Il ministro Idem si dimette. Letta: “Correttezza e rigore morale”
24 Giugno 2013
Alla fine Josefa Idem ha mollato. Il ministro si è dimesso. Ha parlato di "scarsa rilevanza" delle accuse. Ma si è dimesso. L’incontro chiarificatore con il premier Letta è durato un’ora, a Palazzo Chigi. "Ho preso atto della volontà irrevocabile del ministro Idem", ha detto il premier. Aggiungendo un "sono convinto che emergeranno rapidamente, e in tutta la loro limpidezza, la correttezza e il rigore morale che conosco essere fra i tratti distintivi di Idem e per i quali l’ho scelta e le ho chiesto di entrare far parte del governo". Dunque per Idem le accuse avevano scarsa rilevanza, per il premier è una donna corretta, con un rigore morale, eppure il ministro ha dovuto lasciare.
Gli onion maker di area democrats l’avevano già abbandonata qualche giorno fa, chiedendole un atto nobile e per non prestare il fianco alle speculazioni. "Spero che sia salvaguardata ora la vita privata sua e della sua famiglia. A Josefa esprimo il più sincero ringraziamento per questi 50 giorni di lavoro comune, nei quali ha avuto modo di dimostrare qualità politiche e amministrative che al governo del Paese sarebbero state utilissime", ha concluso Letta. In problema è che il caso Idem rischiava di fuggire di mano. Il premier inizialmente aveva minimizzato, il ministro si era detta pronta a resistere, poi però ha accettato di scendere nell’arena ed è uscita indebolita dalla conferenza stampa dove ha ammesso il suo errore, ritirandosi davanti alle domande sempre più ficcanti dei giornalisti. La campagna stampa di Libero e del Fatto Quotidiano, intanto, faceva il resto, isolandola all’interno del Governo, mentre in Parlamento, da M5S a Lega Nord, avanzava la sfiducia individuale.
"La canoa ministeriale di Josefa Idem si è ribaltata", fanno sapere da 5 Stelle, "le dimissioni del ministro sono un gesto dovuto verso i cittadini italiani che hanno regolarmente pagato l’Ici prima l’ Imu poi". L’ormai ex ministro ha spiegato di aver "tenuto duro come ministro", ma "come ‘persona’ mi sarei dimessa da tempo", alludendo alla campagna diffamatoria alimentata dal circo mediatico ma soprattutto dalle violente parole di Borghezio. "Quando sono salita dal presidente Letta avevo già maturato la decisione di dimettermi, ma ho comunque voluto condividere con lui l’attenta valutazione del quadro venutosi a creare ed esporgli la scarsa rilevanza di quanto imputatomi. Confermo quindi le mie dimissioni, augurando buon lavoro al Presidente del Consiglio Enrico Letta al quale rinnovo la mia più profonda stima". Il Pd perde un ministro nel Governo, vedremo chi sarà il successore.