Il nucleare al tempo di Trump e Putin
25 Ottobre 2017
Alcuni giorni fa il Presidente russo Vladimir Putin è intervenuto all’importante rassegna del Valdai forum of international policy experts di Sochi, dichiarando che il disarmo nucleare è per Mosca un “obiettivo” possibile, ma va raggiunto con ponderazione e intelligenza.
Le ragioni di fondo che hanno indotto l’Alleanza atlantica a poggiare la propria strategia di mantenimento della pace sul possesso e la disponibilità a usare le armi nucleari degli Stati Uniti non sono ancora venute meno. La proliferazione delle armi di distruzione di massa sembra anzi aggiungerne di nuove. Furono gli europei a esigere, a suo tempo, lo stazionamento nel continente europeo delle armi nucleari americane e non gli Stati Uniti ad imporlo. Certamente, rispetto agli anni della guerra fredda la situazione geopolitica si è evoluta radicalmente, ma non per questo sono venuti meno i presupposti che dal 1945 ad oggi hanno consentito, anche grazie alle armi nucleari, di mantenere la pace tra le maggiori potenze del pianeta.
Sicuramente ci sono aspetti importanti che vanno esaminati con molta attenzione, pensiamo ad esempio al crescente interesse dimostrato nei confronti dell’acquisizione di armi nucleari da parte di Paesi che spesso non condividono la medesima cultura e razionalità strategica “occidentale”, ma ciò non può essere il pretesto per proporre, come hanno fatto alcune forze politiche presenti in Parlamento, lo smantellamento di quanto costruito in anni di collaborazione all’interno dell’Alleanza atlantica.
Bisogna quindi rivendicare la posizione assunta dal governo italiano di non partecipare ai lavori ONU sulla convenzione di New York del 7 luglio di quest’anno. ll disarmo nucleare infatti, per essere realistico e sostenibile, deve essere trasparente, verificabile e irreversibile; esso presuppone, altresì, un impegno universale e il pieno coinvolgimento dei Paesi militarmente nucleari.
Facciamo notare che i paesi contrari alla risoluzione ONU sul disarmo del 7 luglio, e che non hanno partecipato ai lavori, non sono stati soltanto gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Russia, Cina e Israele, ma la quasi totalità dei paesi membri dell’Unione Europea rilevando con ciò una posizione molto interessante in funzione di una politica estera europea comune.
Il disarmo nucleare può essere perseguito tenendo conto dell’articolata cornice degli impegni internazionali assunti dall’Italia e considerando gli aspetti umanitari e di sicurezza collegati al tema e non può essere oggetto, come molti hanno fatto, di strumentalizzazioni di parte e politiche. Invitiamo tutti quindi, non solo i pacifisti arcobaleno, a valutare con attenzione, data la criticità dell’attuale situazione internazionale, la garanzia comunque ancora offerta dalla disponibilità statunitense a proteggere anche nuclearmente l’Europa, e il nostro stesso Paese, non necessariamente rispetto alla Russia come originariamente si sviluppò il processo di deterrenza, ma, più in generale, contro qualsiasi aggressore potenziale.
In assenza di questo ombrello anche l’Italia sarebbe chiamata a effettuare nuove e impegnative scelte sul piano della propria politica di sicurezza. E’ necessario con ciò un atteggiamento di cautela e riflessione nei confronti di un processo che può essere raggiunto solo gradualmente, attraverso una serie di passi, concreti e progressivi, diretti ad accrescere la fiducia e la percezione di sicurezza internazionale e, dunque, a favorire la creazione di un ambiente idoneo al disarmo nucleare.