Il lungo viaggio di Le Clézio nell’esistenza umana
10 Ottobre 2008
di Carlo Roma
Era uno dei candidati più accreditati alla vittoria finale. E’ nato a Nizza ed ha cominciato a scrivere a sette anni. Ha prodotto un numero considerevole di pubblicazioni. E’ stato apprezzato per le sue innumerevoli sperimentazioni artistiche che lo hanno condotto in molti ambiti della letteratura. E’ il francese Jean-Marie Gustave Le Clézio il nuovo premio Nobel per la letteratura 2008 assegnato ieri dall’Accademia di Svezia. Le motivazioni che hanno giustificato la scelta degli esperti di Stoccolma attengono alla sua capacità di sperimentare ogni forma di arte indagando anche l’umanità nelle sue molteplici manifestazione.Le Clézio, infatti, si è mostrato in grado "di nuove sperimentazioni, avventure poetiche e di sensuale estasi" E’ stato, peraltro, un infaticabile "esploratore di un’umanità dentro è fuori la civiltà imperante".
Le Clézio ha cominciato a scrivere molto giovane. A ventitre anni ha composto il suo primo romanzo, "Il verbale" pubblicato nel 1963. Il protagonista principale della storia, Adam Pollo, riconosce la condizione animale come l’unica possibilità per sopravvivere nel mondo contemporaneo. Un mondo privo di punti di riferimento certi, in cui sembrano avanzare soltanto le regole folli e sconsiderate della società consumistica. Il libro gli permette di vincere il premio Ranaudot. Nato in Francia da famiglia bretone, ma pronto a muoversi verso nuovi orizzonti, Le Clézio può essere considerato come uno scrittore sempre in viaggio. Subito dopo la laurea si trasferisce negli Stati Uniti dove inizia un periodo di insegnamento. Uno dei temi forti della sua indagine è quello della ricerca costante dello stile e della scrittura. Temi ai quali ha aggiunto lo studio dell’alienazione che domina la realtà. Allo stesso tempo, il neo Premio Nobel si è occupato di argomenti più ‘leggeri’ ed accessibili che lo hanno indotto a muoversi nel terreno dell’infanzia: un’analisi approfondita che rientra a pieno titolo nel suo lungo viaggio nella vita. Una peregrinazione che ha assunto forme nuove ed inedite offrendogli l’opportunità di contemplare la bellezza dei tanti paesi che ha raccontato. Una bellezza che, secondo Le Clézio, deve essere riconquistata e difesa perché possiede gli elementi più veri e più utili per la nostra esistenza. In questo senso, i suoi personaggi cercano una dimensione autentica difendendosi dall’aggressione di una modernità talora ingiusta. Una dimensione che proprio Le Clézio ha inseguito nei suoi viaggi e nelle sue indagini descrivendola nelle sue opere.
Su questa falsariga si collocano i contributi principali che hanno costellato la sua carriera. Si tratta di oltre trenta titoli tra i quali spiccano, in particolare, il saggio "Il sogno messicano", scritto nel 1988 in cui mette in scena l’identità ignorata degli indiani d’America. Uomini che, per Le Clézio, sintetizzano l’idea della purezza e della semplicità: valori che, di fatto, il mondo contemporaneo pare aver smarrito una volta per tutte. Conosciuto più in Francia che all’estero, Le Clézio ha elaborato altri saggi, il più importante dei quali è forse "Estasi e materia", scritto nel 1967. Tanti, poi, i romanzi redatti nel corso del suo lavoro. Tra i titoli più recenti spicca "Il continente invisibile", pubblicato in Italia nel 2008. "Se l’Africa è il continente dimenticato – scrive il neo premio Nobel – l’Oceania è il continente invisibile". Un universo ancora misterioso ed indecifrabile tutto da conoscere e scoprire. Una scoperta alla quale Le Clézio si dedica con la sua maestria narrativa svelando i lati oscuri di un mondo lontano e nebuloso che risveglia l’immaginazione ed il desiderio di partire.