Il New Deal di Obama più che riformare punisce solo i responsabili della crisi

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Il New Deal di Obama più che riformare punisce solo i responsabili della crisi

18 Giugno 2009

Lo aveva promesso ed è arrivato. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha completato il suo giro di vite nei confronti della finanza. La riforma del sistema, chiamata Financial Regulatory Reform: a new foundation, prevede nuove regole, nuovi poteri per i controllori e si pone l’obiettivo di permettere che una crisi come quella nata dal mercato immobiliare non avvenga più.

Nel documento di 85 pagine, disponibile sul sito del Tesoro americano, si spiega cosa non ha funzionato e come guarire dal virus dei subprime. Obama spiega che «il libero mercato è la forza generatrice della prosperità», ma tale assunto «non deve essere un alibi per ignorare le conseguenze delle nostre azioni». Intanto, piovono regole. La Federal Reserve, la stessa che ha alimentato i mercati ad osare sempre di più con iniezioni di liquidità, è lo snodo principale della riforma. Al fine di portare una visione della finanza «chiara da Wall Street fino a Main Street», la Fed avrà «un potenziamento della sua autorità e delle sue responsabilità». Essa ottiene maggiori poteri di vigilanza sui regolamenti di mercato, sui pagamenti, potrà monitorare tutte le istituzioni finanziarie presenti sul territorio americano, indipendentemente dalla nazionalità. Anche le società commerciali con divisioni finanziarie e bancarie potranno essere controllate. Ancora, saranno applicati «standard più rigorosi e prudenti a livello di requisiti patrimoniali, liquidità e gestione dei rischi per tutte le entità sottoposte alla nuova vigilanza», continua il documento.

Sotto l’occhio della Fed rientreranno anche le competenze sull’assunzione dei rischi da parte delle società finanziarie, le quali potranno vedersi bloccate le operazioni più rischiose. I credit default swap (Cds), strumenti finanziari derivati ritenuti fra i colpevoli della crisi, saranno posti sotto tutela della banca centrale, che valuterà il loro gradiente di rischio. Al fianco della Fed, ci sarà un nuovo Consiglio per la vigilanza finanziaria, presieduto dal Tesoro. Sarà smembrato l’Office of Thrift Supervision, unità del Tesoro a cui spetta la vigilanza sul risparmio. Presi di mira anche gli hedge fund, i fondi speculativi, che d’ora in poi vedranno i propri advisor sottoporsi ad una registrazione presso la Security Exchange Commission (Sec), la Consob statunitense. Quest’ultima non sarà fusa con il Cftc, la Commodity Futures Trading Commission, per evitare tensioni politiche, ha spiegato Obama. Sul fronte della comunicazione verso i clienti, il piano vede la nascita di un’Agenzia per la protezione finanziaria dei consumatori, che spiegherà tutte le variabili degli investimenti presenti sul mercato. Obama ha specificato che vuole mettere un freno ai «ridicoli contratti composti da una infinità di pagine scritte piccolissime e che nessuno comprende e che hanno portato alla rovina tantissimi cittadini americani. Vogliamo un mercato in cui siano presenti l’innovazione e la responsabilità, e in cui manchino invece le azioni sconsiderate e l’avidità».

Nuove regole, quindi, per quello che è già stato definito il New Deal del 2009, esattamente 80 anni dopo la crisi che ha rivoluzionato il sistema americano. Non mancano i punti oscuri sull’aumento della regolamentazione, come ci ricorda il finanziere ungherese George Soros su Il Sole 24 Ore di oggi. «I mercati sono imperfetti, è vero, ma i regolatori lo sono ancora di più. Non sono soltanto umani, sono anche burocratici e soggetti a influenze politiche: per questo la regolamentazione va mantenuta a livelli minimi» spiega Soros, che avanza tre proposte per uscire dal tunnel. La prima prende in esame i regolatori, che «dal momento che i mercati tendono a creare bolle speculative, devono accettare di assumersi la responsabilità di impedire che tali bolle si gonfino a dismisura». Il secondo punto guarda il mercato e ricorda che «per controllare le bolle, non è sufficiente tenere sotto controllo la massa monetaria, bisogna tenere sotto controllo anche la disponibilità di credito». Infine, Soros conclude affermando che «bisogna ridefinire il concetto di rischio di mercato». Queste tre opzioni non prevedono necessariamente un ruolo maggiore dei regolatori, come intende Obama, ma un nuovo punto di vista sulle cose. Come dire: abbiamo visto cosa può succedere giocando con la finanza, ora impariamo da nostri errori. Invece no, la riforma demonizza, senza riformare.  Così facendo, la New foundation americana rischia di guardare troppo allo strumento, piuttosto che ai suoi utilizzatori.

In quest’ottica giustizialista, non si esclude la creazione di nuove bolle, ma le si incentiva, assicurando al sistema una via d’uscita in qualunque caso grazie ad un moral hazard sempre più spinto. Così è stato quando la liquidità veniva iniettata dalla Fed, così è stato quando sono stati varati i piani Paulson e Geithner, così sarà anche con l’obamiano New Deal.