Il menù Monti-ABC è un sì su lavoro e giustizia, il boccone indigesto resta la Rai
16 Marzo 2012
La foto che il più montiano di Monti-Casini scatta tra i cinguettii di Twitter dice due cose: che la politica non è sospesa, la grande coalizione funziona (per ora) perché i partiti fanno i partiti e non i notai del governo; che la foto di Vasto è finita nel dimenticatoio del Pd. Governo e soci di maggioranza trovano la quadra su lavoro e – a sorpresa – su giustizia ma restano distanze da colmare sul dossier Rai, rinviato al prossimo menù insieme a quello sulla crescita.
La foto di Palazzo Chigi riassume cinque ore di faccia a faccia dopo le polemiche sul vertice saltato la scorsa settimana e le schermaglie tra le forze politiche che hanno accompagnato la vigilia del nuovo appuntamento. Alla fine si trova un compromesso – ragionevole – a detta di molti, sia sull’ordine del giorno che sui contenuti. Alfano incassa dal premier il fatto che la priorità delle priorità è il lavoro (come andava sostenendo da settimane), Bersani il confronto anche sulla giustizia, Casini che si parli di tutto e Monti la convergenza sull’agenda per i prossimi mesi.
E’ la mediazione del premier, infatti, a diluire le tensioni, ad attenuare le schermaglie politiche, a imprimere un’accelerazione sulla riforma del lavoro ottenendo l’intesa con i soci di maggioranza, fondamentale in vista dell’ultimo tavolo – quello decisivo – di martedì con le parti sociali. L’altro dato, tutto politico, è il ruolo dei partiti che seppure da diverse posizioni ragionano sulle cose da fare per il paese, anteponendo la responsabilità agli interessi di parte, anche nella consapevolezza di pagare un prezzo altissimo. Vale soprattutto per Pdl e Pd.
Il Pdl ci ha rimesso il governo Berlusconi e l’alleanza con Bossi. Il sostegno alle misure dei Prof. – in gran parte impopolari per l’elettorato di riferimento – ha significato poi dover digerire, ad esempio, il varo dell’Imu. Il Pd ha rinunciato a forzare sul voto anticipato, metabolizzando prima una durissima riforma delle pensioni (con la Cgil sulle barricate), quindi un’altrettanto rigorosa riforma del mercato del lavoro che in qualche modo ha rimodellato un totem dell’identità di sinistra: l’articolo 18. Ma sul piano politico, il vertice di ieri ha ribaltato lo schema iniziale di una politica ‘sospesa’, coi partiti subordinati all’azione di governo, quasi ridotti a ratificare le decisioni di Monti. Non è così: anche l’asprezza del confronto che in questi giorni ha animato il dibattito politico su dossier strategici per il rilancio del paese, mostra una ripresa, una ritrovata vivacità della politica che appariva ‘spenta’, messa lì quasi come una suppellettile di Palazzo Chigi. Sono stati anche i ‘no’ e i ‘sì’ dei soci di maggioranza, le proposte, le sollecitazioni e in alcuni casi i ‘paletti’, le critiche, a produrre la sintesi finale. Che sta negli accordi su lavoro e articolo18, ddl corruzione e responsabilità civile dei magistrati.
Restano, invece, in stand-by i capitoli, altrettanto delicati, su Rai (Pdl e Pd restano su piani contrapposti), rinviato al prossimo summit. Uno stop (per ora) che tuttavia non smorza la soddisfazione di Monti e Fornero che soprattutto sulla riforma del mercato del lavoro, ora possono andare al confronto decisivo con le parti sociali avendo già in tasca l’ok delle forze politiche. Un passo avanti per Palazzo Chigi.
La riforma del mercato del lavoro sarà “ad ampio raggio” dice la nota finale del governo. Definizione efficace per mandare un messaggio chiaro a tutti: nessun aspetto può essere più considerato un tabù. Non a caso il provvedimento messo giù dal ministro Fornero spazia da una robusta semplificazione della giungla dei contratti (da 46 a 8 tipologie), agli ammortizzatori sociali “assicurando l’universalità di un nuovo sistema di assicurazione sociale per l’impiego”, all’articolo 18. Su quest’ultimo punto il modello proposto dal governo ricalca quello tedesco e passa attraverso una revisione delle norme sul licenziamento dei lavoratori, distinguendo tra il licenziamento per ragioni discriminatorie, quello per ragioni disciplinari e quello causato da motivi economici. Il premier e il Guardasigilli Severino intendono poi accelerare i tempi delle cause di lavoro. Una linea di fondo che sembra aver convinto Alfano, Bersani e Casini, come pure sul fronte giustizia.
Anche qui il Pdl porta a casa un risultato: si riparte dal ddl anti-corruzione firmato da Berlusconi e dall’allora Guardasigilli Alfano, che verrà ampliato e integrato, ad esempio, nelle norme sulla corruzione tra privati e nella revisione della pena prevista per il reato di corruzione. C’è dell’altro: Monti accoglie in sostanza le richieste di via dell’Umiltà a proposito della legge sulle intercettazioni. Nel pacchetto-giustizia c’è inserito il tema della responsabilità civile dei magistrati (sensibilità bipartisan come il voto alla Camera sull’emendamento leghista ha dimostrato), con l’impegno a trovare una “soluzione più equilibrata” rispetto alla formulazione contenuta nel provvedimento che porta la firma del lumbard Gianluca Pini. Anche qui si dovrà arrivare a una mediazione tra la posizione piuttosto intransigente dei magistrati (come il no del Csm ha evidenziato) e quella di governo e partiti, ma il dato certo è che pure questo tema non sarà più un tabù.
Che l’esito del vertice sarebbe stato positivo lo si era capito già in giornata, nonostante i tatticismi politici. Per molti esponenti del centrodestra, il passaggio-chiave è stato il messaggio di Berlusconi ai giovani del Pdl riuniti da Alfano per il lancio dell’iniziativa ‘Politika 2.0’, in particolare quando, sollecitandoli alla mobilitazione politica su web e rete – le nuove frontiere della comunicazione diretta con gli elettori –, il Cav. ha chiesto l’impegno di tutti a spiegare le ragioni e la validità del sostegno al governo Monti. Un via libera a ciò che sarebbe accaduto qualche ora dopo.
C’è un altro aspetto che non è passato inosservato: le parole del Cav. segnano di fatto quella che lui stesso ha definito la sua ‘discesa in rete’: non solo l’avvio della campagna elettorale per le amministrative, piuttosto la messa in moto della macchina organizzativa per le politiche. A prescindere dalla foto di gruppo a Palazzo Chigi twittata da Casini nella speranza che resti la stessa tra un anno.