Il Pdl chiede ad Alfano “un’indagine” sull’operato dei pm milanesi
15 Aprile 2011
Rubygate: da Palazzo Madama il Pdl chiede al Guardasigilli Alfano di avviare un’ispezione per verificare il corretto svolgimento delle indagini. L’iniziativa è dei senatori Maurizio Gasparri, Gaetano Quagliariello, Franco Mugnai e Roberto Centaro che oggi hanno presentato il testo di un’interrogazione parlamentare indirizzata al ministero della Giustizia.
Al centro dell’ispezione sollecitata dai senatori, l’articolo 68 della Costituzione: per sottoporre i membri del Parlamento a intercettazioni o qualsiasi altra forma d’intromissione nelle comunicazioni private è necessaria l’autorizzazione della Camera di appartenenza. E sull’operato della Procura di Milano, con particolare riferimento alle intercettazioni indirette e all’acquisizione di tabulati telefonici che sono serviti per accusare Silvio Berlusconi, gli esponenti della maggioranza vogliono vederci chiaro.
La richiesta è questa: verificare "la correttezza o meno dell’operato della Procura di Milano in ordine alle prerogative parlamentari di cui all’articolo 68 della Costituzione e relative norme di attuazione, con particolare riguardo all’intercettazione indiretta di comunicazioni e all’acquisizione di tabulati telefonici", ma anche "la regolarità della tempistica d’iscrizione sul registro degli indagati dell’onorevole Berlusconi, onde accertare, che pur in presenza di un’attività investigativa già chiaramente indirizzata, tale procedura di garanzia non sia stata ritardata al fine di consentire la praticabilità del rito immediato e agevolare la prosecuzione dell’attività intercettiva in violazione della legge".
Le sentenze della Corte costituzionale alle quali fanno riferimento i due parlamentari sono tutte nero su bianco. Una su tutte la 188 del 2010: "E’ notorio che i tabulati consentono di apprendere e individuare non solo tutti i contatti con altre utenze e la loro collocazione temporale, ma anche il cosiddetto ‘tracciamento’, vale a dire le localizzazioni e gli spostamenti dei soggetti detentori dell’apparecchio". Che in termini più semplici significa: controllare le utenze private di un parlamentare "può aprire squarci di conoscenza sui suoi rapporti, specialmente istituzionali, di ampiezza ben maggiore rispetto alle esigenze di una specifica indagine e riguardanti altri soggetti".
E poi la 390 del 2007: "Se l’atto d’indagine è volto ad accedere nella sfera delle comunicazioni del parlamentare, l’intercettazione non autorizzata è illegittima, a prescindere dal fatto che il procedimento riguardi terzi o che le utenze sottoposte a controllo appartengano a terzi. (…) Dall’ambito della garanzia prevista dall’articolo 68, terzo comma, non esulano, dunque, le intercettazioni ‘indirette’ ". Insomma, dicono i senatori, le irregolarità non le evidenzia il Pdl, bensì la Consulta stessa.
In conclusione Quagliariello ha posto l’accento sul pericolo di un grave "sbilanciamento fra poteri dello Stato", quello giudiziario e quello politico, con il risultato che la giustizia possa essere utilizzata per scopi politici e per il raggiungimento di fini impropri. Così, attraverso l’interrogazione dei rappresentati del Pdl, la strategia della maggioranza per difendere il Cavaliere dagli attacchi della magistratura militante si delinea sempre più chiara: rivendicare il rispetto delle regole e dei principi sanciti dalla Costituzione.