
Il Guardian accusa le banche italiane

13 Luglio 2016
Mentre proseguono le trattative tra governo italiano e Commissione Europea per trovare delle misure in linea con le normative Ue che siano in grado di sostenere le banche italiane in difficoltà, la stampa estera guarda ai nostri istituti di credito come al nuovo grande rischio per la stabilità dell’Unione.
In una lettera pubblicata ieri dal quotidiano britannico The Guardian, Mihir Kapadia, CEO di Sun Global Investments, scrive che “le preoccupazioni circa il disastroso stato delle banche italiane si sono aggiunte a quelle per Brexit sui mercati globali”, mentre cresce la pressione sulla Banca di Inghilterra per un taglio dei tassi. Kapadia sottolinea che “un rilevante 17% dei prestiti bancari in Italia sono in sofferenza”, spiegando che si tratta di “cifre multiple rispetto ai livelli di debito raggiunti durante il picco della crisi finanziaria del 2008″.
“La recente volatilità dei mercati – innescata dalla decisione presa dal referendum nel Regno Unito – ha colpito duro le banche europee e reso ancora più difficile la situazione per le banche italiane”, prosegue l’autore, evidenziando che il nostro Paese si trova una “tempesta perfetta” determinata dal combinato disposto di bassa crescita o pari allo zero della nostra economia, di bassi tassi di interesse, e di una politica dei prestiti, “spesso corrotta”, che ha portato ad una situazione nella quale “il sistema finanziario italiano ha bisogno di un ampio salvataggio”. Ma l’Unione europea, e in particolare la Germania, si oppone a piani di salvataggio dello Stato.
“Al momento si suppone che dovrebbero essere gli azionisti e i possessori di obbligazioni subordinate (o junior) a dover subire le prime perdite”, scrive Kapadia, “ma in Italia una cosa del genere appare difficile, visto che molti dei titoli subordinati sono stati venduti alle famiglie e a singoli individui, e sarà politicamente complicato caricare sulle loro spalle le perdite di capitale legate ai problemi dei debiti bancari in sofferenza“.
“Il governo italiano vuole iniettare fondi statali, ma gli importi richiesti sono enormi e una iniezione del genere è contro le regole comunitarie in materia di aiuti di Stato”, ricorda l’autore, facendo poi un quadro generale della situazione economica di Eurosud: “La crisi del debito europeo del 2010-12 ha colpito i PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna). La Grecia è andata in default, Unione Europea e BCE hanno prestato ingenti somme a tutti questi paesi. L’Irlanda, e in misura minore, la Spagna, hanno recuperato e c’è stata una ripresa della crescita; Italia e Portogallo non lo hanno fatto, mentre la Grecia resta in una situazione pericolosa”.
“La crisi italiana è la più vasta e significativa, visto che parliamo di una economia molto più grande di quelle portoghese e greca”, la conclusione. “Viviamo in tempi pericolosi per le banche e per l’Europa – la Brexit di recente ha spazzato i mercati – ma la crisi che si sta sviluppando nel sistema bancario italiano è il prossimo grande rischio economico per l’Europa, ed ha bisogno di essere affrontata”.
Si attende adesso la data di scadenza dei negoziati tra Roma e Bruxelles, prevista per il 29 di luglio, quando verranno pubblicati i risultati degli stress test condotti dalla European Banking Authority. Gli stress test potrebbero complicare ulteriormente la stituazione, mostrando che effettivamente per gli istituti di credito italiani c’è una carenza di capitale in caso di scenari avversi. Nel mirino delle autorità europee c’è Monte Paschi, che però, dopo la decisione della Consob di vietare le vendite allo scoperto, sembra essere meno sotto pressione in Borsa a Milano.
E’ quindi auspicabile che per evitare rischi le autorità economiche italiane (il Mef è tra i principali soci di Mps con il 4% circa del capitale, sempre secondo Consob) si presentino all’appuntamento con gli eurocontrollori con dei rimedi pronti. Il clima tra Commissione e Governo italiano viene definito “costruttivo”, il ministro della economia Pier Carlo Padoan è convinto che si arriverà ad un accordo “molto presto”, ma la lettera apparsa sul Guardian mostra che l’Italia resta un “sorvegliato speciale” in Europa.