Il lungo braccio di ferro fra Emergency e i servizi segreti afghani

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Il lungo braccio di ferro fra Emergency e i servizi segreti afghani

19 Aprile 2010

C’è una Ong italiana che si fa eco nel mondo, prestando soccorso e assistenza medica alle popolazioni martoriate dalla guerra, ma non lo fa con un profilo basso e consapevole di muoversi sul campo di battaglia, bensì con grande clamore e mettendo in risalto gli effetti più terribili del conflitto, compresi quelli che coinvolgono la Nato e le forze di sicurezza afghane.

C’è il governatore dell’Helmand, che dopo aver lavorato per i sovietici è diventato un uomo degli americani, guadagnandosi un positivo ritratto delle BBC per le sue promesse sulla ricostruzione del Paese. Il signor Gulab va in tv dicendo di voler offrire nuove scuole ai giovani afghani ma poi deve fare i conti con le denunce dei medici italiani sulla situazione negli ospedali, dove tanti bambini versano in condizioni gravissime, con le gambe spappolate dalle mine o dai proiettili inesplosi. Non è la migliore pubblicità per delle istituzioni ancora incapaci di garantire benessere e sicurezza alla popolazione. Né fa gioco alle truppe della Coalizione che devono ripulire l’Helmand dagli insorgenti e dai terroristi di Al Qaeda. I tre di Emergency vengono accusati di aver preparato un attentato contro Gulab. Le accuse cadono, ma il governatore si dice comunque "contrariato" per la loro liberazione.

C’è infine il capo dei servizi segreti afghani, una vecchia conoscenza di Gino Strada. Negli ultimi anni, racconta Fausto Biloslavo, i due sono diventati acerrimi rivali. Il capo dei servizi è un ex mujaheedin che ha combattuto contro i sovietici e seguito il Comandante Massud nell’Alleanza del Nord, per poi fare rapidamente carriera nel nuovo stato afghano. Con Strada si è scontrato all’epoca del sequestro Mastrogiacomo, accusando Emergency di averlo tagliato fuori dalle trattative con i rapitori (al governo in Italia c’era Prodi), provocando sì la liberazione del giornalista ma anche la morte del suo interprete afghano, ucciso dalla guerriglia. I servizi di Kabul, inoltre, contestano ad Emergency di aver usato un mediatore ‘amico’ dei talebani durante il negoziato su Mastrogiacomo. Ieri i parenti dell’afghano morto hanno fatto sapere che "Emergency è coinvolta nell’omicidio di nostro fratello; i responsabili della organizzazione erano a conoscenza dell’accordo segreto stretto con i talebani".

Il governatore dell’Helmand e il capo dei servizi afghani sono graditi allo stato maggiore inglese e americano impegnato nella vasta operazione di contrasto alla guerriglia iniziata con l’arrivo dei rinforzi Usa. Emergency è un partner ostico, considerata a rischio “inquinatamento” da parte di elementi o favoreggiatori della guerriglia. Oltre ai tre italiani, ieri le autorità hanno rilasciato 5 dei 6 operatori afghani dell’ospedale della Ong, ma uno di loro resta ancora sotto indagine, accusato di essere l’uomo che ha materialmente sistemato le granate, le armi e i giubbotti kamikaze nelle ceste trovate dalle forze di sicurezza afghane nell’ospedale di Lashkarga.

"Il piano è stato elaborato dai nemici della pace e della stabilità dall’esterno dei confini dell’Afghanistan," diceva un comunicato dei servizi afghani diffuso ieri e relativo alla vicenda del ritrovamento delle armi, "i nostri nemici hanno fatto pressione su uno degli impiegati afghani di Emergency”. Quali forze esterne? Chi avrebbe avuto interesse a screditare la Ong e ad innescare una crisi diplomatica fra un Paese della Coalizione e il governo afghano? Se il capo dei servizi aghani ha altre prove dovrebbe comunicarle al governo di un Paese alleato come l’Italia, tanto più adesso che il castello di accuse contro i tre di Emergency è crollato. In caso contrario, sembrerebbe che i servizi di Kabul, con l’appoggio indiretto delle forze inglesi, abbiano concluso un’azione di intelligence per togliersi dai piedi la Ong, che infatti ha lasciato l’Afghanistan.