiddetta “blocca-processi”.
Dei 1.200 totali, il governo ha presentato due soli emendamenti, quelli che modificano in maniera sostanziale la norma cosiddetta, altri due sono stati presentati dai deputati del Pdl, nessuno dagli alleati della Lega.
Quanto ai tempi per l’approvazione del decreto, Vito conferma che oggi proseguirà la discussione generale e lunedì inizieranno le votazioni.
“Ci dispiacerebbe se dovessimo ricorrere alla fiducia per esclusiva responsabilità delle forze di opposizione, di cui abbiamo accolto tutte le richieste – aggiunge Vito – Ma noi entro martedì dobbiamo chiudere”
Ecco, come è stata presentata, la posizione del centrosinistra sulla questione. "Con le proposte di modifica al decreto sicurezza di questa mattina c’è una limitazione dei danni rispetto al testo iniziale, ma non sono affatto risolti tutti i problemi. Giudichiamo un errore non aver perseguito la strada più giusta: quella del ritiro degli emendamenti blocca-processi". Lo hanno affermato i ministri dell’Interno e della Giustizia del governo ombra Marco Minniti e Lanfranco Tenaglia.
"Rimangono aperte questioni molto complesse – proseguono i due esponenti del Pd – sull’applicazione di queste norme, a cominciare dalla discrezionalità data ai presidenti dei tribunali nell’indicazione della gravità dei reati per cui si svolgono i processi o il termine dei 4 anni, e l’impegno della nostra battaglia parlamentare dei prossimi giorni sarà rivolta a correggerle. Non è stata inoltre raccolta nessuna delle nostre critiche emerse durante l’esame al Senato e nelle commissioni della Camera. L’unica cosa chiara che emerge dall’atteggiamento della maggioranza – continuano Minniti e Tenaglia – è che i passi indietro che sono stati fatti sono legati all’aver strappato l’immunità per il presidente del consiglio con il cosiddetto lodo Alfano. Ci sembra infine molto difficile – concludono – che questo governo e questa maggioranza riescano a spiegare ai cittadini italiani la clamorosa contraddizione fra la proclamata volontà di adottare provvedimenti per la loro sicurezza e i pesanti tagli alle forze di polizia e all’amministrazione giudiziaria decisi nella manovra economica".
Tenaglia motiva il suo "no" criticando "la discrezionalità data ai presidenti di tribunale". Il ministro ombra esprime il suo apprezzmento per il fatto che la norma sia saltata: "è importante perché era una norma dannosa e pericolosa, e questa è una vittoria del Pd. E dimostra che quella norma serviva solo a bloccare i processi del premier". Ma Tenaglia, nomen omen, insiste sulla necessità individuata dal suo partito di cancellare la blocca-processi: "Non si può strozzare il dibattito: ieri è stato fatto con il lodo Alfano, ci hanno fatto discutere di immunità in 48 ore. Adesso vogliono discutere di obbligatorietà dell’azione penale in 24ore. Per noi è inaccettabile".
Per Italo Bocchino, capogruppo del Pdl alla Camera, ”adesso che la norma è stata modificata, l’opposizione non ha più scuse. Se Veltroni avrà il coraggio di staccarsi dai massimalisti di Di Pietro, potrà riprendere quel dialogo che anche D’Alema auspicava per riformare il Paese".
Niccolò Ghedini (PdL) ha rimarcato: ”E’ una riformulazione dell’emendamento in cui rimane fermo il principio generale di dare priorità ai processi più gravi, ma si dà assoluta discrezionalità ai dirigenti degli uffici, quindi ogni singolo tribunale farà la propria valutazione su come gestire i ruoli d’udienza”.