Il Molise non può farcela da solo a risolvere il problema della Sanità
23 Gennaio 2012
È il macigno che il presidente della Regione si porta sulle spalle ormai da anni. L’unico campo nel quale la politica diventa assolutamente vulnerabile, messa alle strette da decisioni delicatissime e schiacciata dalle responsabilità. È la sanità molisana, con il suo carico di criticità, problemi e questioni aperte, che è diventata una vera e propria “spada di Damocle” pendente sulla testa degli amministratori locali. Il disavanzo del sistema sanitario molisano c’è, è rilevante e con questo dato oggettivo bisogna fare i conti. Lo Stato, giustamente, chiede di rientrare dal deficit. Ma quando si ragiona sulla salute dei cittadini non ci si dovrebbe limitare a calcolare le spese e ridurre la cosa a una mera questione di numeri.
L’atteggiamento del governo centrale nei confronti del Molise, da anni, sembra purtroppo essere di totale chiusura. I tavoli tecnici che si susseguono periodicamente al ministero dell’Economia non arrivano mai a una soluzione. Le visite del governatore regionale a Roma non danno i risultati auspicati. Intanto, il tempo passa e il sistema sanitario molisano arranca. Ora Michele Iorio è stato ri-nominato commissario politico per la gestione del disavanzo sanitario, affiancato da due sub-commissari, uno dei quali – Mario Rosato – ha ricevuto l’incarico proprio nei giorni scorsi. Qual è il loro compito? Tornare a far quadrare il bilancio della sanità. Una missione impossibile , se così si può dire, se il governo non comprende di dover farsi carico del problema.
Innanzitutto, a costo di ripeterci, bisogna tenere conto della morfologia del territorio molisano. Gli ospedali, che ovviamente non si trovano solo nei due capoluoghi di provincia, sono sparsi anche in altre zone per assicurare a tutti i cittadini le stesse prestazioni. Si è spesso detto che per risolvere i problemi di bilancio la soluzione sarebbe quella di chiudere reparti o addirittura interi ospedali. Un metodo che avrebbe come conseguenza lo stravolgimento della rete ospedaliera, la drastica diminuzione dei presidi sul territorio e quindi l’impossibilità di mantenere il livello base delle prestazioni sanitarie e dell’assistenza medica. Ma che, soprattutto, non farebbe risparmiare un bel niente.
Il grosso della spesa sanitaria, infatti, è quello relativo agli stipendi dei dipendenti, dei medici, degli infermieri. Il Molise ha un numero di dipendenti nel settore della sanità che è stato necessario per mandare avanti una rete di assistenza sul territorio. Già da qualche anno sono state bloccate le assunzioni, ma il risultato è stato solo quello di ridurre all’osso il personale e gravare ancora di più sugli orari di lavoro. Il “buco” non è ripianato, perché la spesa corrente – anno per anno – non può essere ulteriormente abbassata. Le addizionali regionali che sono state portate a livelli abbastanza elevati non riescono a garantire adeguati introiti alle casse regionali per il semplice fatto che i molisani sono pochi (parliamo di una popolazione complessiva di poco più di 300 mila abitanti) e quindi il gettito fiscale è poca roba. Si era ipotizzato che il deficit potesse essere risanato attraverso un’iniezione di fondi per le aree sottoutilizzate (i Fas), ma quando sembrava cosa fatta il tavolo tecnico del ministero dell’Economia ha bloccato tutto, non apprezzando gli sforzi per il contenimento della spesa fatti finora dalla Regione. Probabilmente la questione non si sarebbe nemmeno chiusa lì. Perché con la spesa corrente più alta delle disponibilità finanziaria, il disavanzo avrebbe atteso un anno e poi sarebbe tornato a bussare alla porta della Regione.
Il punto è tutto qui: oggi come oggi l’unica soluzione immediatamente fruttuosa sarebbe quella di licenziare in tronco personale medico e infermieristico. Ma mandare a casa i lavoratori sarebbe una decisione scellerata. Per fortuna per il governatore Iorio non se ne parla proprio: del resto lui ha sempre detto che mai e poi mai avrebbe toccato i livelli di assistenza essenziali (oggi garantiti con molte difficoltà). Risparmiare soldi sulla salute dei cittadini sarebbe un vero e proprio crimine. Lo Stato deve capirlo e farsi carico di un problema che non può più essere lasciato solo sulle spalle dei molisani.