Il mondo a parte dei fratelli minori dei “bamboccioni”

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Il mondo a parte dei fratelli minori dei “bamboccioni”

Il mondo a parte dei fratelli minori dei “bamboccioni”

18 Novembre 2007

Dalle
cuffiette del walkman a quelle dell’Ipod nano non è passato poi così tanto
tempo. Dall’esibizionismo di “Non è la Rai” ai video di You Tube c’è solo lo
stacchetto di qualche velina. Dai “bamboccioni” di Padoa Schioppa ai loro
fratelli minori passa appena qualche anno.

Eppure
sembra un mondo a parte, difficile da decifrare, nonostante studi, statistiche,
talk show con fior di psicologi e bibliografia più o meno specializzata. Il
quadro che emerge è una coperta sempre troppo corta che lascia qualche
dettaglio fuori analisi, insomma la generalizzazione è facile, così come è
facile cadere nella retorica di un “Ai miei tempi”.

Partiamo
dai sentimenti. Il rapporto 2007 Eurispes-Telefono Azzurro parla di una
generazione che ha una visione disincantata sull’amore. Predilige il sesso
occasionale, ma in quasi tutte le scuole superiori ci sono progetti di
educazione alla salute che inevitabilmente trattano ancora oggi, nel 2007, il
tema dell’Aids. Nei cartelloni colorati le ricerche dei ragazzi ricordano i
rischi e le modalità del contagio dell’HIV. Segno che non è un’informazione in
possesso di tutti quei ragazzi che sono invece sessualmente attivi. Le
statistiche parlano chiaramente di una precocità nei bambini dagli zero ai
dodici anni di comportamenti autoesplorativi.

Tuttavia
la sessualità è un argomento che non viene trattato in casa, dove spesso i
figli hanno come unica compagnia il cellulare per scambiare sms con gli amici e
Internet. Siamo di fronte ad una generazione abituata dalla Tv a vedere di
tutto (vedere, ma non conoscere), ha un rapporto con il proprio corpo tale per
cui l’esibizione è una faccenda normale: è la generazione della vita bassissima
con il filo del tanga in bella vista, è la generazione descritta nel bel libro di
Marida Lombardo Pijola “Ho 12 anni faccio la cubista mi chiamano principessa – Storie
di bulli, lolite e altri bimbi” in cui si conduce un’indagine mai tentata prima
sul mondo delle discoteche pomeridiane, frequentate da adolescenti tra gli
undici e i tredici anni.

E’
la generazione che gode di una libertà quasi illimitata negli orari e nelle
possibilità di divertimento. Così ricettiva ad una comunicazione ricca di
stimoli, e’ facile che cada preda dell’adescamento on line o comunque del
ricatto virtuale dei video girati dai bulli, spesso ragazzi non disagiati, ma
di buona famiglia. E nel video non c’è mai niente di grave, perché tanto la
vittima, sia un disabile preso a calci o una ragazzina che deve subire le
angherie del branco, si vede, ma non
si conosce. Nei banchi come nella
vita risulta loro labile la differenza tra la realtà e la finzione, come se ciò
che si fruisce tramite uno schermo fosse sempre finto. Sesso facile,
divertimento, sballo, droghe (ormai il prezzo della cocaina è calato
moltissimo), a questo punto scatta la domanda: e i genitori? Dal rapporto
emerge il più classico dei quadri: sono separati e non riescono a seguire i
figli, anzi ne sono succubi, un po’ per ragioni di tempo, un po’ per il senso
di colpa che li porta ad un eccessivo permissivismo, delegando al cellulare il
compito di controllare il ragazzo. Il telefonino, del resto, si regala già in
prima o seconda elementare e si porta regolarmente in classe (nonostante i
divieti nessuno è finora riuscito a farlo tenere spento e chiuso nello zaino).

Questi
figli-padroni sfogano il loro disagio e la loro solitudine con un sempre più
diffuso rapporto sbagliato con il cibo: aumentano i disturbi alimentari,
obesità, anoressia, bulimia, segno di un disordine che è prima nelle loro vite
che nell’organismo. E molto spesso la madre, prima di rivolgersi ad un medico,
penserà che si tratti di una intolleranza alimentare e proverà a rimediare con
l’amica erborista o con i fiori di Bach.

Ma
cosa si aspettano questi ragazzi dagli adulti? Una parziale risposta ce la
possono fornire le recenti elezioni studentesche conclusesi poche settimane fa
in tutte le scuole italiane e i primi scioperi che hanno colorato le piazze. Cortei
di destra e di sinistra, ma a sentirli parlare potevano benissimo esserci gli
stessi partecipanti, perché le cose che chiedevano erano le stesse. Una prima
considerazione che si può trarre è che si è persa una precisa connotazione politica,
forse congelata negli slogan e nella grafica dei manifesti. E’ stato già
osservato che il vento dell’antipolitica soffia anche sui più giovani, è vero
che i risultati denotano una vittoria delle liste di destra a Roma, ad esempio nella
consulta degli studenti sono presenti Blocco studentesco (Fiamma Tricolore),
Lotta studentesca (Forza nuova), Azione giovani (An), ma ci sono state anche
molte liste antipolitiche e addirittura goliardiche. Inoltre, più che programmi
sono stati presentati elenchi di richieste e soluzioni ai problemi concreti di molte
scuole (soprattutto sulle strutture e sul caro-libri). L’unico fronte
bipartisan è stato il no alla riforma di Fioroni sul recupero dei debiti. Purtroppo,
ancora una volta, si sono registrati atti di intimidazione e vandalismo in
diversi licei della Capitale e a tal proposito era stata anche diffusa una
lettera appello a Fioroni nel corso di un’iniziativa organizzata a Roma, presso
la Casa della memoria e della storia, dall’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani
e da alcune associazioni studentesche, per dire basta al serpeggiare di idee neofasciste
durante la propaganda elettorale.

Difficile
dimostrare una qualche tendenza in atto con possibili ripercussioni sulla
politica “dei grandi”. Difficile dire se stiamo parlando di un nuovo bacino di
voti su cui riversare il marketing dei discorsi di maggioranza ed opposizione. Difficile
stabilire il grado di convinzione di queste idee in una fase così delicata e
volubile come quella adolescenziale. La percentuale di chi si informa
attraverso la lettura dei giornali è bassa, il telegiornale a cena si sente, ma
non si ascolta e in generale anche dietro ai discorsi di chi si mostra più
coinvolto, spesso è assente un pensiero strutturato, un’opinione che abbia
fatto i conti con il confronto. Tranne le dovute eccezioni si tratta
solitamente di idee di un gruppo, si cerca l’appartenenza e si discute con il
sentito dire.

Arginare
il livello di intolleranza ed ignoranza di questi ragazzi appare difficile,
abituati come sono ad anni ed anni di sei rosso o debiti formali, facili da
recuperare. Il decreto di Fioroni sembra aver dato respiro solo al corpo
docente, che spera in una scuola più seria e dignitosa. Selettiva? No,
meritocratica, dove chi si impegna nello studio non sia più considerato il
fesso di turno, perché “tanto poi si passa tutti”. Giro di vite anche sul
comportamento a scuola, con punizioni sociali che mirano a rieducare il bullo.
La linea del Ministro sembra diretta e chiara. Eppure di meriti parlavano anche
gli studenti: la richiesta di non essere considerati un numero questo
significa. Ma non si capisce come questo si possa ottenere, se non riprendendo
in mano il discorso valutazione, che deve essere più rigorosa e seria. La
scuola deve essere prima di tutto un veicolo di promozione sociale
dell’individuo. A questo proposito il Ministro ha diffuso anche delle linee
guida di competenze chiave di cittadinanza: si tratta essenzialmente di
educazione al rispetto degli altri e dell’ambiente in cui si vive, insomma le
più elementari regole di convivenza civile. Spiace constatare che ci sia stato
bisogno di ribadirle. Ma almeno per fortuna siamo lontani da Colombine e dalla
civilissima Finlandia.

Un
quadro desolante? Per carità ci sono anche migliaia e migliaia di ragazzi
impegnati a scuola e nel volontariato, ci sono migliaia di ragazzi che leggono,
si informano, si confrontano, si rendono attivi nella vita politica e sociale,
hanno valori ed ideali forti, sfidano allo stesso modo mafie e bulli con la
cultura della tolleranza e della civiltà, si indignano per le ingiustizie, non
reagiscono passivamente alla violenza, né si rassegnano ad essa. Forse, se si
iniziasse ad inondare You Tube di video con azioni del genere, questa
generazione silenziosa farebbe una nuova rivoluzione. Anche la civiltà può
essere contagiosa.