Il governo offre la testa di De Gennaro a Rifondazione

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Il governo offre la testa di De Gennaro a Rifondazione

20 Giugno 2007

Gianni De Gennaro lascerà. E’ stato Romano Prodi a dare la notizia del ricambio ai vertici della polizia di Stato. E per giunta in diretta televisiva: mentre, cioè, alla Camera era in corso la liturgia settimanale delle interrogazioni a risposta immediata riprese dalla Rai. “Sette anni sono un periodo lungo”, ha detto Prodi motivando la rimozione di De Gennaro con l’eccessiva durata del suo mandato e lasciando intendere l’esistenza di un accordo con lo stesso capo della polizia per una separazione consensuale.

Tutto liscio? Non proprio. In realtà, colpisce il nesso di casualità nel dialogo tra Rifondazione comunista e Palazzo Chigi. Con Franco Giordano che chiede la testa di De Gennaro la domenica e Prodi che gliela serve il mercoledì. Praticamente, la sinistra radicale ha colto al volo un colpo giornalistico (la testimonianza choc di un vice questore sul G8 di Genova) per tornare a chiedere l’istituzione di una commissione parlamentare che indaghi sui fatti del 2001. In sostanza, un tribunale per mettere sotto accusa il capo del dipartimento di pubblica sicurezza. E stavolta non si tratta del solito spauracchio agitato.  Le manifestazioni anti Bush di alcune settimane fa, hanno dimostrato che Rifondazione e gli altri partiti dell’ala massimalista sono in deficit di consensi nel mondo dei movimenti. Devono dare delle risposte ai loro ambienti e fare presto pure. Sicchè nel bouquet di rivendicazioni agitato da Rifondazione (pensioni, Tav, tesoretto, ect.), Prodi ha scelto l’opzione forse più facile per accontentarla: la rimozione di De Gennaro. “Il suo periodo è scaduto”, ha detto alla Camera il premier. Anche se, secondo il senatore Cossiga, non esiste una scadenza per il capo della Polizia, salvo – spiega – “l’anticipato collocamento a riposo deliberato dal Consiglio dei ministri che equivale ad una destituzione”.

Scadenza o meno, fatto sta che nessuno, nella maggioranza, eccepisce. Non Ds e Margherita. Non il ministro dell’Interno Giuliano Amato, malgrado fosse stato proprio lui nel 2000, da capo del governo, a decidere la nomina di De Gennaro. E allora è possibile che già la prossima settimana il Consiglio dei Ministri esamini i curricula dei possibili successori del prefetto. Non sarà cosa facile. Specie dopo tutti i guai capitati con il rinnovo del vertice della Guardia di Finanza.

“Procederemo con l’accordo anche dell’opposizione”, ha promesso Prodi. Ma il centrodestra  non sembra propriamente d’accordo sull’avvicendamento in corso al Viminale. Contestano, i partiti della Casa delle Libertà, il metodo usato per il benservito. Non va giù l’idea del sacrificio, poco ortodosso, del capo della polizia reso a una parte politica in cambio di un po’ stabilità di governo.

Il più duro, e non da oggi, è Pier Ferdinando Casini. “La sinistra radicale ha ottenuto il suo scopo. – ha detto il leader dell’Udc – dopo aver dato vita ad una campagna di discredito nei confronti della polizia e dei suoi alti dirigenti proponendo ancora una volta una commissione di inchiesta sul G8 e destabilizzando le istituzioni del Paese con continui ricatti ai vertici dicendo che saranno rimossi”. Più o meno dello stesso tenore anche le dichiarazioni di An, Lega e Forza Italia.

Ma le incursioni della sinistra radicale nei delicati equilibri delle forze dell’ordine non finiscono qui. Farà strano, ma il ministro dell’Economia Padoa Schioppa ha affidato al sottosegretario Paolo Cento, Verde ma soprattutto riferimento romano dell’ala radicale e movimentista, il fascicolo del rinnovo contrattuale del comparto sicurezza.  Insomma ne vedremo ancora delle belle.