Il governo di Brown cade a pezzi e i laburisti sprofondano nei sondaggi
04 Giugno 2009
Le scuse ufficiali non sono bastate e il governo inglese cade a pezzi. Questa la situazione dell’esecutivo guidato da Gordon Brown alla vigilia dell’ultimo test elettorale per le Europee e le amministrative. Lo scandalo dei rimborsi dei parlamentari che molto aveva fatto discutere nelle scorse settimane miete vittime tra i ministri britannici, tanto che negli ultimi giorni si sono susseguite le dimissioni.
L’ultima in ordine di tempo ad annunciare la propria intenzione di lasciare il governo è Hazel Blears, il ministro delle Comunità. Nei giorni scorsi 
anche il ministro degli Interni Jacqui Smith ha lasciato confermato di voler lasciare l’incarico, travolta dalla polemica sulle note spese per la prima abitazione, in particolare per il rimborso chiesto per due film porno acquistati dal marito. Stessa sorte anche per il ministro dell’ufficio di gabinetto Tom Watson, uno tra i più stretti alleati di Brown, che sarebbe in procinto di lasciare lo scranno per continuare a seguire il premier come consigliere. Altre due defezioni si erano registrate nei giorni scorsi, quella dell’ex segretario alla Sanità Patricia Hewitt e del ministro per l’infanzia Beverly Hughes. Entrambe hanno giustificato le loro dimissioni per motivi familiari. Difficile da credere.
Come se non bastasse, le previsioni elettorali si preannunciano disastrose e il partito laburista potrebbe essere duramente punito dallo spoglio delle schede. Uno degli ultimi sondaggi dell’istituto ICM diffuso prima dell’eurovoto conferma che i laburisti si troverebbero al 17% delle preferenze, alle spalle non solo dei conservatori (29%) ma anche dei liberaldemocratici (20%). Ulteriore beffa potrebbe essere il risultato dei Verdi che potrebbero assestarsi all’11% delle preferenze. Il voto per Strasburgo, inoltre, dovrebbe lasciare spazio a formazioni minori come l’Ukip, partito di centrodestra anti-Bruxelles che propone l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione europea e gli ultranazionalisti del British National party.
Per conoscere i risultati del voto inglese bisognerà attendere domenica, mentre lunedì è in programma il grande rimpasto del governo di Brown. L’inquilino di Downing Street avrebbe intenzione di correggere buona parte della sua squadra nel tentativo di risollevare le sorti e la popolarità del partito. La sostituzione potrebbe coinvolgere il cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling, anche lui coinvolto nello scandalo delle note spese gonfiate. Il suo ruolo potrebbe essere a breve ricoperto dall’attuale ministro dell’Infanzia Ed Balls, fedele alleato di Brown. Un altro probabile cambio è ipotizzato al ministero degli Esteri, dove l’attuale ministro del Commercio Peter Mandelson, amico dell’ex capo del governo Tony Blair, potrebbe essere promosso al posto di David Miliband.
Già prima dello scandalo delle note spese rivelato dal Daily Telegraph, i laburisti sembravano destinati a perdere l’appuntamento elettorale. Colpa dell’incompetenza dimostrata da Brown per l’amministrazione ordinaria, ma soprattutto l’insoddisfacente gestione della crisi economica da parte del leader europeo più accreditato ad affrontarla. La scelta di nazionalizzare le banche non ha dato esito positivo e l’Inghilterra è una delle nazioni più colpite dalla crisi. Senza dimenticare, poi, che il Labour guida il paese da dodici anni e fino a poco tempo fa aveva il volto sorridente di Blair. Ora il cruccio preoccupato di Brown e la stanchezza degli elettori fanno prevedere una sconfitta che trascinerebbe il partito di governo al terzo, o peggio quarto posto, nelle scelte degli inglesi.
Perfino il Guardian, quotidiano inglese tradizionalmente vicino alle posizioni della sinistra, mercoledì ha chiesto le dimissioni di Brown. In un editoriale intitolato «Il dilemma del Labour» si legge: «La tragedia per Mr Brown e il suo partito è che la sua chance di cambiamento è svanita». E ancora, l’affondo: «Per lui non c’è un piano, un programma, una ragione per il futuro e nessun sostegno».
Sempre il Guardian ha anche azzardato un ipotetico calendario delle prossime tappe che la fronda anti-Brown potrebbe cavalcare per costringere il primo ministro alle dimissioni e avere un nuovo leader già il primo luglio. Una successione di eventi che nel giro di pochi giorni darebbe una svolta al partito, più velocemente di quanto sia avvenuto il passaggio di consegne tra Blair e Brown nel 2007. I più accreditati per essere i successori di Brown al momento sono Alan Johson, ex sindacalista e blairiano doc e David Miliband. Dunque meglio non pensare neppure alle prossime elezioni politiche, che dovrebbero svolgersi nella primavera del 2010.
Di sicuro la stampa inglese, fino a pochi giorni fa impegnata a soppesare le azioni del primo ministro italiano Silvio Berlusconi, adesso ha problemi più seri da affrontare.