Il Napolitano equidistante ha spiazzato la sinistra
04 Luglio 2008
Giorgio Napolitano, già migliorista comunista e oggi Presidente della Repubblica, ha vissuto una lunghissima carriera venendo da tutti descritto come uno dei politici più eleganti, anzi forse in assoluto il più discreto, signore, colto, preparato.
Nessuno lo ha mai etichettato però come un uomo talmente coraggioso da essere pronto, se fosse stato necessario, a gettare il proprio cuore oltre l’ostacolo. E non c’è da stupirsi, considerato il "passato" del Presidente.
Ad esempio quando l’Unione Sovietica invase l’Ungheria, in rivolta contro la dittatura comunista, si schierò immediatamente dalla parte della prima anche se come “migliorista” avrebbe dovuto essere più vicino alle libertà occidentali. Più tardi quando esplose Mani Pulite, con tutti i suoi drammi, assistette all’annientamento del PSI senza proferire verbo, anche se con questo partito avrebbe dovuto avere più di una vicinanza riformatrice. Naturalmente non si tratta di una colpa e poi non è obbligatorio essere un “cuor di leone” (che sovente è solo fonte di guai). Certo è che qualcuno gli avrebbe volentieri affibiato il nomignolo di “coniglio mannaro” se non fosse già un’esclusiva di un famoso democristiano.
Chissà, forse anche questo suo prudente e conformista agire deve avere convinto i giustizialisti, sempre numerosi tra i diessini e nelle sinistre radicali, che da Presidente della Repubblica, qualora non avesse emulato l’irripetibile Scalfaro, sicuramente non avrebbe fatto rimpiangere Ciampi.
E all’inizio pareva proprio così, anche perché come diceva un certo don Abbondio “se uno il coraggio non ce l’ha, nessuno glielo può dare”. Sorpresa! Passa un giorno, passa l’altro ed ecco Napolitano cominciare a denunciare alcune vistose lacune della vita politica e istituzionale del Paese non guardando però strabicamente solo al campo del centro destra. Fino a non lesinare rimproveri perfino alla “sacra” magistratura.
Senza entrare nel merito delle sue dichiarazioni bisogna comunque riconoscere che ha “tirato fuori gli attributi” nascosti sotto modi garbati e rispettosi, cosa che in pochi avrebbero immaginato potesse fare. E ora improvvisamente c’è nella sinistra chi teme che al Quirinale si sia subdolamente insediato un Presidente equidistante dagli schieramenti e teso a giudicare obiettivamente le leggi e le riforme necessarie per la normalizzazione di un paese ancora in preda alle fibrillazioni scaturite dal “golpe” del ’92-’94.
In questo strano paese, un Presidente della Repubblica imparziale è un grave e insolito sconcio tanto che ora c’è chi si prepara a manifestare contro di lui.