Il Jerusalem Post esulta per Fiamma Nirenstein
16 Aprile 2008
I voti degli
italiani residenti in Israele (73.3
per cento al Pdl, 19.9 al Pd, 3.8 al Ps di Boselli e 2.8 all’Udc di Casini) non
lasciano dubbi rispetto alle simpatie del popolo dello stato ebraico. E i
giornali, da Haaretz al Jerusalem Post, passando per Yedioth Aronoth, salutano
con entusiasmo il ritorno di Silvio Berlusconi al governo e, con lui, la fine
di un incubo chiamato Massimo D’Alema. Un incubo fatto di “equivicinanze” mai
chiarite e con il contorno di passeggiate a Beirut a braccetto con ministri
hezbollah.
Come se non bastasse, la scelta
del Cav. di portare Fiamma Nirenstein in Parlamento ieri è stata accolta come
un’ulteriore “mossa vincente” dal Jerusalem Post che letteralmente scrive: “Tra gli effetti collaterali delle
elezioni italiane di lunedì scorso che hanno portato il magnate Silvio
Berlusconi al potere come premier per la terza volta, dopo appena due anni di
governo di Romano Prodi, c’è un evento inatteso: anche Fiamma Nirenstein,
giornalista ebrea, esperta di terrorismo globale e autrice di libri di
successo, farà parte del nuovo parlamento”. Inizia così il lungo articolo di
Ruthie Bloom pubblicato nella pagina di apertura, anche su internet, della
sezione esteri del Post.
Nel servizio si dà atto che è la prima volta che una persona
che parla l’ebraico correntemente siede nei più altri scranni della
rappresentanza politica italiana. E che questa cosa è stata possibile proprio
grazie alla decisione di Silvio Berlusconi di candidare la Nirenstein, che è
anche una delle persone più autorevoli del board della Fondazione Magna Carta, al
numero 4 delle liste della Liguria per la Camera dei deputati. La cosa viene
ovviamente salutata come primo sintomo del rinnovato rapporto tra l’Italia e lo
stato ebraico. Così come viene sottolineata con grande favore la circostanza
che il primo viaggio di stato che Berlusconi farà sarà proprio a Gerusalemme. Il
Jerusalem Post fa poi il cursus honorum della Nirenstein ricordando la sua
esperienza al quotidiano torinese “La Stampa” come inviato in Medio Oriente e
il suo recente passaggio a “Il Giornale” di Silvio Berlusconi.
Della Nirenstein al Post piace anche ricordare il titolo
dell’ultimo best seller, “Israele siamo noi”, che ha contribuito non poco alla diffusione
di un’informazione e di un’immagine corretta di Israele e del suo esercito
nella opinione pubblica mondiale. Il Post ha anche rivolto alla Nirenstein
alcune domande sul senso della propria candidatura, non omettendo di citare gli
attacchi antisemiti da lei subiti negli anni in Italia, da parte della sinistra
estrema legata pregiudizialmente alla causa rivoluzionaria palestinese, da ultimo
anche la famigerata vignetta di Vauro sul “Il Manifesto” in cui la giornalista
era dipinta come una specie di mostro Frankenstein con la stella di Davide e il
fascio littorio. Sulla falsariga di chi equipara la stella di Davide alla
svastica negli striscioni delle manifestazioni dei no global.
La Nirenstein ha affermato che “questa visione del mondo pro
America e pro Israele è connessa con una identificazione forte di una parte
largamente maggioritaria nel popolo italiano che divide con questi due paesi
gli stessi valori di libertà e democrazia”.
Inoltre la Nirenstein focalizza il successo di Berlusconi
anche sul fatto che un’immigrazione massiccia e non regolata in Italia di
clandestini, la maggior parte dei quali provenienti dal mondo islamico, avrebbe
ingenerato nella gente comune grande preoccupazione”.
“C’è una sorta di desiderio di restaurare il senso di
identità – ha detto la Nirenstein al Post – che gli italiani sentono essere
stato compromesso dall’influsso di altre
culture, soprattutto quella islamica”. Infine un accenno al risorgere
dell’antisemitismo in Europa specie negli ambienti della cosiddetta sinistra
radicale, che in tante manifestazioni di piazza si è alleata con i fanatici
islamici presenti anche in Italia soprattutto tra i clandestini di cui sopra. Una
diagnosi che corrisponde a quella degli elettori che hanno cacciato dal
parlamento i partiti di estrema sinistra, ma anche di estrema destra, punendo
con il voto chi ha marciato dietro le bandiere bruciate di Israele e
dell’America.
Ma del caso della elezione di Fiamma al parlamento italiano,
oggi si è occupato anche il New York Sun, quotidiano che vede la Nirenstein
come editorialista. Anche il Sun ha ricordato la vignetta “antisemita” di Vauro
nonché i coraggiosi reportage della giornalista italiana da Gaza e dal West
Bank. Reportage con cui la Nirenstein ha fatto conoscere, al contrario di tanti
altri giornalisti “embedded” nei territori palestinesi e molto prima dell’11
settembre 2001, di che lacrime e di che sangue grondasse la propaganda
dell’odio antioccidentale alla base del terrorismo islamico.