Il Pd vuol processare Villari ma lui non si dimette

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Il Pd vuol processare Villari ma lui non si dimette

17 Novembre 2008

 

Per ora niente dimissioni, almeno fino a quando maggioranza ed opposizione non avranno trovato un nome nuovo sul quale accordarsi. E nel Pd i veltroniani masticano amaro e pensano alla possibile esclusione di Riccardo Villari dal gruppo del Pd.

Si gioca su queste coordinate l’ennesimo braccio di ferro tra i democratici. Una vicenda che dimostra anche i limiti della proposta politica dell’opposizione, capace di concentrare tutta la sua attenzione su un evento che oggi stesso Sky Tg24 ha spiegato come interessi solo 2 italiani su dieci. E invece via a fiumi di comunicati stampa e a vertici con decine e decine di giornalisti che nel giro di 24 ore hanno trasformato politici semi sconosciuti in personaggi di primo piano. Senza parlare poi di chi come Italia dei Valori ha deciso di affidarsi ad una conferenza stampa per comunicare le sue decisioni in merito. Un caso nazionale, quello della Vigilanza Rai, che continua a tenere banco in un momento di crisi internazionale che, come ripetono da tempo esponenti dell’opposizione, avrebbe bisogno di grande attenzione specie da chi in più occasioni ricorda di essere dalla parte dei più deboli.

Ed a poco vale il mea culpa di Veltroni che ammette: “Siamo un paese strano che discute molto della commissione parlamentare di Vigilanza, che pure è un tema rilevante, ma lo è certamente meno della crisi, che invece dovrebbe costituire il fuoco della riflessione politica”. Stranezze che per la verità si riferiscono più al Pd che al Paese. E la conferma viene dal generale psicodramma che si sta vivendo nel Pd dove a farla da protagonista è sempre Riccardo Villari. Ancora al centro della scena, oggi ha ribadito di fronte al vertice del suo partito – Veltroni, il suo vice Franceschini ed il vice-capogruppo al Senato, Luigi Zanda – di non aver alcuna intenzione di dimettersi ma di voler andare avanti, almeno fino a quando non ci sarà un accordo tra maggioranza ed opposizione. Il neopresidente ha spiegato alle decine di giornalisti che lo aspettavano al termine della riunione: “C’è stata qualche divergenza ma con il segretario ci siamo parlati con grande franchezza e io ho spiegato che mi dimetterò se al più presto si trova una candidatura condivisa”. Un bruttissimo colpo per Veltroni che fin da subito aveva assicurato le dimissioni di Villari. Naturale quindi che in questo frangente a pagarne le spese sia proprio il segretario che ora dopo ora vede la sua leadership perdere di credibilità. E’ per questo che molti vedono dietro "l’operazione" Villari lo zampino di Massimo D’Alema da sempre attento a minare, piuttosto che a consolidare, l’autorità di Veltroni nel partito.

Villari insomma, ormai conteso dai giornalisti come una star,  rimane alla finestra, in attesa che tra maggioranza ed opposizione qualcosa si sblocchi. In questo senso lo stesso neopresidente della Vigilanza assicura che “c’è un passo avanti perché da parte di Veltroni è stata chiaramente rappresentata l’esigenza del superamento della candidatura di Orlando. Dai vertici del Pd c’è questa volontà che disegna un superamento di questa candidatura”. Un superamento su cui già il coordinamento democratico della mattinata aveva deciso con l’invito rivolto all’Italia dei Valori a proporre una rosa di nomi. Un altro colpo basso nei confronti di Veltroni, che proprio della candidatura di Orlando alla presidenza di Palazzo San Macuto ne aveva fatto una questione imprescindibile mentre ora, anche su questo fronte, è pronta la ritirata. Da parte di Italia dei Valori però al momento non si registrano commenti ufficiali, tutto è rimandato a domani quando si terrà una conferenza stampa alla quale prenderanno parte il leader Antonio Di Pietro, il portavoce Leoluca Orlando, i capigruppo di Camera e Senato Massimo Donadi e Felice Belisario e Pancho Pardi, componente della stessa Commissione.

Rimane molto più sfumata invece un’altra questione: l’espulsione dello stesso Villari dal gruppo del Pd e di cui oggi nel vertice con Veltroni se ne è fatto cenno. A rilanciare la questione proprio Zanda, che ha detto: “Adesso valuteremo. Domani c’è il direttivo del gruppo al Senato, così come penso si riuniranno i vari organismi del Partito”. Niente di certo anche se su questo punto Villari non sembra disposto a fare sconti chiarendo come il Pd sia la sua casa. Una casa però dove regna la tensione e volano soprattutto le critiche nei suoi confronti. Con l’ex ministro Paolo Gentiloni che oggi non si è lasciato sfuggire l’occasione per lanciare una frecciatina: "Villari ha un solo modo per confermare che è ancora la persona seria che ho conosciuto in questi anni: dimettersi – ha detto – Anche se ammantata di cortesi motivazioni istituzionali, l’ammuina è sempre ammuina”. Richiesta di dimissioni è giunta anche da un altro margheritino come Giorgio Merlo che ha parlato di “una situazione imbarazzante se non inquietante”.

Intanto sulla sponda opposta il Pdl gongola, guardando con soddisfazione alla deflagrazione interna del Pd e puntando a salvaguardare la posizione dello stesso Villari. Il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri loda l’atteggiamento del neopresidente lodandolo con aggettivi come “equilibrato e costruttivo”. Mentre il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, punta il dito contro Veltroni il quale “dovrebbe imparare da Villari il senso della democrazia e delle istituzioni. Non è con i ricatti e con i diktat che si fa il bene del Paese ma con il senso di responsabilità”. In realtà secondo le instancabili voci provenienti dal Transatlantico proprio tra il Pdl e Villari si sarebbe sviluppata, nei giorni immediatamente precedenti la sua elezione, una quanto mai seria trattativa che proietterebbe il neopresidente dalle stanze di San Macuto a quelle di San Giacomo. Dritto verso la poltrona di sindaco di Napoli. Un antico pallino del senatore che già nel 2006 avrebbe dovuto correre per l’Unione (alla fine la spuntò Bassolino che impose il secondo mandato alla Iervolino). Insomma, il neopresidente della Vigilanza stavolta dovrebbe farcela e per il 2011 potrebbe strappare la candidatura, ma sotto le bandiere del Pdl. Voci chiaramente tutte da verificare ma che potrebbero avere una logica visto il totale sbandamento che a livello napoletano e campano sta vivendo in questo momento il Partito delle Libertà. Per il momento però Villari da buon ex-democristiano rimane aggrappato ad una sola poltrona, quella di San Macuto. Con buona pace del Pd e dello stesso Veltroni.