Il Pd è in crisi e il rientro di Ruta rischia di peggiorare la situazione
23 Dicembre 2011
Ammaccato dopo l’ennesima sconfitta elettorale, in crisi di identità, senza una guida autorevole riconosciuta, il Partito democratico cerca la riorganizzazione interna dopo settimane di buio, passate ad assistere alla creazione dello Iorio-ter, il terzo mandato consecutivo del presidente della Regione. Il nemico tanto odiato da Leva e compagni che, pur senza un consenso schiacciante come avvenuto invece in altre occasioni, è riuscito a restare seduto sulla poltrona di Governatore a Palazzo Moffa per altri cinque anni. E questo, per la sinistra molisana, significa essere costretta, negli anni a venire, a fare ancora opposizione. Con tutto ciò che ne consegue a livello di impatto interno.
Quando si vince un’elezione è molto facile, per il leader di una forza politica, tenere unito il partito. Quando si perde tutto diventa più complicato e, se non si può contare su un sostegno di base forte e radicato, il rischio concreto è di essere trascinati, dilaniati dalle lotte intestine. Danilo Leva è un segretario che, oggettivamente, non riscuote una simpatia generalizzata da parte dell’elettorato molisano di centrosinistra. Ha pagato il fatto di essere arrivato giovanissimo alla guida del Pd locale e di essere diventato quasi immediatamente consigliere regionale. Sono in molti quelli che questa carriera fulminea non gliel’hanno ancora perdonata. Ma c’è una dote che a Leva va riconosciuta: sa mantenere l’equilibrio “partitico”, riesce sempre a svincolarsi dalle polemiche e a sfuggire al “patibolo” politico. Con la mossa di candidare alle Regionali contro Michele Iorio un ex esponente di Forza Italia, come Paolo Di Laura Frattura, ha sollevato un polverone talmente grande che la polemica è arrivata in tempo reale alle orecchie dei media nazionali. Ma il buon risultato elettorale conseguito da Frattura (bisogna dirlo, più per demerito di Iorio che per merito suo) lo aveva messo al riparo dall’ennesima “condanna” post-voto. A due mesi di distanza dal voto Leva è ancora lì, saldamente al comando, alla guida del Partito democratico più debole d’Italia (all’ultima tornata elettorale il dato è fermo a un misero 9,33 per cento). E nelle ultime ore è arrivata una nuova mossa: il ritorno di Roberto Ruta tra i democratici.
L’ex padre-padrone del centrosinistra molisano e grande sponsor di Leva nell’ascesa alla segreteria regionale è tornato a dare una mano al suo pupillo. Dopo aver “traslocato” con il suo movimento “Alternativ@” di nuovo nell’orbita del Pd, Ruta è pronto a dare manforte alla segreteria Leva. Le tessere che porterà in dote saranno fondamentali per l’attuale segretario per evitare di essere sfiduciato dal blocco del gruppo dirigente critico verso la sua gestione. Naturalmente il ritorno di Ruta non potrà filare così liscio. L’ex deputato della Margherita e i suoi fedelissimi ricalibreranno il Pd verso il centro. L’ala sinistra del partito, guidata dal consigliere regionale Michele Petraroia potrebbe non prenderla benissimo e assumere decisioni drastiche. Tutto ciò, probabilmente, salverà la poltrona di Leva ma potrebbe riaccendere lotte interne al centrosinistra. Odi e rancori mai del tutto estirpati che potrebbero trovare una nuova scintilla per deflagrare. La linea del partito rimarrà ancorata a beghe interne, con il centrodestra a ringraziare e l’Italia dei valori (guidata dal figliol prodigo Cristiano Di Pietro) a intestarsi il ruolo di unica opposizione ben definita. Il Pd insomma, ci ricasca: per affrontare il futuro ritorna al passato.