Il metodo e un seguito: così funziona una Consultazione pubblica
04 Luglio 2014
Egregio direttore,
Sul Corriere della Sera del 2 luglio, Lorenzo Salvia prima e Michele Ainis poi hanno posto seri interrogativi riguardo le Consultazioni Pubbliche. Se ne fanno troppe e troppo spesso. Si utilizzano per prendere tempo quando non si ha la soluzione in tasca, o per dare una parvenza di maggiore “democraticità” a decisioni già partorite, grazie a questionari troppo vaghi o a domande che indirizzano la risposta.
Sono d’accordo, ma non sempre è così. La differenza sta tutta nel metodo. Quello seguito nello sviluppo di “Partecipa!”, la consultazione pubblica sulle riforme costituzionali promossa dall’allora ministro Gaetano Quagliariello, mirava proprio a superare certi limiti e a garantire al governo un solida base di confronto, spunti e contributi in materia. Non è un caso che la New York University, attraverso “The Governance Lab”, abbia selezionato “Partecipa!” tra la migliori esperienze mondiali di public engagement per le innovazioni di metodo che ha introdotto.
Nella nostra esperienza infatti non sono state poste domande generiche ai cittadini, ma una serie di quesiti strutturati e puntuali che hanno coinvolto, attraverso un processo stratificato in più questionari di diversa complessità, tutti coloro che volevano avvicinarsi ad un tema così complicato come le riforme costituzionali. Dai rappresentati della PA ai ragazzi delle scuole, fino agli anziani attraverso la collaborazione di fondazioni specializzate nella social inclusion. In altre parole, domande di orientamento più generale per i “profani”, quesiti più specifici e dal contenuto tecnico più approfondito per gli addetti ai lavori.
Un giusto mix, dunque, capace di fotografare sia nelle linee generali che nel dettaglio l’approccio e le idee degli italiani sul tema dell’assetto istituzionale del nostro Paese e la sua relativa riforma. Ma non finisce qui. A garanzia del processo è stato istituito un Comitato Scientifico formato da un rappresentante dell’Istat, da Luca De Biase e dall’ex ministro Francesco Profumo. Il problema di queste procedure purtroppo sorge sempre dopo che i dati sono stati consegnati alle autorità competenti.
Con le risposte dei cittadini ai questionari, la politica, che ci fa? Perlopiù nulla. Se i governi cambiano, come troppo spesso è accaduto di recente, quelli successivi decidono di non riutilizzare dati importantissimi per l’analisi del sentimento popolare. Se invece il governo rimane in piedi, i procedimenti legislativi procedono autonomamente, senza tener conto dell’opinione popolare. E’ questo il gap. Il dare un seguito alle opinioni altrui. Ed è questo il motivo per cui la gente tende ad allontanarsi sempre più dalla politica. Perchè non si dà più loro l’occasione di crederci.
Beninteso, la politica non deve essere obbligata a seguire l’esito di simili consultazioni nel momento delle scelte e dell’elaborazione delle politiche pubbliche. Certi temi vanno approfonditi nelle sedi Istituzionali competenti. Dovrebbe però garantire una risposta a tutti quelli che, impiegando anche solo 5 minuti del proprio tempo, hanno deciso di tornare ad avvicinarsi alle istituzioni e alla politica esprimendo un parere o una propria preferenza. Come fatto negli Stati Uniti, ad esempio, dove la Casa Bianca si è impegnata a dare seguito alle petizioni online – anche le più strambe – attraverso il sito “WeThePeople”.
Potrebbe essere, questa, una esperienza da imitare per non disperdere il prezioso contributo di idee, proposte e coinvolgimento democratico che una consultazione online è capace di garantire. Senza dimenticare che, in un ottica di spending review, sarebbe opportuno evitare di replicare per ogni istituzione e consultazione piattaforme già esistenti, oltre ad istituire un vero e proprio Office for Public Engagement. Sarebbe possibile, in questo modo, abbattere i costi derivanti dalle risorse umane e dai software impiegati e creare un’unica piattaforma davvero funzionante in grado di controllare in Parlamento il destino delle proposte legislative su cui i cittadini si sono espressi.
Per una politica davvero open.
Cordialmente
*Giuseppe Della Pietra (@gdellapietra) è stato project manager di Partecipa.gov.it durante il Governo Letta.