Il mondo intero si unisce per cercare di fermare il massacro in Siria

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Il mondo intero si unisce per cercare di fermare il massacro in Siria

13 Marzo 2012

Non c’è giorno in cui non scorra sangue in Siria. Le forze ribelli del Comitato nazionale siriano (Cns) hanno attaccato stamattina un posto di blocco a Maaret al-Numan, uccidendo dieci soldati delle truppe lealiste, mentre su Idlib continua l’assedio dell’artiglieria pesante del regime siriano. Dieci vittime che si aggiungono alle oltre 8000 persone (fonti Nazioni Unite) uccise da un anno a questa parte, sulle quali “la comunità internazionale ha le sue responsabilità”, come riportato da Nassir Abdulaziz al-Nasser, presidente dell’Assemblea generale dell’Onu.

"Le violazioni dei diritti umani sono diffuse e sistematiche", ha continuato al-Nasser. E le sue parole trovano subito conferma, non appena si viene a conoscenza dell’utilizzo massiccio di mine anti-uomo lungo i confini con Libano e Turchia, usate per impedire la fuga dei rifugiati che cercano di abbandonare il paese. “Oltre 230.000 persone” hanno abbandonato la Siria dall’inizio del conflitto, stando a quanto riportato in una conferenza stampa a Ginevra da Panos Moumtzis, il coordinatore per la Siria dell’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati.

“Il mondo intero si sta unendo lavorando con noi per risolvere la situazione in Siria”, secondo Kofi Annan, inviato dell’Onu e della Lega araba per la questione siriana. Annan attende oggi un riscontro da Bashar  al-Assad sulle proposte avanzate nell’incontro di due giorni fa per ottenere il cessate il fuoco. Oggi ad Ankara l’incontro con i rappresentanti del Cns, che confermano l’intenzione dei ribelli  di collaborare con l’Onu, deponendo le armi non appena si fermerà la repressione del regime. Sempre in Turchia, è stato fissato per il 2 aprile un incontro tra i governi “amici della Siria” per studiare nuove strategie che portino al-Assad a terminare le ostilità.

Anche i Fratelli musulmani di Giordania si sono schierati contro il presidente siriano, accusandolo di aver perpetrato un genocidio simile a quello di Hama del 1982 e colpevolizzando Onu e Lega Araba di non intervenire militarmente per fermare il massacro. Il quadro siriano preoccupa sempre di più, anche alla luce del fatto che secondo l’intelligence francese, Al Qaeda si starebbe impadronendo di settori della rivolta siriana. Fatto che preoccupa non poco il governo russo, il quale teme che il terrorismo islamico miri a mettere le mani sugli armamenti che lentamente l’Occidente sta fornendo ai ribelli siriani.

Nel frattempo, Assad ha emesso oggi un decreto per l’indizione di nuove elezioni legislative fissate per il 7  maggio, a ratificazione della nuova Costituzione siriana approvata il 26 febbraio scorso con referendum popolare, contestato dai ribelli. La nuova legge elettorale promette riforme di sistema, benché abbia mantenuto l’attuale ripartizione tra partito Baath in carica da una parte e uomini d’affari e religiosi vicini al potere di Damasco dall’altra.