Il New York Times interviene sul caso Regeni e la situazione in Egitto
29 Marzo 2016
Il New York Times sostiene che per gli Stati Uniti è arrivato il momento di ripensare le relazioni con l’Egitto ma sul tavolo restano le incoerenze di un governo che pur avendo ridato stabilità al Paese dopo la fiammata delle primavere arabe mostra ancora una mancanza sul lato dei diritti umani.
Un esempio su tutti è il caso del ricercatore italiano Giulio Regeni, la cui morte è ancora avvolta nel mistero. O ancora l’atteggiamento del Cairo rispetto alla crisi libica: l’Egitto sostiene apertamente il governo di Tobruk contro l’omologo tripolitano. Il NYT ricorda quando la Casa Bianca non voleva definire la presa di potere di Sisi un colpo di stato, perché la terminologia avrebbe rischiato di annacquare i rapporti con l’alleato egiziano perchè in ballo c’erano una serie di ricche commesse.
Ma dopo che la scorsa settimana è stata recapitata a Obama una lettera che denuncia campagne di censura, repressioni, minacce, rapimenti e torture, che chiamano in causa le strutture della forza egiziane, il New York Times ha commentato: “Obama dovrebbe esprimere personalmente al signor Sisi la sua preoccupazione per gli abusi in Egitto e sull’approccio controproducente del paese in materia di antiterrorismo”.
L’Egitto sta portando avanti una intensa campagna militare nel Sinai, per proteggere una delle principali risorse economiche del paese (il turismo) e non rovinare l’immagine internazionale del governo. Contemporaneamente va avanti la campagna per reprimere ogni genere di istanza islamista, riducendola a "terrorismo".
“Il presidente dovrebbe cominciare a pianificare per la possibilità di una rottura nell’alleanza con l’Egitto. Appare sempre più necessario tale scenario, salvo un drastico cambiamento di rotta di Mr. Sisi”, ha scritto il NYT. Anche la giornalista Rula Jebreal sulle pagine del Corriere della Sera ha dato sfogo alle sue preoccupazioni sulla situazione in Egitto: "La Primavera Araba, nel suo slancio rivoluzionario, ha dimostrato che non è possibile sotterrare per sempre il rancore di un popolo".
"Le violazioni palesi dei diritti umani, per mano del tiranno egiziano, alle quali l’Europa ha preferito voltare le spalle, non hanno prodotto né stabilità né sicurezza", ha scritto la Jebreal, ma va comunque tenuto conto degli errori commessi in passato, dall’Egitto, alla Libia alla Siria, per cui l’Occidente e l’America di Obama, non avendo sostenuto direttamente e con l’uso della forza le "rivoluzioni" contro i vecchi regimi ha spalancato le porte al revival islamista.