Il Pd vuole le dimissioni di Villari. In Vigilanza è stallo istituzionale

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il Pd vuole le dimissioni di Villari. In Vigilanza è stallo istituzionale

13 Novembre 2008

Il patto Pd-Idv affonda la presidenza Villari e ormai a San Macuto è stallo istituzionale. A nulla infatti è servito il tentativo del Pdl di sbloccare una situazione che si trascina da cinque mesi votando un esponente dell’opposizione.

Il neoletto Riccardo Villari, senatore del Pd, sarà costretto già in serata a dare le dimissioni da presidente della Vigilanza Rai. A darne notizia il leader del Pd, Walter Veltroni, che ha assicurato:  “Il senatore Villari andrà dal presidente della Camera e del Senato per rassegnare le proprie dimissioni”. Quindi il medico napoletano classe ’56 proveniente dalla Margherita che era riuscito ad ottenere 23 voti, con due franchi tiratori dell’opposizione, potrebbe passare la mano.

Un gesto che qualora fosse confermato sarebbe quanto mai grave, soprattutto un gesto che non trova conferme nella storia istituzionale italiana. La conclusione è semplice:  i ricatti di Di Pietro e l’incapacità di Veltroni di gestire una delicata situazione come quella creatasi a San Macuto hanno avuto la meglio mandando in fumo la disponibilità della maggioranza a trovare una soluzione e gettando la Vigilanza in una crisi dalla quale adesso diventa complicato uscirne.

A questo punto sembra alquanto difficile che maggioranza ed opposizione si riuniscano attorno ad un tavolo con l’obiettivo di prendere una decisione comune. Così come sembra impossibile per il Pd continuare a sostenere la candidatura di Orlando. Una situazione che quindi dopo le dimissioni di Villari rischia di sfuggire di mano. Senza contare che questa decisione manda in soffitta gli sforzi compiuti fino a questo momento dalle più alte cariche dello Stato avevano per arrivare a una soluzione. E adesso sono in molti a chiedere quello stesso interventismo che Fini, Schifani e Napolitano misero in campo qualche mese, affinchè si possa finalmente far funzionare la Commissione di Vigilanza.

Intanto il diretto interessato prende tempo spiegando: "Non assumerò decisioni in contrasto con il mio gruppo”. Tradotto: per il momento la sua elezione è congelata in attesa di un confronto con il Pd e soprattutto con le istituzioni. Villari  ha chiarito di essere “un rappresentante istituzionale” e di sentire “il dovere di dover contribuire al funzionamento delle istituzioni. Oggi si è rotta una prassi, noi avremmo voluto che questo non accadesse. Ne prendo atto, intendo riferire alle istituzioni che tanto si sono spese per la Vigilanza, dopo aver sentito il mio gruppo parlamentare assumerò tutte le determinazioni”.

Le prossime tappe quindi prevedono un confronto con presidenti di Camera e Senato oltre che con lo stesso Napolitano. Come detto però le reazioni nell’opposizione non sembrano al momento votate alla distensione, tantomeno allo stesso Villari sono lasciati spazi decisionali. Veltroni, oltre ad annunciare le dimissioni del neoeletto, parla di “atto di regime” e si rivolge ai presidenti di Camera e Senato chiedendosi come “ possano accettare una cosa del genere”. Nel suo stile invece, Antonio Di Pietro che punta il dito contro un atteggiamento “da dittatura argentina” e contro un “vero e proprio colpo di mano che viola la democrazia”. Toni ruvidi che preannunciano nuovi scenari di scontro.

Dal Pdl invece si plaude all’elezione sottolineando con Alessio Butti  che “è stata una prova di elevato profilo politico che ha evidenziato il senso di responsabilità istituzionale che caratterizza il Pdl”. Mentre Roberto Capezzone, portavoce di Forza Italia replica a Veltroni: “Vedo che l’onorevole Veltroni, responsabile propaganda del Pci nei primi anni ’80, parla di regime. Poverino, il segretario del Pd è ormai un piccolo Di Pietro, un dipietrista di rincalzo”.

Adesso gli occhi sono puntati sul Quirinale, su Palazzo Madama e Montecitorio che come in passato potrebbero giocare un ruolo decisivo in questa partita. L’unica via per evitare lo stallo istituzionale a Palazzo San Macuto.