“Il nostro destino non lo faranno i pm”
11 Febbraio 2011
Senatore Gaetano Quagliariello: il presidente del Consiglio annuncia che farà causa allo Stato. Qual è la sua opinione?
“L’iniziativa della procura di Milano contro il presidente del Consiglio rappresenta oggettivamente un conflitto tra poteri dello Stato e questo proprio quando, con la sentenza sul legittimo impedimento, la Consulta aveva chiesto una leale collaborazione. Invece 24 ore dopo quella sentenza è giunto un invito a comparire, basato sull’incrocio dei tabulati telefonici, raccolti per un anno, di persone che avevano visitato l’abitazione del premier. Poi sono stati inviati documenti alla Camera, apparentemente per richiedere la perquisizione di un ufficio, in realtà per poterli ‘liberare’ e offrire ai mass media per determinare una sentenza sommaria da parte dell’opionione pubblica”.
Questo, quindi, giustificherebbe anche la dura presa di posizione del Pdl contro i magistrati?
“La reazione di Berlusconi è comprensibile, ma più di lui deve reagire il suo partito, con fermezza ma anche con equilibrio. Il problema non è solo difendere Berlusconi, ma lo Stato di diritto che è pericolosamente messo in forse, e ripristinare una rapporto fisiologico tra politica e giustizia, evitando che la vicenda politica italiana possa essere determinata da una iniziativa giudiziaria, o peggio da una sentenza. Soprattutto non bisogna cominettere l’errore di accomunare all’iniziativa di alcuni pm politicizzati, il resto della magistratura che spesso con difficoltà e sacrifici svolge il proprio mestiere”.
Farete ricorso a Strasburgo per violazione della privacy?
“C’è una dimensione che non può essere scalfita se no si passa alla barbarie. Abbiamo visto pubblicati sms senza risposta. Così chiunque può finire in una provocazione”.
Decreto intercettazioni. C’è un giallo in queste ore. Lo ripresenterete oppure no?
“C’è stata una ridda di voci incontrollate. E’ un grande equivoco. Abbiamo il dovere di impedire che sia la magistratura a determinare il destino politico del Paese. Ma lo dobbiamo fare freddamente. Nessuno ha mai pensato ad un decreto né di andare preventivamente a presentare un decreto al Capo dello Stato”.
Alcuni sondaggi parlano di cambiamento di opinione verso il premier. Preoccupati?
“Berlusconi resta il più forte tra i leader al governo in Europa, nonostante la tempesta mediatica che suo malgrado l’ha visto protagonista, e in una situazione di crisi che si fa sentire. Se poi vogliamo parlare dei sondaggi, la crescita del Pdl ha del miracoloso. Chi pensa che facendo fuori Berlusconi fa fuori un’area politica, ha sbagliato i conti”.
Il Fli va al congresso. Cosa si attende?
“E’ un momento difficile per loro. Il Fli è nato per rinnovare il centrodestra ed invece poco dopo ha deragliato con il terzo polo che occhieggia verso la sinistra. E’ questo il vero nodo. Tornare nel centrodestra vuol dire prendere atto che il Pdl non è una forza transeunte. Confermare l’opzione terzista, contribuirebbe a chiarire che il centrodestra sta altrove e il Fli non ne fa parte”.
Le commemorazioni separate per Pinuccio Tatarella. Ognuno ha cercato di tirarlo dalla sua parte.
“Quanto è accaduto era inevitabile. La questione è un’altra: perché è ancora così attuale? Tatarella è un personaggio del 21 secolo, non del 20 secolo. Diceva di essere un afascista, e si tirava fuori dalla contrapposizione antifascismo-anticomunismo che è stata la matrice del secolo breve. L’ho conosciuto in una dimensione privata, perché era amico del mio maestro politico, Franco De Cataldo e caratterialmente più che anticomunista mi è sembrato un anti-azionista. Alla presunzione fatale delle èlite, al moralismo elitista contrapponeva il buon senso dell’uomo comune: lezione quanto mai attuale. E questo lo realizzava a livello ideale e concreto, nel rapporto con la gente, per le strade di Bari vecchia, nei caffè della sua città d’adozione. Per questo oggi la sua eredità viene ricercata anche da ambienti che vanno al di là del centrodestra”.
(tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno)