Il Parlamento dà fiducia alla Gelmini mentre il Quirinale richiama il Cav.

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Il Parlamento dà fiducia alla Gelmini mentre il Quirinale richiama il Cav.

08 Ottobre 2008

Chi ieri si è trovato alla Camera non si è accorto dell’attentato alla democrazia organizzato dalla maggioranza. La fiducia chiesta dal Governo sul decreto legge per la scuola, la sesta da inizio legislatura, ha mandato su tutte le furie Pd e Italia dei Valori. Fiducia si cercava e la fiducia è arrivata; su questo nessuno aveva dubbi. Alla fine delle votazioni i si sono stati 321, mentre 255 i voti contrari, due gli astenuti. “Non vedi? È pieno di sottosegretari, ci sono quasi tutti, manca che vengano diligentememte con il grembiulino”, ironizzavano alla bouvette dei deputati Pd, non memori di quando Prodi chiamava a raccolta i suoi per ottenere la fiducia.

Oggi a Montecitorio si discuteranno gli ordini del giorno e domani i deputati saranno chiamati per il voto finale, poi il decreto passerà al Senato. Decreti e fiducia, strumenti che Berlusconi vuole utilizzare il più possibile, perché unico modo per decidere in modo veloce e diretto. Con buona pace del dibattito parlamentare, leggi ostruzionismo, invocato dalla sinistra. Anche di questo Berlusconi e il Presidente della Repubblica hanno parlato ieri durante i quaranta minuti di colloquio avvenuto nelle stanze del Quirinale, quando Napolitano ha sottolineato che vigilerà con rigore sull’utilizzo dei decreti e difenderà il ruolo del Parlamento.

Il ricorso alla fiducia e ai decreti legge è una prassi tutto sommato comune, per accorgersene basta dare un’occhiata all’utilizzo fatto dai governi precedenti? Nella legislatura del governo Prodi, si è ricorso 27 volte a voti di fiducia su singoli provvedimenti, 14 alla Camera e 13 al Senato. L’esecutivo di Berlusconi II aveva totalizzato 29 voti di fiducia in tre anni e 10 mesi, ai quali vanno aggiunte le 21 fiducie del terzo governo del Cavaliere, nei suoi nove mesi e mezzo di vita. Oggi evidentemente è diverso, per gli uomini del Pd si è a un passo dall’oscurantismo di stampo medioevale: “quella che si sta vivendo oggi è democrazia interrotta”, spiegava una nota del gruppo parlamentare Pd.

Intanto questa democrazia interrotta vara in tempi record la riforma della scuola, o come preferisce definirla il Ministro Gelmini, la manutenzione della scuola italiana. Ritorna il maestro unico, il voto in condotta, la durata di cinque anni dei testi scolastici, la sperimentazione dell’insegnamento dell’educazione civica e il ritorno del voto in pagella a sostituire il giudizio. Ma è tempo di stringere la cinghia, tanto che la Gelmini lancia una proposta a privati ed imprese affinché sponsorizzino non solo le stelle dello sport o le blasonate squadre di calcio, ma anche i migliori progetti delle scuole e delle università. Nel dibattito sulla scuola si è parlato anche di pulizia degli edifici. “Meno appalti e più scope”, pare essere lo slogan per i prossimi provvedimenti. Anche quella è una voce di spesa notevole, saggio sarebbe intervenire in materia. Il ministro per la Semplificazione Calderoli ha presentato la sua ricetta: per pulire le aule scolastiche e ottimizzare la spesa basterebbe riconsegnare la scopa ai quell’esercito composto oggi da 160 mila bidelli e contemporaneamente ridurre gli appalti alle ditte esterne. Esattamente come accadeva anni addietro. Dopo la polemica sulla riforma della scuola, lo sciopero che i sindacati sono pronti ad organizzare, aspettiamoci la polemica sulla ramazza.