Il NO al referendum per aprire la strada a una vera proposta di riforma
12 Ottobre 2016
Riduzione del numero dei parlamentari, elezione diretta dei senatori e istituzione di una Commissione di Conciliazione tra Camera e Senato, sul modello americano. Sono i punti salienti della proposta di riforma costituzionale elaborata da Massimo D’Alema e Gaetano Quagliariello, e presentata nell’ambito dell’iniziativa “Perché No”, promossa dalle fondazioni Italianieuropei e Magna Carta oggi pomeriggio a Roma.
Obiettivo: mettere in campo una alternativa al ddl Boschi, qualora dovessero vincere i No al referendum costituzionale del 4 dicembre. La proposta si articola in due interventi normativi: il primo, un ddl costituzionale con il quale si riduce il numero dei parlamentari dagli attuali 945 a 600 e si riafferma l’elezione diretta e a suffragio universale del Senato. Il secondo una proposta di legge per l’istituzione di una Commissione paritetica di Conciliazione con l’obiettivo di dirimere eventuali ‘contrasti’ tra Camera e Senato sulle modifiche da apportare ai testi dei provvedimenti.
Il primo a prendere la parola dal palco è il senatore del movimento Idea, Gaetano Quagliariello. “È inaccettabile che chi si fa carico di una battaglia civile venga considerato solo come uno in cerca di poltrone. Soprattutto quando chi lo fa le occupa, quelle poltrone”, attacca Quagliariello. “Se il no vincerà, lo slancio riformatore non si ferma. Noi proponiamo di ridurre i parlamentari a 600, meno della proposta Renzi-Boschi”.
Secondo Quagliariello, con la riforma Renzi, “è stata tradita l’idea iniziale di questa legislatura, quella di fissare regole comuni e dividersi sui principi e sulle soluzioni dei problemi del Paese. Oggi il Paese è diviso sulle regole e i principi e le soluzioni sono stati cacciati dalla porta”. La ricetta è quindi quella di votare No al referendum del 4 dicembre e aprire una nuova fase di riforme, che diverrà necessaria perché dovrà essere cambiato l’Italicum.
D’Alema non risparmia le stoccate agli avversari: “Non esiste uno schieramento politico del No, mentre esiste un blocco politico del Sì nel Paese: il cosiddetto partito della nazione, uno schieramento anche abbastanza minaccioso” dove chi la pensa diversamente è costretto a “dover subire insulti”. “Uno schieramento politico talmente intimidatorio che ha minacciato la rovina del Paese nel caso dovesse prevalere il No – aggiunge – e chi non la condivide è colpevole di spingere il Paese verso il baratro”.
Per D’Alema “i sostenitori del Sì hanno consegnato Roma a Grillo, con manovre che saranno scritte nel manuale della politica per spiegare come non si fa politica”. E ancora: “Il populismo è pericoloso, ma il populismo dall’alto è molto più pericoloso”. D’Alema auspica che la vittoria del No “porti ad elezioni anticipate” anzi potrebbe essere “una garanzia in sè che rende la revisione della legge elettorale obbligatoria e non una concessione”.
La platea del residence di Ripetta è gremita. Ci sono l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, il costituzionalista Stefano Rodotà, i deputati della minoranza Pd Davide Zoggia e Danilo Leva, il capogruppo della Lega alla Camera, Massimo Fedriga, e Giancarlo Giorgetti; e ancora il deputato, fondatore del movimento Possibile, Pippo Civati, il capogruppo di Forza Italia, Paolo Romani, i senatori azzurri Maurizio Gasparri e Lucio Malan.
D’Alema conclude il suo intervento rivolgendo un appello a tutti i parlamentari a firmare la proposta di legge di Quagliariello per il taglio dei deputati, a partire da quelli del Pd, che “non potrebbero sottrarsi”.