Il nuovo bipolarismo in Francia esclude Macron

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Il nuovo bipolarismo in Francia esclude Macron

Il nuovo bipolarismo in Francia esclude Macron

03 Luglio 2024

“È tornato il bipolarismo in Francia,” dice con nettezza Gaetano Quagliariello, presidente della fondazione Magna Carta, commentando il voto per il rinnovo dell’Assemblea nazionale, la camera bassa del Parlamento francese. Con le elezioni legislative dei giorni scorsi, infatti, il paesaggio politico transalpino sembra polarizzarsi tra destra e sinistra, mentre “la stagione di egemonia del centrismo macroniano è tramontata. Il partito del presidente è arrivato terzo, e questo conta più della percentuale di voti presa dalla sua coalizione”. Tuttavia, il nuovo bipolarismo francese è diverso da quello del passato, che vedeva contrapposti socialisti e gollisti. “Ora – continua Quagliariello – ci sono formazioni più estreme”.
Da una parte il Rassemblement National, partito erede del Front National di Jean Marie Le Pen, e dall’altra il Front Populaire, guidato dal partito populista di sinistra La France Insoumise (LFI). “Marine Le Pen ha confermato la vittoria ottenuta alle elezioni europee, e lo ha fatto in una consultazione caratterizzata da un tasso di partecipazione più elevato. Tuttavia”,  sottolinea il presidente di Magna Carta, “il ballottaggio nasconde molte incognite”.

L’incognita triangolazioni

Il sistema elettorale francese, che prevede un maggioritario con collegi uninominali a doppio turno, permette ai candidati ammessi al secondo turno di ritirarsi in favore di altri, in un meccanismo noto come desistenza. Al momento, in centinaia di collegi si registra una triangolazione fra i candidati, uno scenario che non si verificava da molto tempo; secondo Le Monde, almeno 190 candidati si sono ritirati dai ballottaggi per facilitare l’accordo di desistenza fra il Fronte Popolare e i centristi del presidente Emmanuel Macron, un accordo che il candidato premier di RN, Jordan Bardella,  definisce “disonorevole e contro natura”. Fino al 7 luglio, dunque, l’incognita politica resterà il comportamento dell’elettorato moderato.
Se da un lato appare molto difficile che gli elettori centristi possano votare per i populisti di LFI, viene da chiedersi anche quanto per i Républicains, eredi di De Gaulle, possa essere facile schierarsi con un candidato socialista rispetto ad uno del Rassemblement National. Se mai, vi è la possibilità di una inedita alleanza tra RN e Republicani che hanno già annunciato di non voler partecipare agli accordi di desistenza tra macroniani e sinistra. La maggioranza assoluta è in bilico e gli scenari politici si sprecano: se i Républicains, che secondo le stime eleggeranno probabilmente tra i 35 e i 40 deputati, stringeranno un patto con RN, in Francia potrebbe aprirsi la strada verso un governo di destra-centro sul modello italiano.

La fine del macronismo?

Resta la sconfitta del presidente Macron, che segna la fine dell’egemonia centrista e del governo del giovane Gabriel Attal. “Lo scioglimento dell’Assemblée Nationale è stato un azzardo,” sottolinea Quagliariello, “ma non c’erano molte alternative: non fare nulla avrebbe significato restare passivi, esponendosi agli attacchi di Le Pen e Bardella”. Secondo Quagliariello, Macron ora “può sperare nel fallimento di un esperimento di governo del Rassemblement National. Storicamente, la coabitazione è sempre stata favorevole al Presidente uscente”. Ma anche l’unità del Front Populaire è tutta da dimostrare, “si tratta di una coalizione di partiti con programmi molto eterogenei, costruita ad hoc per le elezioni anticipate’ In ogni caso, “se la sinistra dovesse perdere la sua influenza, il centro di Macron potrebbe tornare a giocare un ruolo importante”, conclude Quagliariello.