
Il Lungarno crolla come la politica economica di Renzi

25 Maggio 2016
Ovviamente non si possono imputare al sindaco Nardella guasti e incidenti come quelli capitati sul Lungarno a Firenze, tanto più che Nardella non può neanche prendersela con il suo predecessore Renzi, come avviene di solito in politica.
Guasti e incidenti capitano ovunque e a chiunque. Ma quelle immagini del Lungarno che sprofonda sono una rappresentazione simbolica potente del progressivo crollo di credibilità del governo Renzi e delle sue tante promesse.
Gli ultimi dati sulla industria italiana diffusi da Istat certificano infatti il fallimento della politica economica renziana. L’industria italiana a febbraio perde colpi, scende il fatturato (-1,6%), scendono gli ordinativi (-3,3%), e quindi consumi, domanda interna, redditi.
Finiti gli incentivi il mirabolante Jobs Act produce nuova precarietà, la disoccupazione tra i giovani soprattutto nel Sud è sempre più alta, le ultime generazioni cercano rifugio all’estero. Giovani emigranti in cerca di opportunità, dice Istat, altro che mammoni attaccati a mamma e papà.
A fallire evidentemente è l’allegra politica di spesa di Renzi. I miliardi a pioggia distribuiti per incassare voti, dagli 80 euro alle mancette per gli studenti. Le tasse, sempre quelle, anche se il premier si stupisce che gli italiani se ne lamentino e giacché c’è promette di chiudere Equitalia nel 2018. A patto di votare sì al referendum costituzionale, dunque.
Provvedimenti veri e in molti casi solo annunciati che però, visti i sondaggi e Roma, e il clima di queste amministrative, probabilmente non salveranno il Partito democratico.
Il Pd risponde agli attacchi delle opposizioni definendoli “pretestuosi” ma la verità è che da quando si è insediato ad oggi il governo Renzi e la maggioranza che lo sostiene hanno solo peggiorato il quadro economico complessivo, vedi la voce debito pubblico.
E meno male che l’Europa ci dà ancora spago, chissà per quanto e a nostro modesto parere ancora per poco se l’andazzo continuerà ad essere questo.
Del resto nella loro freddezza oggettiva i dati Istat non possono essere attribuiti al “gufo” di turno, come ama fare Renzi quando la sorte non gli arride. Referendum o non referendum, per il presidente del consiglio si avvicina la resa dei conti. E forse il momento di andare a casa.