Il Pdl accelera sul processo breve e il Cav. affila le armi per il Rubygate

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Il Pdl accelera sul processo breve e il Cav. affila le armi per il Rubygate

Il Pdl accelera sul processo breve e il Cav. affila le armi per il Rubygate

29 Marzo 2011

Giocare d’attacco, non più in difesa. Lunedì a Milano il primo round sul processo Mediatrade ha confermato la linea del premier ma il d-day è il 6 aprile: Milano, Rubygate. Il faccia a faccia coi pm serve per rompere l’assedio giudiziario ma sul piano politico è facile ritenere che rappresenterà anche un tema chiave sul quale impostare la campagna elettorale per le amministrative. Intanto la maggioranza accelera sul processo breve che dovrebbe arrivare al voto dell’Aula in questa settimana, ribaltando l’agenda dei lavori che finora prevedeva il varo della norma comunitaria con la responsabilità civile per i magistrati.

Visto da questa angolatura, il Rubygate non sarà solo un appuntamento clou per i media che da tutto il mondo si stanno accreditando in Tribunale, bensì l’occasione che il Cav. sfrutterà per denunciare davanti a microfoni e telecamere l’uso strumentale e politicizzato della giustizia da parte di certi magistrati e certe procure. Quanto alla battaglia giudiziaria, fa pensare il fatto che ieri i pm milanesi abbiano depositato una lenzuolata di testimoni: ben 132 tra i quali Ruby e altre 32 ragazze maggiorenni che secondo l’accusa sarebbero state coinvolte a vario titolo nelle serate di Arcore. Ma qui scatta l’interrogativo: la Boccassini&C. hanno sempre ostentato sicurezza sulle prove evidenti a carico del premier. Ora, se ci sono prove evidenti come mai c’è bisogno di convocare in aula 132 persone? Per dirla con Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori Pdl, "meno male che le prove erano evidenti…”. La difesa di testimoni ne ha convocati 78 e tra questi la stessa Ruby, le ministre Gelmini, Carfagna, i colleghi Frattini e Galan e perfino George Clooney. Ce ne sarà davvero per tutti i gusti.

Tornando alla strategia del premier, dopo l’esordio in Tribunale, Berlusconi è tornato a puntare il dito contro i pm politicizzati nel messaggio ai Promotori della Libertà nel quale denuncia: “Venti milioni di euro spesi per accuse false contro di me”. In molti nella maggioranza sono convinti che d’ora in poi sarà un crescendo, al punto che c’è chi non esclude perfino l’ipotesi di una manifestazione a sostegno del premier da organizzare proprio il giorno dell’udienza sul Rubygate.

Allo stesso tempo, la maggioranza spinge il piede sull’acceleratore della giustizia. Ieri è stato deciso di dare la priorità al processo breve (non c’è più la norma transitoria) e oggi l’Aula dovrebbe votare la modifica dell’ordine del giorno che invece prevedeva il varo della norma comunitaria con il provvedimento sulla responsabilità civile per i magistrati. Sarebbe stata questa l’indicazione emersa dal faccia a faccia tra il premier e il Guardasigilli Alfano, ma di giustizia e non solo (rimpasto, agenda delle riforme, partito) si parlerà stasera nel vertice del Pdl  convocato a Palazzo Grazioli.  

Dunque, slitta il dibattito sulla norma in base alla quale il pm che sbaglia paga di tasca propria; norma – è bene ricordarlo – sollecitata dall’Europa che contro l’Italia ha già aperto una procedura di infrazione.  L’emendamento è stato presentato dal leghista Pini anche se gli esperti di giustizia del Pdl, Sisto e Contento a loro volta hanno presentato modifiche per articolare meglio il testo senza tuttavia snaturarne la sostanza, e sul piano politico per arrivare a un provvedimento il più possibile condiviso col fronte delle opposizioni che però non sembra intenzionato a collaborare come hanno già fatto intendere i finiani Bocchino e Bongiorno.

Resta caldissima, poi, la polemica tra il centrodestra e il Csm che ieri, come annunciato, ha dedicato una sessione della VI Commissione all’analisi del provvedimento in discussione in Parlamento (i quattro membri laici del Pdl si sono dissociati denunciando l’anomalia nella condotta dell’organo di autogoverno della magistratura che interviene su prerogative del Parlamento e senza alcun parere richiesto dal Guardasigilli, come prevede la prassi). Non a caso i capigruppo del Pdl di Senato e Camera, Gasparri, Quagliariello, Cicchitto e Corsaro sottolineano che “sarebbe stato un bel segnale se una volta tanto il Csm avesse preferito più che riconoscersi nei comunicati stampa del suo vicepresidente Vietti, nello spirito della Costituzione e nella legge che ne regola competenze, prerogative e funzioni. Tra queste vi è quella di rendere pareri al ministro della Giustizia sui disegni di legge nel solo caso in cui sia il ministro stesso a farne richiesta”. Insomma, l’accusa è chiara: il Csm va oltre i propri compiti “interferendo indebitamente con il potere legislativo” e il tentativo è quello di “condizionare il dibattito dentro e fuori le aule parlamentari”.  

Infine oggi si saprà il parere dell’Ufficio di presidenza della Camera sul conflitto di attribuzione sollevato contro i giudici di Milano sul dossier Ruby. Il presidente Fini ha annunciato che porterà la sua proposta all’esame dell’organismo parlamentare ma al netto delle contrapposizioni politiche tra schieramenti, pare che la questione andrà direttamente al voto dell’Aula.

C’è un ultimo elemento che chiude il taccuino della giornata parlamentare: le fibrillazioni nella pattuglia dei Responsabili sulla tabella di marcia per il rimpasto di governo annunciata dal premier e già avviato con la nomina a ministro di Saverio Romano. Ieri sono state proprio le defezioni all’interno del gruppo guidato da Sardelli a far andare sotto la maggioranza su un emendamento del Pd relativo ad una norma sull’edilizia. In molti nel centrodestra lo hanno letto come un campanello d’allarme, mentre le opposizioni ci hanno fatto ‘scarpetta’.

Di certo, i malumori per un posto al sole a Palazzo Chigi non sono e non possono essere un motivo valido per mandare segnali di questa portata al governo, specie in un momento come questo, con una guerra in corso e l’emergenza immigrati da gestire. Anche perché, per dirla con la battuta di un deputato pidiellino “i responsabili diventerebbero incontentabili”.