Il libro della Costamagna e il rischio di omologazione tra uomini e donne

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Il libro della Costamagna e il rischio di omologazione tra uomini e donne

Il libro della Costamagna e il rischio di omologazione tra uomini e donne

02 Maggio 2020

Il libro è del 2012 e si intitola “Noi che costruiamo gli uomini. Storie di donne che sono riuscite a credere in se stesse” (Strade Blu, Mondadori). L’autrice è Luisella Costamagna, giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva. Il testo in questione è dedicato a Bruna, Cecilia, Patrizia, Alessandra, Caterina, Mariangela, Sara, Ida, Lavinia e Bertha. Chi sono? Sono le donne protagoniste delle storie che la Costamagna ha voluto raccogliere in questo testo. Si tratta di racconti che riportano esperienze di vita: c’è chi è diventata responsabile di un centro antiviolenza dopo aver subito violenze in passato, c’è chi ha deciso di non fare figli e si sente comunque realizzata, c’è chi con fatica tenta di lasciarsi alle spalle una interruzione volontaria di gravidanza. E c’è chi, come Alessandra, ha mollato un lavoro da dirigente aziendale per dar vita ad Indica, un’impresa sostenibile che riesce a garantire il giusto equilibrio tra genitorialità e mansioni d’ufficio. Queste donne hanno cercato di lasciare ampio spazio alla propria autostima e, dopo aver creduto fortemente in se stesse, hanno sostenuto che sì, è possibile costruire gli uomini. E’ cioè possibile realizzarsi sia in famiglia che fuori, senza per questo dover essere solo mogli e madri.

Nell’introduzione al libro, Luisella Costamagna precisa che la sua intenzione non è criticare la donna che si pone come “angelo del focolare”, tutt’altro. Lo scopo del lavoro è dar voce a coloro che ce l’hanno fatta a sfondare il tanto famigerato soffitto di cristallo, riuscendo – come già detto – ad affermarsi in più ambiti. Tuttavia, va rilevato che ancora una volta gli uomini vengono descritti solo in chiave negativa: violenti, distratti, poco attenti ai bisogni della propria partner e scarsamente inclini a mettersi in discussione. Nel caso di maschi violenti, in ogni caso la nostra condanna è unanime: le donne non vanno pestate bensì rispettate ed amate. Ma siamo sicuri che proprio tutti gli uomini manchino di qualcosa nel rapporto con le donne?

La realtà ci rivela altro. E mostra una fotografia che ritrae giovani coppie intente a condividere le esigenze della famiglia; giovanissimi papà che aiutano la propria moglie o compagna con quelle che sono le necessità di un bambino e così via. Gli esempi da portare, insomma, possono essere molteplici. Ci chiediamo se, anziché scrivere un ennesimo libro sulle donne – l’argomento è infatti abusato – non sarebbe stato meglio dedicare il racconto all’armonia tra i due sessi, alla bellezza dello scegliersi per poi ritrovarsi in coppia proprio perché differenti. L’omologazione è un virus pericoloso e, se coltivato, porta alla distruzione di ciò che ci caratterizza come esseri umani.

Ma visto che siamo in tema di diritti delle donne, non possiamo tacere un fatto. In piena emergenza Coronavirus, le femministe pro-aborto stanno stilando una lista dei centri dove è più facile effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza e dei nominativi dei medici obiettori. La notizia, che è stata riportata anche dalla versione online del quotidiano Il Giornale, desta moltissima preoccupazione perché, oltre a ledere il diritto alla privacy di chi si sottopone ad aborto farmacologico o volontario, tratta con molta superficialità un tema che va toccato con i guanti di seta. Certo, i nomi di chi ricorre all’Ivg non sono noti, ma le notizie che le femministe si scambiano corrono via Telegram e tutti gli aggiornamenti in merito sono pubblicati sui loro siti di riferimento. Qualcuno nel centrodestra sta giustamente insorgendo contro tali brutali pratiche; chiediamo un chiarimento governativo e uno stop netto e repentino a questi scambi di informazioni. La tutela della vita non può essere sostituita da un click o da un like.

E’ giunto il momento di ragionare con onestà e soprattutto responsabilità.