Il manifesto di Benedetto per l’Occidente (al collasso) che ha escluso Dio

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Il manifesto di Benedetto per l’Occidente (al collasso) che ha escluso Dio

15 Aprile 2019

Gli appunti recentemente pubblicati dal periodico bavarese “Klerusblatt”, contenenti la riflessione con cui Benedetto XVI interrompe un lungo periodo di silenzio, non sono soltanto un vademecum per una Chiesa cattolica nuovamente alle prese con l’esplosione di scandali legati agli abusi sui minori.

Nelle pagine, pubblicate in Italia dal Corriere della Sera, Joseph Ratzinger – Benedetto XVI traccia una vera e propria diagnosi del collasso morale e spirituale dell’Occidente, scandendone le tappe più significative in rapporto alla vita della Chiesa. Dal Sessantotto all’oscuramento della legge morale naturale, dal relativismo all’impossibile liberalismo senza Dio, escluso dalla vita pubblica ed esiliato a fatto privatistico, dalla lobby omosessuale fino al tracollo del diritto incapace di perseguire la giustizia e alla Chiesa tutt’ora viva e presente nei martiri cristiani in tutto il mondo, quello di Ratzinger è un vero e proprio affresco, forse il suo vero ultimo testamento spirituale o come ha suggerito qualcuno la sua ultima enciclica. La quinta dopo Deus caritas est, Spe salvi, Caritas in veritate e Lumen fidei.

Si tratta di un manifesto per l’Occidente ormai al collasso. Un testo che già sta suscitando reazioni di rigetto da parte della casematte del pensiero unico ultraprogressista, esattamente come fosse un nuovo Sillabo scritto per il nostro tempo.

Il Pontefice emerito comincia la propria disanima partendo da una critica del Sessantotto e della rivoluzione sessuale. “Il processo di dissoluzione della concezione cristiana della morale, da lungo preparato e che è in corso – scrive il 91enne bavarese – negli anni ’60 ha conosciuto una radicalità come mai c’era stata prima di allora”. “Tra le libertà che la Rivoluzione del 1968 voleva conquistare, c’era anche la completa libertà sessuale” la quale, secondo il Papa Emerito, “non tollerava più alcuna norma”. Partendo dallo Stato che si sostituisce alla famiglia attraverso il programma di educazione sessuale voluto dal ministro della salute Kate Strobel in Germania, Ratzinger ricorda come egli stesso si rese conto dell’eccitamento della popolazione attraverso la pubblicità, un fenomeno che Ratzinger ricollega anche alla spirale di violenza che caratterizza gli anni successivi.

“Club omosessuali” iniziano ad agire sempre più apertamente nei seminari, denuncia Ratzinger negli appunti, i suoi libri vengono addirittura banditi in nome del pensiero unico che caratterizza il “sentire conciliare”, e a nulla servono le visite apostoliche nei seminari, “perché evidentemente diverse forze si erano coalizzate al fine di occultare la situazione reale”.

In quegli stessi anni in cui la Quarta Rivoluzione – per dirla con Plinio Correa De Oliveira, che delineò il processo di disfacimento dell’uomo integrale della civiltà cristiana in quattro momenti della storia – si affacciava sull’Occidente e sul mondo, nota Joseph Ratzinger, la Chiesa alle prese con le contraddizioni del Post-concilio, si trovò sprovvista degli strumenti necessari a rispondere alla crisi in atto. “Sino al Vaticano II la teologia morale cattolica – sottolinea Benedetto XVI – veniva largamente fondata giusnaturalisticamente (…) nella lotta ingaggiata dal Conclio per una nuova comprensione della Rivelazione, l’opzione giusnaturalistica venne quasi completamente abbandonata”.

E’ la crisi della legge morale naturale, quella ragione in rapporto alla fede su cui invece Ratzinger vorrebbe basare la composizione della frattura tra credenti e non credenti per evitare il declino della civiltà occidentale. Essa è stata, infine, sostituita dall’etica della situazione, descritta da Benedetto XVI come “la tesi per cui la morale dovesse essere definita solo in base agli scopi dell’agire umano”. Un abbaglio contro cui, ricorda il Papa Emerito, Giovanni Paolo II scrisse Veritatis splendor, in cui si afferma che ci sono azioni che non possono mai diventare buone.

Torna la nota dominante del magistero di Benedetto XVI, il primato della Verità contro l’imperio della menzogna che l’uomo libero – esemplificato dal martire – è chiamato a respingere anche al costo della propria vita. “Ci sono valori che non è mai lecito sacrificare (…) e che stanno al di sopra anche della conservazione della vita fisica” la quale, pagata al prezzo del rinnegamento, sarebbe “una non-vita”.

E’ il ritorno dei valori non negoziabili, fra i quali la libertà religiosa, contro il relativismo imperante. Ma negli appunti c’è di più.

Per Ratzinger il male oscuro della nostra cultura, l’origine della sua crisi, è la rimozione di Dio dalla sfera pubblica e la sua riduzione a fatto privato, una scelta che mina alle fondamenta la possibilità di una società libera. “Una società nella quale Dio è assente (…) è una società che perde il suo criterio (…) la morte di Dio in una società significa anche la fine della sua libertà, perché muore il Senso che offre orientamento”. Infatti tale società “nella quale Dio nella sfera pubblica è assente (…) perde sempre più il criterio e la misura dell’umano”. Ossia, il relativismo ci condanna al nichilismo. E ciò fa sì che il potere del più forte, della maggioranza, a dispetto della Verità, è il criterio definitivo. “Il potere diviene allora l’unico principio”.

Se Dio non esiste, tutto è permesso direbbe Ivan Karamazov nel più celebre romanzo di Dostoevskij. Tuttavia avviene un cortocircuito quando dopo aver affermato una sessualità svincolata da norme e comportamenti mai intrinsecamente malvagi e da rapportare al caso concreto, la società attuale scopre che il male può arrivare a violare l’essere più indifeso e inerme. E’ il caso della pedofilia.

Contro quest’ultima Ratzinger si scaglia attraverso una critica della impostazione del diritto stesso della Chiesa – ma potrebbe essere il diritto tout court – quando esso smette di presidiare i beni fondamentali riducendosi a un insieme di garanzie per l’accusato. “Di fronte all’estensione delle colpe di pedofilia viene in mente Gesù che dice ‘chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio che gli si metta una macina al collo” tuttavia “nella coscienza giuridica comune la fede non sembra più avere il rango di un bene da proteggere (…) è importante tener presente che, in simili colpe dei chierici, ultimamente viene danneggiata la fede: solo dove la fede non determina più l’agire degli uomini sono possibili tali delitti”.

La cura, per Benedetto XVI, è quindi molto chiara: “l’antidoto al male che minaccia noi e il mondo intero ultimamente non può che consistere nel fatto che ci abbandoniamo a questo amore (…) la forza del male nasce dal nostro rifiuto dell’amore di Dio” per cui “il primo compito che deve scaturire dagli sconvolgimenti morali del nostro tempo consiste nell’iniziare di nuovo noi stessi a vivere di Dio” restituendogli lo spazio pubblico che aveva: “dopo gli sconvolgimenti della Seconda guerra mondiale, in Germania avevamo adottato la nostra Costituzione dichiarandoci esplicitamente responsabili davanti a Dio come criterio guida. Mezzo secolo dopo non era più possibile, nella Costituzione europea, assumere la responsabilità di fronte a Dio come criterio di misura”.

L’errore, invece, è pensare di costruire una falsa chiesa degli uomini: “creare un’altra Chiesa affinché le cose possano aggiustarsi? Questo esperimento già è stato fatto ed è fallito” sentenzia Ratzinger, ripudiando il perfettismo che è all’origine delle antiche eresie e delle ideologie, che potremmo definire con Augusto Del Noce le moderne religioni secolari: nazismo, comunismo e oggi il radicalismo di massa con il loro sforzo sovrumano di modificare l’uomo.

Al perfettismo, Ratzinger risponde ricordando che nella Chiesa c’è il grano e la zizzania, ma che ancora oggi nonostante gli scandali che continuano a venir fuori c’è una Chiesa dei santi: “anche oggi Dio ha i suoi testimoni (martyres) nel mondo. Dobbiamo solo essere vigili per vederli e ascoltarli”. Come non pensare alle migliaia di uomini, donne, bambini, laici e sacerdoti uccisi in tutto il mondo dalle persecuzioni esclusivamente per la loro fede in Gesù, che la paura, la dittatura e il terrorismo non riescono a spegnere.

“E’ pigrizia del cuore non volere accorgersi di loro”. Infine torna la ricetta ratzingeriana delle minoranze creative: “creare spazi di vita per la fede” che possano fecondare il mondo circostante, esattamente come il monachesimo benedettino fu culla della civiltà europea nel Medioevo. Vi è la cifra dell’intero pontificato in questi appunti, un tesoro per tutti. Grazie Benedetto.