Il governo presenta l’agenda bioetica per unire riformisti e moderati
22 Settembre 2010
“Un governo non può avere una visione sociale ed economica senza avere anche una visione antropologica, e un’agenda di biopolitica oramai non è qualcosa in più ma è un tema ineludibile”. Parte da qui, dalla constatazione di una situazione non più procrastinabile il dibattito settembrino del Pdl sui temi della vita e della morte. E parte in quarta perché se fino a ieri il dibattito pubblico che chiamava in causa la persona apparteneva molto alla sfera dei principi oggi sulla bioetica rischia di giocarsi anche una partita politica, troppo politica.
Non che le questioni etiche legate alla vita non abbiano ampiamente animato lo scenario politico negli scorsi mesi, prova ne è che proprio sul testamento biologico – attualmente al vaglio della Camera bassa – si è consumato un sottile ma ficcante scontro parlamentare nel partito di maggioranza, ma quel che con sguardo obiettivo appare oggi sempre più chiaro è che le divisioni interne al Pdl di fatto hanno aperto uno spazio sempre più concreto di convergenza trasversale proprio su questi temi: l’inizio della vita e le politiche a sostegno della maternità; l’aiuto ai disabili; la fine dell’esistenza; l’utilizzo dell’umano come materiale biologico; la ricerca scientifica e la sua dimensione etica. E che quindi anche su queste questioni si debba battere una strada di dialogo e di avvicinamento moderati e ai riformisti di altre parti politiche che guardano con attenzione alla linea del governo, ritenendola l’unica condivisibile sul piano dei principi.
Quindi l’orientamento sembra essere questo: animare il dibattito sulle questioni biopolitiche e confrontarsi con quel mondo moderato che “ha smarrito la bussola, senza strumentalizzazioni né volontà annessionistiche” ma con un orientamento pragmatico e profondamente liberale: “Siamo qui – ha sostenuto il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella nel corso di un seminario organizzato dal gruppo del Pdl al Senato – per un primo atto, che alle formule astratte anteponga i contenuti, alle ideologie preferisca le idee e la traduzione in atti al servizio del bene comune”. Insomma, i temi della biopolitica sono vocazionalmente destinati ad avere una maggioranza più ampia di quella che si configura nel consueto scontro parlamentare. Certo – ha continuato la Roccella – «il Pdl dà sempre libertà di coscienza e speriamo che gli altri facciamo altrettanto. Ma noi abbiamo una posizione chiara e netta e chi si divide su questi temi sconta il fatto di non essere adeguato alla contemporaneità».
La posizione non solo è chiara ma è scritta nero su bianco in quell’agenda che il governo, nelle persone del ministro del welfare, Maurizio Sacconi, e dal tandem alla Salute, Fazio-Roccella, hanno redatto poco prima della pausa estiva. Un’agenda in cinque punti che pone un’attenzione continuativa alla vita umana al momento dell’inizio, la vita umana negli stati di massima disabilità, la vita umana quando è alla fine, i problemi legati all’uso dell’umano come materiale biologico, i criteri etici della ricerca.
Su questi temi, ha affermato il ministro Sacconi illustrando l’agenda bioetica, “l’unità politica di moderati e riformisti è fondamentale, tanto più in questa stagione nella quale le società industriali smarrite sono impegnate a traghettare le persone a una stagione di più compiuto benessere. Abbiamo a portata di mano una stagione anche migliore di quelle che abbiamo già vissuto – ha aggiunto il ministro – ma occorre una guida politica stabile che abbia non solo un ampio consenso, ma anche una fortissima affermazione delle stelle polari che ci guidano, per continuare a procedere nella notte scura».
Sui temi, l’agenda è dettagliata: la 194 non si tocca, semmai si applica in tutte le sue parti. "La legge 194 – si legge nell’agenda – non considera l’aborto come diritto ma come estrema e dolorosa ratio, da evitare, ove possibile, con interventi di prevenzione a favore della vita. In questo senso, vogliamo scongiurare l’eventualità che l’introduzione di nuove tecniche (ad esempio il metodo farmacologico) porti a una concezione dell’aborto non come problema sociale ma come diritto privato, approdando all’aborto a domicilio”. E a questo scopo il governo ha messo in atto un monitoraggio attento della situazione (linee guida per l’aborto farmacologico, warning alle Regioni sulle criticità amministrative, nuovo modulo per la raccolta dei dati, comunicazione alla Ue sulla compatibilità legislativa) per assicurare che l’uso dei nuovi metodi si mantenga all’interno della legge 194 e non consenta, come è avvenuto in altri Paesi, la dispersione dei dati e una minore garanzia per la salute delle donne.
“Proponiamo – si legge ancora nell’agenda – un Piano federale per la vita, da costruire nella collaborazione tra il Ministero e le Regioni, che finalmente dia piena applicazione alla parte finora meno considerata della legge 194, quella della tutela della maternità e della prevenzione”.
Ma non solo aborto. L’agenda si muove anche sul difficile terreno delle disabilità: “Il recente Rapporto del Governo sulla tutela dello stato di non autosufficienza in Italia ha evidenziato come il Fondo Sanitario Nazionale abbia le risorse sufficienti per garantire la dignità della persona in ogni fase di vita se i Servizi regionali sanno integrare tutte le funzioni sociali, sanitarie ed assistenziali secondo modelli di gestione che concentrano la offerta ospedaliera per i bisogni acuti e liberano risorse per lo sviluppo dei servizi territoriali. Alla base di questo modello si pone la “presa in carico” continua della persona, il sostegno alla famiglia nella sua insostituibile funzione solidale, la valorizzazione del volontariato”.
Sul fine vita l’obiettivo è chiaro: portare a casa una legge sul testamento biologico che – in linea con il testo approvato dal Senato – colmi un vuoto normativo dicendo no a qualsiasi forma di eutanasia.
Nell’agenda bioetica del governo ci sono anche altri obiettivi che riguardano l’uso dell’umano come materiale biologico ma anche una ricerca che non goda, come è accaduto in alcuni casi e in alcuni paesi di una forma di immunità etica. "Siamo al lavoro per mettere a punto un codice etico per la sperimentazione sugli esseri umani, che saraÌ€ alla base dei criteri di certificazione di biobanche di materiale biologico di origine umana ad uso di ricerca scientifica; saraÌ€ ripensata l’organizzazione dei comitati etici per le sperimentazioni cliniche, per assicurare un controllo etico efficace e insieme liberare la sperimentazione dagli eccessi burocratici che oggi la ostacolano, danneggiando la ricerca italiana".
Insomma, l’amo è stato lanciato. Su temi come la tutela della vita, dell’embrione e della famiglia ben vengano le convergenze. E ci si apra senza spirito oscurantista ad un dialogo costruttivo e proficuo tra cattolici e laici, al di là delle discussioni sterili e dei tatticismi del momento. Questione di vita o di morte.