Il Pdl non è un partito ma è quello di cui l’Italia ha bisogno

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Il Pdl non è un partito ma è quello di cui l’Italia ha bisogno

26 Novembre 2008

Punti di forza e debolezze, critiche e lucide analisi. Stefania Craxi, parla del Pdl, di cosa è e cosa non è, esaltandone le diversità che lo compongono. Coglie l’occasione anche per smontare pezzo per pezzo Veltroni e dirci, via metafora, quale è davvero la differenza tra il leader Pd e Obama. Al consiglio nazionale di pochi giorni fa era presente ma non ha sgomitato per conquistare la prima fila,  tutt’altro, seduta tranquillamente in mezzo alla sala, ha ascoltato gli interventi dei delegati e preso appunti. Non ha mai nascosto curiosità ed interesse per la nuova formazione politica, muovendo critiche, dando suggerimenti. Insomma cercando di portare al Pdl il suo contenuto. Un contenuto doc, come è nella storia del suo cognome.

In un’intervista rilasciata al quotidiano “Libero”,  lei ha detto che il Pdl non è un partito. Ma allora cosa è?

Il Pdl non è certamente un partito come siamo abituati ad immaginarlo. Non ha nessuno dei rituali dei vecchi partiti: correnti, mozioni contrapposte, votazioni su qualsiasi tema. Non è nemmeno un movimento: è semplicemente la formazione politica più moderna e più funzionale per un Paese senza più ideologie, desideroso solo di un’amministrazione concreta ed efficiente.

Il Popolo delle Libertà, si trova a suo agio dentro questo nuovo contenitore?  

Perché non dovrei? Da quando ho aderito a Forza Italia non ho nessun pentimento.

Forza Italia è ufficialmente confluita nel Pdl, An lo farà nei prossimi giorni, si lavora per lo statuto comune e per mettere a punto il tutto da un punto di vista burocratico, gazebo, congresso fondativo a Marzo. Per gli elettori comuni il Pdl invece già esiste da parecchio. Un bel vantaggio non pensa in questa fase piena di cantieri?

La gente è abituata all’idea di partito, ma ha dimostrato di apprezzare la novità della struttura del Pdl.

Si parla di classe dirigente. Una volta la selezionava il partito, la militanza, anni spesi tra consigli comunali e sezioni di partito. Ora come si seleziona questa benedetta classe dirigente? 

Ecco qui passiamo ai punti deboli del Pdl. Io sono d’accordo sul sistema della scelta dall’alto del gruppo dirigente: permette, se il metodo di scelta è meritocratico, di utilizzare quanto di meglio c’è nella società. E’ però un sistema che non funziona in periferia, sul territorio. Qui la scelta dall’alto non funziona, perché si finisce inevitabilmente con lo scegliere l’amico dell’amico. In periferia, cioè nelle città e nei paesi, occorrono personaggi popolari, conosciuti e stimati e tutto ciò non può che scaturire da momenti di vera democrazia, di concorrenza, di confronto.

Ecco in questo potrebbe essere utile organizzare delle primarie per evitare il ricorso all’amico dell’amico non trova?

Le primarie possono essere utili, ma a patto che non siano buffonate come quelle che hanno portato alla scelta di Prodi e Veltroni.

Ci tracci quello che deve essere il percorso per fare del Pdl un vero partito. In primis, quale l’ architettura di valori imprescindibili?

Il valore imprescindibile è uno solo e sta scritto nel nome stesso del Pdl: la Libertà. Con la L maiuscola. L’Italia è un paese ingessato, migliaia di leggi, migliaia di regolamenti, corporazioni, obblighi, divieti. C’è tutto da cambiare, da rinnovare. Un lavoro immenso con un tema solo, la libertà. Per far questo bisogna essere necessariamente riformisti, avere nel sangue la volontà di cambiare.

Tessere, sezioni, correnti all’interno dello stesso partito. Hanno ancora ragione di esistere?

Roba vecchia, di cui abbiamo già constatato l’inutilità e il danno. Occorre però, come ho già detto, riflettere sul meccanismo di selezione della classe dirigente ed insieme immaginare momenti di confronto ed anche di scontro delle idee. A questo fine, molto utile può essere il ruolo delle Fondazioni. 

Servirà un segretario oltre ai due reggenti e al leader?

Quello che servirà lo vedremo al momento opportuno. Per ora, dobbiamo solo sollecitare la volontà di fare di due partiti una sola formazione politica.

Questa è l’era di Berlusconi, la sua leadership è fuori discussione, ma pare essere proibito, a molti deputati, parlare del dopo Berlusconi. Ci dica la verità, ma la ricerca di una persona che nei prossimi dieci anni guiderà il Pdl è iniziata?

Gente col bastone da maresciallo c’è in ogni partito. Per il momento, siamo tutti d’accordo nell’augurare lunga vita a Silvio Berlusconi.

Guardiamo un attimo i 100 che compongono il comitato costituente del Pdl. Tanti, diversi, con alle spalle storie politiche diverse. Quanti ostacoli ci sono nel cammino che prevede la sintesi definitiva di queste diverse esperienze politiche e che porti alla definitiva nascita di un vero partito?

La diversità è una ricchezza, basta non degenerare come nel PD. Di questo proprio non mi preoccuperei.

Il bipartitismo sarà mai possibile in Italia?

Resta una speranza. Veltroni è stato una grande delusione.

E arriviamo a Guardare sulla rive gauche. Cosa è per Lei il Pd? E in cosa si differenzia dal Pdl?

Il Partito Democratico è una delusione. Io non mi sono mai fatta molte illusioni sul nuovo partito, ma che il Partito Democratico non fosse in grado di resistere all’estremismo interessato di uno sfasciacarrozze come Di Pietro francamente non l’immaginavo. Fassino, nel Congresso di Livorno, disse: o riformismo o perire. Il PD ha scelto di perire.

Su Rutelli ha espresso tempo addietro dei pepati commenti. Su Veltroni che ci dice?

Lasciamo Rutelli a digerire la stangata di Roma. Veltroni si è dimostrato un cantastorie incapace addirittura di tenere a memoria le storie che raccontava. Ormai a ricordargli il suo discorso del Lingotto è fiato sprecato.

L’elezione di Obama ci ha fatto respirare tanta politica estera. Ma assomiglia davvero così tanto a Veltroni il neopresidente americano?

Se Barack Obama leggesse questa domanda sverrebbe. L’unica cosa che li accomuna è la capacità di raccontare storie. Quelle di Veltroni si sono dimostrate favole, Obama mostra di voler tenere fede ai suoi programmi. La differenza è abissale, come quella che passa tra un reattore ed una carrozza a cavalli. Solo che in Italia ci tocca la carrozza a cavalli.