Il Papa, la Bonino e le trappole mediatiche
09 Febbraio 2016
Sembra che anche papa Francesco sia caduto nella trappolona mediatica della sinistra, in grado di costruire dal niente personaggi pubblici circondati da un’aura di onestà, dedizione al bene, disinteresse. Personaggi che entrano in una mitologia spicciola ma efficace e sono offerti all’universale apprezzamento dell’opinione pubblica, raccogliendo anche la stima di chi la pensa all’opposto.
Il pontefice ha citato infatti Emma Bonino tra “i grandi dell’Italia di oggi”, insieme ad altri, tra cui l’ex presidente Napolitano. Quest’ultimo è stato, e non lo si può dimenticare, l’uomo che ha negato la sua firma al decreto che avrebbe salvato la vita ad Eluana Englaro; ma va ricordato anche che si è trattato di una presidenza lunga e spesso decisiva, e che il Papa si è riferito in particolare alla generosità con cui ha accettato il secondo mandato.
I motivi di “grandezza” della Bonino, invece, restano oscuri. L’Africa? L’esponente radicale ha sempre appoggiato con furore le politiche internazionali per i cosiddetti diritti riproduttivi, ovvero contraccezione e aborto: non ci sembra un contributo fondamentale per la comprensione dei problemi di quel continente.
Ma la Bonino è uno degli esempi più eclatanti di paziente costruzione del personaggio, e di fantastiche politiche di autopromozione. Per quarant’anni circa non è mai stata senza una poltrona, senza un incarico lautamente remunerato, ma passa per una militante priva di ambizioni personali.
Solo Pannella, che l’ha creata, ha avuto la libertà di criticarla, sottolineando che negli ultimi tempi, quando ormai l’appartenenza radicale è tornata ad essere non più premiante, la militante disinteressata pare scomparsa dal partito. La polemica tra i due ha suscitato comunque scandalo, perché non si può accettare che la costruzione mediatica possa scricchiolare, nemmeno sotto i colpi di Pannella.
Non è il caso di tornare alle foto in cui praticava aborti con la pompa delle bicicletta, e alle sue ben note, e sempre riaffermate, posizioni su altri temi sensibili come eutanasia o eugenetica. Ognuno è libero di avere le proprie opinioni, e di tradurle in battaglie politiche. E’ più significativo, per capire il personaggio, il ruolo avuto (peraltro grazie al centrodestra) nella commissione europea guidata da Santer. A parte i gesti scenografici, come calarsi da un elicottero, Emma ha fatto assai poco.
La commissione Santer è passata alla storia per essere stata chiusa anzitempo per corruzione e mancanza di trasparenza, e il rapporto dei periti indipendenti che accerta le irregolarità, parla esplicitamente di una responsabilità complessiva della commissione, che non ha mai applicato criteri di trasparenza e di controllo.
Sebbene siano state individuate responsabilità di singoli commissari, in particolare la francese Cresson, il rapporto parla di “comportamento riprovevole della commissione nella sua interezza” concludendo che “l’incapacità di individuare o affrontare le frodi, il malgoverno, il nepotismo perpetrato dai servizi amministrativi della commissione e da parti terze che lavoravano per la Commissione, implica ovviamente la responsabilità dell’intera Commissione o di suoi particolari membri”.
Insomma, Bonino (come del resto Mario Monti, l’altro italiano che faceva parte della commissione) o ha lasciato consapevolmente fare, o non si è accorta di quello che accadeva sotto il suo naso: esattamente quello che si imputa a sindaci o presidenti di regione non coinvolti direttamente dalle inchieste, ma che sono stati distrutti politicamente perché incapaci di arginare la corruzione che prosperava intorno a loro.
Eppure i media hanno steso un cordone sanitario intorno alla "eroina" dell’aborto, e qualcuno, anche molto in alto, ha una tale splendida innocenza da crederci.