Il Meeting torna alle origini: individui, dialogo e spiritualità

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Il Meeting torna alle origini: individui, dialogo e spiritualità

27 Agosto 2007

Mai come quest’anno il Meeting di Rimini è stato realmente
per l’amicizia tra i popoli.

Abbandonata la piega strettamente politica che l’aveva
caratterizzata nelle ultime edizioni, la kermesse riminese ha puntato tutto
sull’incontro e il dialogo.

A partire dal titolo, difficilmente equivocabile: “La verità
è il destino per il quale siamo stati fatti”.

E’ stato il meeting dei volontari, più di 3000, giunti a
centinaia dalle università, dalle scuole superiori ma anche da Paesi lontani
come la Lituania,
il Portogallo, il Senegal o la
Cina.

C’era chi serviva nei ristoranti, chi gestiva gli shopping o
le librerie, chi tutte le sere faceva le due per mandare in stampa il
Quotidiano Meeting e c’erano le hostess che accompagnavano ministri e
professori per i padiglioni mentre gli uomini facevano da autisti.

E’ stato il meeting di tutti.

Di Rose, che ha raccontato in un commovente incontro della
difficile situazione in Uganda, ed è stato il Meeting di don Edo Canetta che ha
invece portato la sua testimonianza sul Kazakstan come possibilità concreta di
convivenza  e unità tra diverse religioni
ed etnie.

Politica, società, fede. Soprattutto, la ragione e la
verità. Nessuno ha evitato l’argomento.

Di particolare rilievo l’incontro “Dio salvi la ragione”,
dove è stato presentato il libro firmato da tre intellettuali di fama: Wael
Farouq, docente egiziano di scienze islamiche, Sari
Nusseibeh, preside dell’università Al Quds di Gerusalemme e Joseph Weiler,
costituzionalista ebreo.

Il Meeting di tutti, dicevamo.

Si passava dalle battute sagaci su Oriana Fallaci di
Vittorio Feltri, alle riflessioni su ragione e conoscenza affettiva di John
Milbank, uno dei più grandi teologi protestanti al mondo.

Ne hanno parlato il filosofo neocon Roger Scruton ed il
matematico Laurent Lafforgue, snobbato dall’establishment culturale francese
per le sue posizioni critiche sullo Stato in materia di educazione.

Si sono confrontati Fassino e la Moratti, sono passati Nicolais,  Tremonti e Formigoni e tutti hanno lasciato
intravedere la possibilità di dialogo- come ben dimostrato dall’Intergruppo
Parlamentare per la
Sussidiarietà. Persino
Lucignolo- il programma ideato da
Mario Giordano- ha pensato di fare una capatina in fiera.

Abbiamo visto una suora di clausura ed un comunista
presentare il loro libro scritto a quattro mani.

Abbiamo sentito Giovanni Lindo Ferretti, l’ex cantante dei
CCCP, raccontare della sua conversione accanto a don Massimo Camisasca,
fondatore della Fraternità sacerdotale San Carlo. Abbiamo visto centinaia di
persone affollarsi per seguire l’innovativa mostra su Geremia, in parte
recitata da alcuni attori e in parte in video.

Siamo rimasti stupiti di fronte ai pannelli che raccontavano
la storia del mistico don Divo Barsotti, impietriti mentre leggevamo i più
grandi intellettuali russi di inizio novecento abbandonare la fede in virtù di
un nichilismo che presto sarebbe degenerato in violenza.

Ed il Meeting è stato tanto altro.

Perché dopo gli incontri e le mostre, c’era la gente.

Giovani universitari improvvisavano cori alpini in ogni
angolo mentre i bambini assaltavano letteralmente il settore sport (con
possibilità di partite a calcio, a basket o pallavolo) e poco importa se Vale
Rossi non s’è fatto vedere, rimane l’idolo comunque ché ai piccoli del fisco
interessa niente o nulla.

Magliette colorate, capelli bianchi o mamme col passeggino.
Professori universitari e semplici impiegati. Il colpo d’occhio, dall’alto
degli uffici della sala stampa, era impressionante.

I numeri raccontano di oltre 700.000 presenze.

Noi abbiamo preferito raccontarvi un po’ di quel che abbiamo
visto.

Potevamo rimanere chiusi in redazione,e  servirci delle agenzie per scrivere questo
articolo. Ci è sembrato più bello camminare per i padiglioni, o fumare una
sigaretta tra la “gente-gente”, come l’amava chiamare don Luigi Giussani. E
sentirci, per un attimo, anche noi parte di questo evento. Del resto, lo dice
anche il titolo del prossimo Meeting: “O protagonisti o nessuno”. Tra le due,
scegliamo la prima.