Il Gran Mufti’ di Damasco invita il Papa in Siria

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Il Gran Mufti’ di Damasco invita il Papa in Siria

01 Agosto 2008

"Aspettiamo il Papa in Siria. Vorrei rivolgere un invito al Santo Padre a visitare il nostro Paese, e a seguire le orme di San Paolo. Anche io sono disponibile a un incontro in Vaticano, mi piacerebbe vederlo a tu per tu per programmare insieme la visita". Invito del Gran Mufti’ della Siria, Ahmad Badr El Din El Hassoun, a visitare il paese siriano in occasione dell’Anno Paolino indetto da Benedetto XVI.

"Vorrei avere un incontro a tu per tu con lui – rivela il mufti’ incontrando alcuni giornalisti nella capitale siriana nel corso di un summit promosso dall’Opera Romana Pellegrinaggi – Damasco è la capitale della cultura araba e la capitale dell’Anno Paolino. Sarei lieto se il Papa accettasse il nostro invito". Il gran mufti’ e’ tra i 138 intellettuali musulmani che ha firmato la lettera dopo il ‘caso Ratisbona’, quando alcune dichiarazioni di Papa Ratzinger pronunciate all’Universita’ tedesca provocarono reazioni negative nel mondo islamico. "Sì, l’ho firmata anche io – risponde – e poi c’è stata anche una corrispondenza privata fra me e il Santo Padre". Dunque il caso Ratisbona è chiuso? "Si litiga con la moglie, ma l’amore si accresce. Il dialogo non si chiude mai – sottolinea il leader islamico – in fondo non c’è stato un litigio. C’è dialogo, fra religioni e intellettuali ci sono continue discussioni. Il Papa è a capo dei cattolici nel mondo, ogni leader religioso ha il compito di diffondere la pace. Anche il Papa spero svolga il ruolo fondamentale nel portare la pace nel mondo".

Per il Gran Mufti’ "il Vaticano ha sempre svolto un ruolo fondamentale nell’abbattere ‘muri’, come quello di Berlino. Ora spero che il Papa, che fin dall’inizio del suo Pontificato ha detto che in Israele non servono muri ma ponti – sottolinea – contribuisca ad abbattere il muro nella terra della pace".

La sua analisi parte da due casi esemplari: le vignette contro Maometto pubblicate in Danimarca e il ‘discusso’ discorso del Papa all’Università di Ratisbona. "Sono state due notizie disastrose e dannose per il nostro mondo – afferma – e’ una provocazione partita dai media e il giornalista che ha portato questo messaggio è un criminale. Il giornalista deve essere profeta di bene e di pace, solo in questo caso sarà messaggero di bontà. Ma se produce il male, distruggel’umanità". In particolare, soffermandosi sul dossier Ratisbona, il mufti’ osserva: "Il Papa stava parlando di un fatto storico e non stava criticando le religioni. Era una conferenza accademica, ma i media hanno cambiato il suo pensiero in una idea contro le religioni. È stato come un complotto di certi giornalisti, per dividere il mondo su base religiosa. È questa una delle cose più pericolose in questo momento".

Da qui la condanna a ogni forma di uso delle religioni per legittimare le guerre. "Non giochiamo con la religione. Spesso ci sono persone che usano le religioni per fatti politici. E diciamo: non vi uccidete nel nome della religione. No c’è una guerra santa, la guerra non può essere mai santa. L’uomo non può mai uccidere nel nome di Dio – conclude – Dio non ci ha creato per ucciderci".