Il grande potenziale (sprecato) della Fiera del Levante
13 Settembre 2011
di Mino Cardone
Anche quest’anno è toccato al Ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, inaugurare la 75esima edizione della Fiera del Levante. C’è ancora chi cerca di nasconderlo, ma per l’ennesima volta si è avuta la riprova che, anno dopo anno, la Fiera del Levante continua a perdere colpi, avendo rinunciato definitivamente a quel ruolo di primo piano che si era ritagliata negli anni nel sistema delle relazioni commerciali e imprenditoriali meridionali e mediterranee. Mentre altre fiere italiane, come quelle di Verona, Milano, Bologna, Roma hanno avuto il coraggio di rinnovarsi trovando nuove fette mercato, la campionaria barese non è riuscita in questo intento. Infatti, sembra un appuntamento non più in grado di varcare i confini regionali, buono solo come contenitore per ospitare altri eventi, che nulla hanno a che fare con l’economia e i commerci.
Nata a metà degli anni trenta del secolo scorso con l’obiettivo di mettere l’economia meridionale al centro dei traffici commerciali nazionali, nel corso dei decenni era riuscita a trasformarsi in una fiera di primo piano nel bacino del Mediterraneo, nella zona dei Balcani e nel Medio Oriente. Nonostante quest’area del mondo negli ultimi anni, per vari motivi, stia ritornando ad essere al centro dello scacchiere politico mondiale, la Fiera del Levante non è in grado di ritagliarsi un nuovo ruolo, restando nei fatti una kermesse che si trascina, anno dopo anno, a stento. Ed è molto singolare, nonché mortificante per gli stessi organizzatori, dare ancora una volta la colpa di questo declino alla mancata presenza all’inaugurazione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
La verità, che tutti sanno ma che nessuno dice, è che negli ultimi anni le assenze sono state tante, a partire dai visitatori, in continuo calo, per proseguire con gli espositori. Perché nessuno dice da quanti anni manca all’inaugurazione il presidente di Confindustria o i presidenti nazionali delle altre organizzazioni che rappresentano i principali ceti produttivi italiani?
A qualcuno potrà far male costatarlo, ma questo declino è cominciato proprio in quegli anni in cui ad amministrare la fiera sono andati gli uomini indicati dai “campioni” della politica pugliese, il governatore Nichi Vendola e il sindaco di Bari Michele Emiliano, sempre bravi a pontificare, ma che alla prova dei fatti danno scarsi risultati. Nuova linfa alla fiera non è sembrata in grado di darla neanche la nuova amministrazione. Il suo nuovo presidente, Gianfranco Viesti, per il suo rilancio si è inventato due iniziative senza precedenti: i lavoratori giornalieri assunti a sorteggio e l’abolizione dei biglietti omaggio (reintrodotti, in extremis, nelle ultime ore), dimenticandosi come se non bastasse di far attrezzare in tempo il sito Internet. In piena fiera, chi dovesse collegarsi al sito della campionaria www.fieradellevante.it, sulla home page si troverebbe di fronte all’avviso: «Stiamo lavorando al nuovo sito della Fiera di Bari. Scusate il disagio». Nell’era di internet è proprio un bel biglietto da visita per operatori e visitatori alla ricerca di informazioni sull’evento. Inutile dire che non ci sono neanche informazioni su come raggiungere la fiera, nessuna indicazione sul numero e sul nome degli espositori e sulla loro dislocazione nei padiglioni, come neanche un cenno alla storia dell’Ente e al nuovo organigramma.
Anche quest’anno, dunque, la frittata è fatta, anche se bisogna riconoscere che nel corso di questi anni Vendola ed Emiliano ce l’hanno messa tutta per rilanciare l’evento. Di sicuro, si sono già ritagliati un posto nella gloriosa storia della Fiera della Levante come quelli che alla fiera sono andati in bicicletta. Evidentemente, però, non è bastato.