Il Pakistan rischia di esplodere e può colpire anche l’Europa
06 Dicembre 2008
di Simone Nella
Nei giorni in cui i riflettori del mondo sono puntati sulle macabre azioni terroristiche di Mumbai, lo scrittore e giornalista pakistano Ahmed Rashid è in Italia per presentare il suo ultimo libro, dal titolo – quanto mai attuale – “Caos Asia. Il fallimento occidentale nella polveriera del mondo”. Lo scrittore pakistano è uno dei maggiori esperti del fenomeno talebano e di al Qaeda, ed attualmente oltre ad essere il consigliere del Comandante del CentCom statunitense, Generale David Petraeus, è anche uno degli analisti più ascoltati dal neo Presidente americano, Barack Obama, per l’Afghanistan e il Pakistan.
Così gli abbiamo chiesto – a caldo – quali siano le sue impressioni sugli attentati a Mumbai, e lui in modo laconico e senza esitare ha risposto: “al Qaeda”. “Credo che al Qaeda stia cercando di crearsi uno spazio. Sta combattendo contro le truppe pakistane nel Pakistan nord-occidentale e contro le truppe americane. Una tattica che al Qaeda ha sempre utilizzato è quello di cercare di creare una diversione, aumentando la tensione tra India e Pakistan. Poiché questo porterebbe le forze armate pakistane ad allontanarsi dal confine afghano ed a ridispiegarsi lungo il confine indiano, innescando così una sorta di escalation di tensione tra i due Paesi. Permettendo quindi ad al Qaeda di riprendere fiato”. Ed ha aggiunto che “questo è un attacco molto diverso dagli altri. Ci sono stati una serie di attacchi amatoriali contro gli indù, i cristiani e i musulmani. Questi sono invece attacchi sofisticati, molto diversi dagli altri e con nuove tattiche, da parte anche di kamikaze”.
Alla domanda se potrebbero essere coinvolti i potenti servizi di intelligence pakistani dell’ISI, Rashid afferma di “credere che sia altamente probabile che al Qaeda abbia usato gruppi pakistani o del Kashmir per addestrare questi militanti, che forse sono stati addestrati anche in Pakistan o in India. Per al Qaeda intendo dire quei gruppi affiliati ad al Qaeda che potrebbero aver addestrato i militanti che hanno compiuto gli attentati di Mumbai, ma non credo che sia implicato lo Stato pakistano, né l’esercito né l’intelligence. Attualmente l’esercito è molto coinvolto contro i talebani, subendo anche gravi perdite nelle zone tribali lungo il confine con l’Afghanistan. Solo due giorni fa, il Presidente Asif Ali Zardari ha mandato un messaggio positivo all’India, chiedendo investimenti e commercio tra i due Paesi. Il Pakistan è in bancarotta, abbiamo appena ricevuto un aiuto dal Fondo Monetario Internazionale, stiamo chiedendo all’India di aiutarci. Non è questo il momento in cui lo Stato può aggredire l’India. Ma bisogna anche notare che l’India è stata piuttosto compiacente riguardo le tensioni interne al Paese, che sono cresciute negli ultimi anni soprattutto con l’aumento del divario socio-economico tra ricchi e poveri”.
La critica maggiore di Rashid è rivolta all’Amministrazione Bush.
Secondo il giornalista pakistano, “l’errore più grave è stato il ritiro di truppe, risorse e denaro statunitense dall’Afghanistan all’Iraq. Tutto ciò che è stato impiegato all’inizio con successo in Afghanistan, è stato successivamente trasferito per la guerra in Iraq. Il risultato è stato quello che vediamo oggi. Il terrorismo sta aumentando. Vi è la presenza di gruppi terroristici legati ad al Qaeda che non esistevano in passato. I Talebani non sono più un fenomeno afghano ma sono un fenomeno regionale. Ci sono talebani in Pakistan ed in Asia Centrale, e domani potrebbero esserci anche in India. Ci sono molti gruppi in Europa che sono stati addestrati da al Qaeda. Tutto ciò non esisteva prima dell’11 settembre. La situazione è peggiorata notevolmente”.
La sua ricetta per superare questo caos è il “bisogno di una strategia regionale, per contrastare un fenomeno che è diventato regionale. Non penso che il problema afghano si possa risolvere solo in Afghanistan, poiché il conflitto afghano si sta espandendo nella regione. In passato al Qaeda era in Afghanistan, ora è in Pakistan ed in Asia Centrale. La percezione tra gli afghani è che i talebani stiano vincendo e che la NATO stia perdendo. I talebani stanno vincendo ma non potranno vincere contro il potere bellico della NATO. Per i talebani è difficile controllare le città. Ma allo stesso tempo la NATO non riesce a riprendersi le zone rurali. Né riesce a farlo l’esercito o la polizia afghana. Non hanno personale sufficiente. Lo stesso vale per i talebani, poiché non hanno le capacità per conquistare le città, ma riescono solo a circondarle”.
Come esempio del dilagare del fenomeno talebano, Rashid cita la zona di Herat, dove sono dispiegati i militari italiani. “Quando sono arrivati gli italiani nel 2005-2006 per ricostruire l’area, era una zona pacifica, mentre oggi c’è una presenza talebana più forte, proprio perché la situazione sta cambiando. Obama ha detto di voler inviare 20 mila nuove truppe. Spero però che il surge non sia solo di truppe ma anche di denaro, sviluppo e ricostruzione, ovvero un comprehensive surge con maggiore coordinamento. E soprattutto l’apertura di un dialogo con i Paesi vicini, proprio ora che stanno creando maggiori problemi. Abbiamo bisogno di una nuova strategia. Il futuro della nuova strategia dipenderà anche dall’Europa, ovvero da che tipo di impegno vorranno prendere i Paesi della NATO. Il vice Presidente USA, Joe Biden, quando verrà in Europa la prima cosa che chiederà sarà l’aumento delle truppe”.
Mentre sulla possibilità dell’apertura di un dialogo con i talebani afghani, il giornalista pakistano ritiene che presto ci sarà un secondo round negoziale, che seguirà ai colloqui già avviati l’estate scorsa in Arabia Saudita, ma non crede che porteranno ad alcun tipo di power sharing. “Penso che ci sia uno zoccolo duro dei talebani, ampiamente influenzato dalle idee del jihad e dal proselitismo di al Qaeda che non vorranno fare pace con Hamid Karzai e con gli americani. Ma l’altro grande problema riguarda la leadership dei talebani che attualmente risiede in Pakistan, alla quale è stato dato rifugio da Pervez Musharraf e dall’intelligence pakistana. Da un lato il Pakistan aiutava gli americani a catturare i membri di al Qaeda in Afghanistan e dall’altro ospitava e dava rifugio alla leadership dei talebani afghani. Quindi il Pakistan ha un ruolo fondamentale per la stabilizzazione della regione”.
Ma sono soprattutto le sue conclusioni a destare maggiore preoccupazione.
“Attualmente, grandi aree del Pakistan occidentale sono controllate da circa 20-30 mila talebani, e tra i loro compiti vi è anche la protezione di Osama bin Laden e degli affiliati ad al Qaeda. Credo che vedremo sempre più violenza in Afghanistan e Pakistan, forse anche in India ed in Europa. I prossimi mesi saranno critici per la lotta al terrorismo”.
Ahmed Rashid, Caos Asia. Il fallimento occidentale nella polveriera del mondo, Feltrinelli, 2008, pp. 448, € 25.