Il Parlamento riprende i lavori ma teme la crisi di governo

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Il Parlamento riprende i lavori ma teme la crisi di governo

10 Settembre 2007

Riprende l’attività parlamentare. Montecitorio inizia i suoi lavori oggi, tra interrogazioni ed interpellanze mentre a Palazzo Madama i senatori si accomoderanno sui loro scranni il 12. Su tutto però aleggia lo spettro di una crisi di governo che per alcuni potrebbe materializzarsi proprio in autunno.

Tanti i motivi, dalla cronica debolezza della maggioranza all’eccessiva frammentazione politica nell’Unione. E soprattutto a preoccupare c’è il tema del welfare con l’intento della sinistra radicale di abolire o quanto meno di stravolgere la legge Biagi. Non a caso è stata anche organizzata per il prossimo 20 ottobre una manifestazione per chiederne l’abolizione ed a cui hanno aderito già alcuni ministri. Partecipazione che come hanno spiegato Mastella e lo stesso D’Alema potrebbe portare il governo dritto alla crisi. Timori a parte la ripresa dell’attività ripropone vecchie questioni e nodi che hanno fino a questo momento contrassegnato la legislatura. La scarsa produttività legislativa rimane probabilmente il dato più evidente che fino ad ora è emerso.

Alla ripresa il “bottino” normativo è alquanto scarso. Fino ad ora sono 92 le leggi promulgate, ma per oltre il 60 per cento si tratta di decreti legge e leggi di conversione di decreti legge. Per quanto riguarda le norme vere e proprie si è fermi a 33 di cui sette sono ratifiche di trattati internazionali. Dati non esaltanti a cui ormai ci si deve abituare. Ma ad essere ancora più interessante non è tanto quello che è stato fatto ma il da farsi.

Tanti i provvedimenti. Alcuni in fase avanzata, altri invece caduti in disgrazia e messi nel cassetto. Ed altri, invece, spuntati dal nulla. Come quello sulla sicurezza. Infatti proprio negli ultimi giorni la polemica sulla sicurezza, suscitata dalle disposizioni del sindaco di Firenze sui lavavetri, ha allungato la lista dei provvedimenti urgenti ed in attesa della ripresa dell’attività parlamentare. Il premier Prodi ha annunciato che nel giro di tre settimane si dovrà procedere all’approvazione del pacchetto sicurezza. Un annuncio che dalle parti di Palazzo Madama non hanno gradito molto, ricordando al presidente che prima di tutto c’è il via libera sulla finanziaria da parte del governo. Via libera che dovrà essere dato entro la fine di questo mese. Un modo per dire che il Governo farebbe bene ad occuparsi di cose più urgenti. E di urgente al Senato Franco Marini sa bene che c’è molto. In primis il decreto Bersani ter, cioè la terza parte delle famose lenzuolate di liberalizzazioni che stavolta riguarderanno le assicurazioni auto, le banche e anche la telefonia. A fine settembre il decreto decadrà e conoscendo bene quali sono le difficoltà in cui si muove la maggioranza al Senato sarà necessario agire con attenzione.

Tra le cose da fare anche la legalizzazione delle unioni civili sia etero che omosessuali, all’agenda dei lavori della Commissione Giustizia del Senato. Si tratta del vecchio progetto dei Dico, lanciato dai ministri Pollastrini e Bindi, che adesso ha cambiato nome in Cus (Contratti di Unione Solidale). Salutato all’inizio di quest’anno come un provvedimento urgente e di interesse generale, dopo le aspre polemiche con i cattolici della maggioranza è stato messo in secondo piano e quasi accantonato. E forse rientrerà tra le proposte di questa legislatura che non vedranno mai la luce.

Sempre al Senato, ma stavolta in Aula, prima della sessione di bilancio approderà un altro provvedimento molto discusso. E’ il testo sulle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali predisposto dal ministro Lanzillotta. Un’approvazione a cui guardano con una certa perplessità i settori più radicali della sinistra e in particolare Rifondazione Comunista. Non è un mistero, infatti, che l’approvazione di questo provvedimento avrà ricadute immediate e pesanti soprattutto nella giunte locali “rosse” che hanno fatto dei servizi pubblici locali un immenso serbatoio di clientelismo. E proprio queste perplessità potrebbero ulteriormente frenare il provvedimento che è da oltre un anno in gestazione. Sempre al Senato ci sarà spazio anche per la Rai, in particolare per la riforma del sistema di governance della tv di Stato. Ma per il momento il testo è bloccato in Commissione Lavori Pubblici di Palazzo Madama, anche se le polemiche sulla rimozione del consigliere del CdA Petroni potrebbero dare un’accelerazione al provvedimento. Non a caso il ministro Gentiloni ha chiesto che sia adottata una procedura di urgenza per la discussione di questo progetto di legge.

Sempre di tv ma stavolta di digitale terrestre si tornerà a discutere alla Camera dove in Commissione Trasporti entro la fine di settembre dovrebbe concludersi la discussione sul ddl Gentiloni. Il testo approderebbe così in Aula e come auspica il ministro, entro gli inizi di ottobre dovrebbe essere approvato da questo ramo del Parlamento. A dare una mano al governo in questo senso potrebbe essere la decisione dell’Unione Europea che ha imposto all’Italia di modificare la Legge Gasparri nell’arco di due mesi pena una multa molto salata. Ma le incognite sono molte visto che su questo provvedimento la Casa delle Libertà è pronta ad alzare le barricate. Opposizione dura anche per un altro dispositivo, quello sul conflitto d’interesse. I deputati prima delle ferie estive si erano lasciati senza raggiungere alcuna intesa e con una polemica rovente. Lo stesso Berlusconi aveva accusato la maggioranza di “voler far fuori il leader dell’opposizione” e di mettere in atto norme “antidemocratiche”. Ma anche nella maggioranza non mancano i dissidi sul testo, soprattutto con la sinistra radicale orientata verso un provvedimento molto rigoroso ispirato ai principi dell’antiberlusconismo. Il testo è all’esame della Camera ma dopo la discussione generale proprio le polemiche lo hanno fatto scivolare fuori dall’ordine del giorno.

Ed infine la legge elettorale con la spinosa questione del referendum e con il varo di una nuova legge che permetta di scongiurare la consultazione referendaria. Entro settembre il presidente della Commissione Affari Costituzionali al Senato, Enzo Bianco, presenterà la sua proposta di discussione anche se tra i poli i contatti sono numerosi e lo stesso premier Prodi ha deciso di curare direttamente le trattative. Si vedrà dove porteranno questi contatti. Per ora l’unica cosa certa è che alla riapertura i parlamentari avranno un bel da fare.