Il moderato De Magistris fa la giunta senza moderati. Solo comunisti e giustizialisti

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Il moderato De Magistris fa la giunta senza moderati. Solo comunisti e giustizialisti

14 Giugno 2011

di M.A.

Luigi De Magistris ha ufficialmente presentato la propria squadra di governo. Dodici membri, appena quattro donne, nessun under 40 e alcuni nomi che lasciano perplessi anche i più strenui sostenitori dell’ex pm. Chi si attendeva una giunta rivoluzionaria è rimasto deluso ed in tanti evidenziano le contraddizioni che hanno accompagnato la designazione di alcuni assessori.

Restano esclusi il Partito Democratico e Sinistra e Libertà, che garantiranno l’appoggio esterno all’amministrazione nonostante la loro rappresentanza in Consiglio non sia indispensabile per la maggioranza. Una scelta chiara ed inequivocabile che ha visto premiati i partiti che hanno sostenuto De Magistris fin dal primo momento, Italia dei Valori e Federazione della Sinistra, ai quali sono spettati gli assessorati di rilievo. Il ruolo di vicesindaco, in particolare, è stato assegnato a Tommaso Sodano, già senatore di Rifondazione Comunista e presidente della Commissione Ambiente del Senato nel 2006 ai tempi di Prodi, che dovrà gestire la delicata delega ai rifiuti.

Compongono la squadra Bernardino Tuccillo, già sindaco di Melito ed assessore provinciale della giunta del bassoliniano Di Palma, che si occuperà del personale e del patrimonio pubblico. La responsabile Pari Opportunità di Idv, la geriatra Giuseppina Tommasiello, alla quale sono state affidate le deleghe allo sport e alle politiche giovanili. La responsabilità del bilancio e dei tributi toccherà al professor Riccardo Realfonzo, già assessore della Iervolino, che ha raccontato la sua precedente esperienza di amministratore in un volume intitolato Robin Hood a Palazzo San Giacomo. Ad Annamaria Palmieri è affidata la delega a scuola ed istruzione. Il costituzionalista Alberto Lucarelli si occuperà di Beni Comuni e democrazia partecipativa, nonché della singolare delega alle “Assemblee del popolo”. Il giornalista economico Marco Esposito avrà il peso del commercio e le attività produttive. Mobilità ed infrastrutture saranno competenza della bolognese Anna Donati, mentre Antonella di Nocera curerà il Turismo e la Cultura. L’architetto Giulio De Falco, espressione di Italia Nostra, dovrà occuparsi di urbanistica e del recupero del centro storico.

Le due designazioni che hanno sollevato le maggiori perplessità e polemiche sono quelle di Sergio D’Angelo e Giuseppe Narducci. Il primo, presidente dimissionario della Gesco, ossia la cooperativa sociale che ha fatto incetta di appalti in materia di welfare negli anni di Bassolino e Iervolino, è stato criticato per l’evidente conflitto d’interesse a proposito dell’incarico ricoperto fino a ieri. Si occuperà proprio di politiche sociali, settore nel quale negli ultimi anni a Napoli sono state investite ingenti risorse secondo logiche e dinamiche clientelari che non hanno portato ai risultati attesi. L’ex pm Giuseppe Narducci, invece, avrà la competenza in materia di appalti, sicurezza e politiche anticorruzione.

Salito alla ribalta qualche anno fa per il processo Calciopoli, Narducci è il pubblico ministero che ha indagato e richiesto l’arresto di Nicola Cosentino, coordinatore regionale del Pdl in Campania. La sua designazione rappresenta una violazione del codice etico dei magistrati. Un’evidente stortura sulla quale anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso il proprio disappunto sottolineando che su questo tema “il legislatore è in ritardo”. In altre parole, serve una legge. Critiche nette sono arrivate perfino dal leader dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara ma evidentemente per il collega Narducci e l’ex collega De Magistris va tutto bene. Niente passi indietro, per coerenza e correttezza.

In attesa di vedere all’opera la giunta De Magistris, si possono comunque fare alcune considerazioni preliminari. Al di là delle deleghe creative formalizzate dal neo sindaco (dalla Promozione della Pace alla difesa e attuazione della Costituzione, passando dalle Assemblee del Popolo al Made in Naples), un segno evidente di questa amministrazione è la sua connotazione politica.

Nonostante i proclami del ballottaggio, dove De Magistris dichiarava che avrebbe dato rappresentanza anche alle istanze liberali e moderate della città, candidandosi a pacificatore di una città lacerata e depressa, la squadra che ha composto appare invece contraddistinguersi fortemente per il suo carattere ideologico e di parte. Come ha scritto Paolo Macry sul Corriere del Mezzogiorno di domenica 12 giugno, “diversamente dalla giunta del 1993, dove convivevano mercatisti e statalisti, socialdemocratici e liberali, la squadra dei Realfonzo, dei Sodano, dei De Falco, dei Tuccillo appare segnata — senza sfumatura alcuna — da ideologie postcomuniste, ambientaliste, dipietriste. La sua cultura politica è compattamente proibizionista, giustizialista, conservazionista. I suoi referenti sono Italia Nostra, le vecchie Assise di Palazzo Marigliano, il Cidi. Il che significa una filiera di no: no al termovalorizzatore, no ai privati nei servizi, no alle esternalizzazioni, no alla flessibilità urbanistica”. Una chiara scelta di parte.

Diversamente da Pisapia, che ha tentato di rappresentare in modo più ampio la variegata società milanese mettendo in squadra una donna nonché rappresentante del mondo cattolico come vicesindaco (Maria Grazia Guida), un liberale come Tabacci al Bilancio e un socialista riformista (Franco D’Alfonso) alla Sicurezza, De Magistris ha fatto una scelta settaria, escludendo qualsiasi possibilità di apertura a mondi estranei a quelli del suo recinto elettorale. Considerando che le liste che hanno sostenuto l’ex pm rappresentano meno del dieci per cento della popolazione napoletana, il sindaco e la sua maggioranza hanno deciso di assumersi la responsabilità delle scelte che compiranno in questi anni, anche contro buona parte della cittadinanza. Auguriamoci che le velleità salvifiche di una minoranza ideologizzata non comportino un ulteriore ritardo nel processo di crescita e rilancio di cui la città ha bisogno.