Il Pd tra Renzinomics e articolo 18
14 Luglio 2014
di Ronin
Quando suona il campanello d’allarme dell’articolo 18 a sinistra scatta un riflesso pavloviano, come se fossimo sul punto di superare un paletto che è una trave, l’ultimo tabù. Subito tutti a dire che non è argomento all’ordine del giorno, che tirarlo fuori non serve, in una ventata di benaltrismo. Stizziti, autorevoli esponenti del Pd dichiarano che l’articolo 18 non si tocca e sognano un mondo in cui lo standard delle assunzioni sarà il contratto a tempo determinato. Nella certezza che, finiti i mille giorni di convivenza con "la destra di Alfano", ognuno se ne tornerà a casa sua. Nel frattempo, visto che non è ancora il momento di fare le valigie, osserviamo con curiosità il germogliare della Renzinomics confidando in non fortuiti atterraggi in scali liberal-democratici. E’ proprio per questo che i solerti vigilantes dell’articolo 18 farebbero bene a chiedersi in quale casa finiranno loro nel futuro prossimo.