Il nuovo capro espiatorio

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Il nuovo capro espiatorio

06 Ottobre 2010

Nell’Occidente, e in particolare in Europa, tra gli elementi più istruiti della popolazione c’è oggi la tendenza a delegittimare lo stato di Israele. Tale delegittimazione può essere un precursore intellettuale della futura distruzione del paese e potrebbe trasformarsi in una sua giustificazione; essa inoltre è misteriosamente simile al processo di disumanizzazione intellettuale degli ebrei avvenuto in Europa nei secoli che hanno preceduto la loro distruzione fisica da parte dei nazisti e dei loro collaboratori negli stati invasi (ucraini, francesi, belgi, croati e così via).

L’attuale delegittimazione di Israele si fonda su vari pilastri. Il primo è la crescente distanza cronologica e intellettuale della Shoah. Nel periodo immediatamente successivo alla tragedia, per gli europei sarebbe stato impensabile criticare gli ebrei e, di conseguenza, anche Israele, stato ebraico che in larga misura deve la sua creazione proprio alla Shoah e al senso di colpa che essa aveva provocato nell’Occidente (colpevole di non aver fatto nulla per evitarla, al punto che essa costituiva l’epilogo di duemila anni di persecuzioni cristiane contro gli ebrei).

Il secondo è il potere crescente dei musulmani e degli arabi, in senso sia economico, sia politico, sia demografico, anche all’interno degli stati europei. Esso fa sì che gli stati europei, per buone ragioni economiche e politiche, siano inclini a propiziarsi e ad andare incontro al mondo arabo e musulmano in genere. I politici europei, poi, devono tenere in considerazione le rigogliose minoranze musulmane all’interno dei vari paesi.

Una terza ragione per cui Israele viene delegittimato deriva dal senso di colpa di molti europei per come i loro stati hanno trattato i popoli del Terzo mondo nell’era dell’imperialismo e del colonialismo. I belgi hanno massacrato centinaia di migliaia, se non milioni di africani; i tedeschi hanno ucciso decine di migliaia, se non centinaia di migliaia di africani; gli inglesi hanno spadroneggiato e sfruttato svariati milioni di persone in Asia e in Africa. E i francesi hanno combattuto e ucciso altri milioni di persone.

Gli europei proiettano questo senso di colpa per il trattamento riservato ai non europei sull’attuale scena mediorientale; così facendo, a torto, identificano nel mondo arabo i nativi oppressi e sfruttati, e negli israeliani i moderni colonialisti europei. Dimenticano che gli ebrei sono nativi della Palestina esattamente come gli arabi, e che la rivendicazione ebraica sul territorio israelo-palestinese precede di molti secoli la conquista araba della Palestina; lo stesso vale per gli insediamenti ebraici nella Terra di Israele. Se a definire la legittimità delle rivendicazioni territoriali è il momento in cui è sorto il primo insediamento, allora la rivendicazione ebraica è valida almeno quanto quella araba; se invece il fattore determinante è il momento della conquista, allora le vittorie ebraiche del 1200 avanti Cristo e del 1948/1967 hanno valore cogente esattamente come quelle arabe.

Da ultimo, la delegittimazione di Israele si fonda sul cattivo trattamento riservato da Israele ai palestinesi visti, erroneamente, come parte debole destinata ad avere la peggio nel conflitto in corso. Si tratta di un’illusione ottica. La lotta in corso riguarda Israele e il mondo arabo, che è infinitamente più potente e storicamente è sempre stato più aggressivo della controparte ebraica; i palestinesi inoltre rappresentano solo un piccolo elemento, momentaneamente attivo, di questa grande lotta.

Nel corso dei 130 anni del conflitto, sono stati gli ebrei ad aver proposto accordi e ad aver tentato, a più riprese, di raggiungere un compromesso fondato su di una soluzione territoriale, secondo il modello dei "due stati per due popoli", come disse Clinton. Nel 1937, 1947, 1978, 2000 e 2008, i palestinesi (e il mondo arabo più in generale) hanno rifiutato questi compromessi, lasciando Israele in una posizione di semi-occupazione della Cisgiordania e di assedio della Striscia di Gaza. (La maggior parte degli ebrei israeliani non desidera altro che porre fine al controllo su di un altro popolo e raggiungere una soluzione che preveda due stati).

Certamente, in vari momenti Israele avrebbe potuto comportarsi in modo più ragionevole e umano. Ma se contestualizziamo il tutto in un’ottica storicizzante, sul lungo termine, è la parte araba che non si è dimostrata disponibile al compromesso, alla conciliazione e alla flessibilità.

Quanti oggi delegittimano Israele, obiettivamente, contribuiscono a promuovere una soluzione del conflitto arabo-israeliano che corrisponde ai vecchi desideri dei nazisti e all’obiettivo che i neo-nazisti, perfettamente incarnati dagli islamisti più feroci, tutt’ora perseguono.

(Tratto da Il Foglio)