Il monito di Alfano al Pdl serve se c’è una proposta politica nuova

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Il monito di Alfano al Pdl serve se c’è una proposta politica nuova

12 Settembre 2011

 

Apprezzabile il monito di Angelino Alfano alla classe dirigente del Pdl. È di tutta evidenza che, come ha detto, c’è bisogno di un “nuovo inizio”. Così pure del recupero di quel senso della militanza perduto, senza il quale il distacco tra eletti e cittadini è destinato a dilatarsi. Il segretario è pure convinto che “chi non crede” debba farsi da parte, alludendo ai tanti “scettici blu” che allignano nel partito fino a devastarne le già fragili strutture.

Ma converrà Alfano, proprio alla luce di quanto ha detto chiudendo la festa di Atreju, che i suoi auspici potranno tramutarsi in realtà soltanto quando il Pdl avrà maturato la consapevolezza che il necessario cambio di passo deve avvenire soprattutto al vertice.

Da mesi si attendono novità che non arrivano, mentre il solito tran tran acuisce la sfiducia tanto in periferia quanto tra i parlamentari. È certamente cosa buona e giusta che i rappresentanti del popolo, al più alto livello, impieghino i loro fine settimana incontrando gli elettori, come si augura Alfano. Ma è altrettanto indispensabile che sappiano cosa e come trasmettere a chi – ammettiamolo senza ipocrisia – è oggettivamente disorientato: negare questa circostanza (ed evitare di analizzarla) contribuisce ad alimentare quel nichilismo politico che giustamente Alfano ha lamentato.

Allora la reazione allo scadimento dell’impegno dovrebbe ricercarsi in una proposta politica nuova, capace di dare slancio tanto ai dirigenti quanto ai simpatizzanti. Ed è su questo terreno, credo, che il segretario del Pdl dovrebbe indirizzare tutte le energie e le risorse disponibili al fine di convogliare in un grande progetto culturale innanzitutto il rinnovamento del centrodestra non soltanto come formula coalizionale, bensì come aggregazione popolare intorno a valori ampiamente condivisi da quell’elettorato che tre anni fa immaginava che fosse finalmente maturato il momento della svolta tanto attesa e che oggi quasi si impietosisce davanti all’impaludamento di uno schieramento confuso ad al di là delle attenuanti che può invocare, prima tra tutte la gravissima crisi economico-finanziaria.

Mai come adesso c’è bisogno di rinnovare il patto con gli elettori sulla base di un progetto nuovo capace di sorvolare le secche del politicantismo e togliere alibi a coloro che nelle file della maggioranza occhieggiano a vaghe formule politiciste per gettare all’aria il responso popolare e prepararsi a dare vita ad ibridi connubi in vista delle elezioni del 2013.

Si può, naturalmente, reagire tanto al nichilismo che al trasformismo soltanto con le idee. Praticandole, però, sia con le coerenti proposte parlamentari e sia con la sensibilizzazione dell’opinione pubblica intorno ai grandi temi del nostro tempo che non sono legati soltanto alla catastrofe che aleggia sull’Occidente, ma che pure ad essa attengono. Ci sono, insomma, risposte da dare in termini politico-culturale riferite al disagio che si avverte non soltanto in Italia, ovviamente, ed al quale va fatto risalire il movimentismo per ora confuso, di settori non marginali delle società occidentali.

Insomma, di fronte alla crisi epocale che stiamo vivendo sono francamente patetiche le figure di quanti, nel centrodestra ma anche altrove, si dimenano come ossessi alla ricerca di formulate personalistiche che salvaguardino loro stessi e le piccole bande di riferimento, senza neppure immaginare che l’irrilevanza a cui si son votate finirà per mutarle in icone eccentriche rispetto alla grande politica verso la quale dovrebbe tendere un ambizioso movimento d popolo.

Consiglio non richiesto ad Alfano, ma dato con affetto: si guardi intorno e cerchi le risorse che possono essere il lievito del centrodestra di domani. Impastandole, miracolosamente otterrà il “nuovo inizio”. Gliene sarà grato non solo il suo partito, ma l’Italia tutta.