Il mercato non è tutto
11 Settembre 2016
Non può che suscitare stupore e indignazione quanto recentemente si è letto sui giornali, non ultimo anche quanto affermato a Cernobbio, con tanta faciloneria e distacco, circa la necessità di effettuare draconiani tagli agli sportelli ed ai dipendenti del settore bancario. Si dimentica troppo facilmente che dietro aridi numeri si nascondono le vite, le famiglie, la dignità di decine e decine di migliaia di lavoratori che vedono incolpevolmente messo a repentaglio, dall’oggi al domani, il proprio futuro. Per di più senza che vi sia alla base alcun serio studio a supporto della asserita necessità dei paventati tagli. Può l’evoluzione tecnologica rappresentare l’unica giustificazione addotta per ‘dimezzare’ i dipendenti del settore?
È bene ricordare, peraltro, che nel resto d’Europa il numero degli sportelli bancari è anche superiore a quello del nostro Paese, come dimostrano i dati relativi ad esempio alla Germania (34 mila sportelli), alla Francia (37 mila) e alla Spagna (31 mila), con quello italiano che si attesta a circa 30 mila sportelli. Ritorna allora alla mente, in stridente contrasto con queste dichiarazioni, la diversa sensibilità per i temi sociali mostrata dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama nel suo celebre discorso di Denver del 2008: “Davanti a quello studente che dorme solo tre ore prima di montare al turno di notte , ripenso a mia madre, che ha cresciuto da sola me e mia sorella lavorando e intanto guadagnandosi una laurea; e che pur vedendosi a un certo punto costretta a ricorrere ai sussidi è riuscita lo stesso a mandarci nelle migliori scuole del paese grazie ai prestiti per l’istruzione e alle borse di studio. Quando sento l’ennesimo lavoratore che racconta della sua fabbrica chiusa, ricordo tutti gli uomini e le donne della zona del sud di Chicago che ho difeso e per i quali ho lottato vent’anni fa, via via che chiudevano i loro impianti siderurgici. (…) Questi sono i miei eroi. Queste sono le storie che mi hanno plasmato”.
In linea con le parole di Obama, siamo convinti che occorra promuovere l’economia sociale e difendere il concetto di “fare impresa in un altro modo”, insito nel DNA cooperativo, la cui principale forza propulsiva non è la redditività economica, bensì la redditività sociale, in modo da tenere in debito conto le specificità dell’economia sociale. Anche in tempi di crisi, infatti, le Banche Popolari italiane hanno contribuito al sostegno dei livelli occupazionali, sia continuando a finanziare i sistemi produttivi locali, attraverso l’erogazione dei flussi di credito, sia attraverso la tenuta dei livelli occupazionali negli istituti bancari stessi. Tratto distintivo delle Banche Popolari che esprime il primato della persona e non del capitale consiste anche nel respingere ogni forma di spersonalizzazione sotto il profilo occupazionale. E ciò in special modo quando l’economia “soffre” e bisogna non certo tagliare posti di lavoro ma fare appello alle energie più intime del territorio, quando la qualità della relazione fa differenza più delle condizioni economiche.
*Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari.