“Il lavoro aumenta e il debito pubblico scende”: le favolette del “boy scout” Padoan

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“Il lavoro aumenta e il debito pubblico scende”: le favolette del “boy scout” Padoan

06 Febbraio 2018

Direttamente dalla cerimonia di presentazione dei candidati Pd, un Padoan visibilmente emozionato sciorina i risultati degli ultimi anni di governo. E lo fa con tono da boy scout, forse influenzato dal suo stesso capo, Renzi: “Lo stato dell’economia è migliore di come lo abbiamo trovato 5 anni fa”. Della serie: abbiamo lasciato il mondo migliore di come lo abbiamo trovato. Il motto boy scout per eccellenza, appunto. Ma l’influenza renziana sul buon Pier Carlo – ormai le tensioni tra i due al tempo della manovrina primaverile sono solo un lontano ricordo – non si esaurisce qui. Ora Padoan non è più un tecnico, è a tutti gli effetti un politico, dopo la candidatura per Pd nel collegio di Siena. E lo si vede bene da quel che dice: “Che l’economia cresca è un dato di fatto e lo dimostra l’occupazione che aumenta” e “il debito pubblico che non cresce più e scende”. Insomma, il mantra renziano per antonomasia: cresciamo poco ma cresciamo, ed è tutto merito nostro.

Ma, come al solito, Padoan & Co. si dimenticano di piccoli particolari che, però, fanno la differenza. E’ vero: segnali di ripresa ci sono. Non si possono negare. Ma dire che tutto questo è merito delle “riforme” varate da Renzi e cloni vari, è troppo. In un normale ciclo economico, la fase di grande depressione lentamente lascia il posto ad una fase di crescita. Ed è quello che sta avvenendo a livello internazionale. Se fosse vero che le riforme renziane avessero accompagnato questo trend positivo, non si spiega come mai siamo i penultimi in termini di crescita tra i Paesi dell’Eurozona, distaccati di poco dal Belgio. Eppure, per dirla sempre con le parole di Padoan, “l’Italia ha grandi potenzialità”. Giustissimo. La verità è che misure come i famosi 80 euro, bonus “ad categoriam” e Jobs Act vari, varati e voluti dai governi piddini, nel loro complesso non possono considerarsi una politica economica degna di questo nome, cioè aperta al futuro. Misure di questo tipo guardano al consenso immediato (ricordiamo l’annuncio degli 80 euro prima delle elezioni europee del 2014, l’aumento agli statali prima del referendum costituzionale del 2016 e via dicendo) e non hanno un respiro di lungo periodo.

Tant’è che il Jobs Act, la grandiosa riforma renziana del mondo del lavoro, ha in realtà incentivato la precariato. Ragion per cui non si può dire di aver creato un milione di posti di lavoro, conteggiando tra questi anche chi ha lavorato solo per qualche ora o per qualche giorno. E il debito pubblico (aumentato con Renzi di 135 miliardi di euro), invece che ridursi, come dice Padoan, stando agli studi di Unimpresa sul Def, nei prossimi anni aumenterà, e con esso anche le tasse.  

E chi pensa che il programma dei “100passi”, la nuova genialata renziana per la campagna elettorale, abbia qualcosa di diverso da quanto detto fin’ora, si sbaglia di grosso: i 240 euro per le famiglie (gli 80 euro triplicati) proposti da Renzi, dopo che nell’ultima manovra economica, varata dal governo Gentiloni, un sostegno ai nuclei familiari come il bonus bebè ha rischiato di essere cancellato, ne sono la chiara dimostrazione.  Ma ormai, sondaggi alla mano, tutto questo l’hanno capito anche gli italiani.